Uno sguardo sull’arte… con le mani

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Foto: Unsplash.com

Luminarie, regali, fuochi d’artificio, panorami innevati, sorrisi di amici e parenti. Come sono andate le vostre feste? Vi siete riempiti gli occhi di tutte queste cose? Io un po’, ma… quanto abbiamo usato gli altri sensi? Perché oggi vorrei parlarvi proprio di quelli… ché siamo così abituati a fidarci degli occhi, a vedere e a guardare, che non ci accorgiamo che la vita scorre su di noi e ci attraversa usando tanti altri canali, che a volte ci dimentichiamo di coltivare, utilizzare, valorizzare. Certo, chi è ipovedente o non vedente il lusso di questa scelta non può permetterselo. Per forza di cose è costretto ad affinare le altre finestre sul mondo che abbiamo a disposizione: ascoltare, annusare, toccare, assaggiare. Ma come fare a godere di alcuni piaceri che l’uomo è stato in grado di creare, senza la vista? E’ possibile?

L’idea di una società inclusiva per natura, che non cerchi di volta in volta un metodo per accogliere ma che sia accogliente proprio per come è strutturata, è ambiziosa e forse visionaria, ma è necessario pensare il mondo che vorremmo, perché quello che esiste già lo abbiamo. Uno di questi pensieri lo hanno fatto i promotori di Tooteko, una start up veneta nata qualche anno fa con uno scopo preciso: rendere l’arte accessibile a tutti. Tooteko è una app che fornisce un’esperienza sensoriale molto particolare: un viaggio audio-tattile alla scoperta di opere altrimenti inaccessibili per chi non le può vedere con gli occhi. Anzi, le opere d’arte diventano proprio “modelli parlanti”, come da pay off del sito, avvalendosi di una tecnologia che migliora in maniera significativa l’esperienza offerta da alcune realtà museali, come ad esempio il Museo Omero di Ancona, che già mettono a disposizione dei non vedenti riproduzioni dell’opera che si possono toccare e comprendere grazie a una didascalia scritta in braille. In questo caso sono gli operatori specializzati del Museo che accompagnano non vedenti e ipovedenti alla scoperta della scultura e dell'architettura, mediante una selezione delle opere più rappresentative.

Tooteko si basa invece su un anello hi-tech che legge i tag NFC. Traduzione: NFC sta per Near Field Communication. Si tratta quindi di una forma di comunicazione basata sulla prossimità, che grazie a una connettività sicura e senza fili tra due dispositivi permette uno scambio di dati. I tag sono informazioni associate a un supporto tattile che, grazie all'applicazione, comunica wireless con lo smartphone o con il tablet. Risultato: i chip contenuti nell’anello che viene indossato per la visita, toccando determinati punti dell'opera d'arte, restituiscono un riscontro audio sul proprio cellulare, relativo proprio a quel particolare sopra il quale si stanno appoggiando le mani.

Un progetto che ha già ricevuto i meritati riconoscimenti e che da un paio d’anni è attivo presso l’Ara Pacis di Roma con il nome di “Art for the blind”, anche se l’obiettivo è quello di raggiungere nel tempo più musei possibili, essendo un’esperienza niente affatto preclusa ai normovedenti, che possono in questo caso scegliere di fruire di un’opera d’arte in modo diverso, affidandosi a canali percettivi diversi, non abituali.

Non si tratta però dell’unica opzione: Limix srl, uno spin off dell’Università di Camerino, ha un progetto analogo, Talking Hands, che consiste in un guanto da indossare che permette la traduzione dei segni LIS (linguaggio internazionale dei segni) in voce e che per la sua realizzazione ha visto il lavoro congiunto di matematici, ingegneri elettronici e aziende che da tempo lavorano in partenariato con l’Università.

E, se oltrepassiamo i confini nazionali, ancora una volta abbiamo riprova che il guardare oltre i propri giardini sia sempre occasione di confronto e nuovi potenziali da sviluppare: per rendere sempre più ampio il pubblico che possa usufruire dei beni artistici 3DPhotoWorks, società che si occupa di sviluppare nuove strategie per l’accesso all’arte, crea quadri che si compongono di tessuti e materia manipolabile e che, tra le mani di un non vedente, restituiscano sensazioni accompagnate da suoni e racconti in cuffia. Una tecnologia che converte immagini bidimensionali, pitture, collage, foto e disegni in un’immagine tattile tridimensionale. Un modo per promuovere l’indipendenza, migliorare la fiducia in se stessi e incentivare l’apprendimento, obiettivi sottoscritti anche dall’American alliance of museum, che annovera tra i suoi principali scopi (che dovrebbero coincidere con quelli di tutti i musei in quanto luoghi che offrono a tutti gli effetti servizi al pubblico) l’accessibilità come attenzione alla diversità, all’equità, all’inclusione. Insomma… pare proprio non ci resti che continuare su questa strada, imparandone i passi da chi è un po’ più avanti sul cammino e utilizzando con intelligenza gli strumenti che le nuove tecnologie ci offrono, a partire per esempio dalle stampanti 3D che rendono facile e conveniente la realizzazione di miniature di opere, ma anche di oggetti che accompagnino i fruitori in questa sfida di fantasia e sensi.

Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.

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