Malesia: censura del web

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La denuncia arriva da Human Rights Watch: il governo della Malesia continua a rendersi colpevole di discriminazioni nei confronti dei media indipendenti. In particolare HRW si riferisce al caso del portale di notizie Malaysiakini, da dieci mesi sotto indagine per aver pubblicato una lettera critica nei confronti di alcune politiche governative. Intanto Privacy International presenta un rapporto sulla censura in internet.

"Malaysiakini è uno dei pochi media indipendenti nel paese" afferma Brad Adams, responsabile di HRW-Asia "la censura di questo sito non riguarda solo chi vi lavora. E' una questione legata al diritto dei cittadini della Malesia di ricevere notizie ed opinioni che non siano filtrate prima dal governo". HRW chiede che le indagini a carico della redazione del sito, che hanno portato anche al sequestro di quindici computer e quattro server, vengano immediatamente terminate.

Il governo della Malesia ha in più occasioni dichiarato che non avrebbe operato alcuna censura in internet ritenendo che in questo modo avrebbe attratto facilmente capitali stranieri nel settore dell'alta tecnologia. Nel 1996 è stato introdotta una legge dove veniva sancita in modo netto questa non interferenza governativa. Legge successivamente in più occasioni disattesa.

Intanto lo scorso settembre è stato pubblicato un nuovo rapporto sulla libertà d'espressione sul web. "Silenced", zittito, il significativo titolo di quest'ultimo che evidenzia come degli ultimi due anni nei 50 paesi monitorati sono cresciute le attività di censura e controllo in internet. E paradossalmente due paesi in passato paladini del cosiddetto "free internet" hanno, dopo l'11 settembre, giustificato pesanti operazioni di censura, sottolinea sempre Privacy International. [DS]

Altre fonti: Privacy International, Informazioni senza Frontiere.

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