Italia: società civile e il servizio pubblico Rai

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"Riprendiamoci la Rai!" : questo lo slogan emerso dal "Convivio dei popoli per la pace" di Riccione, con cui e' stata lanciata la proposta di un coinvolgimento della societa' civile e dei movimenti per la pace nell'attivita' del servizio pubblico radiotelevisivo". "A sud del Cairo non esistono sedi di corrispondenza Rai", aveva dichiarato Roberto Natale dell'Usig Rai nel dibattito del 16 ottobre, e la segnalazione e' stata subito raccolta da Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace che nella conclusione dei lavori ha dichiarato l'intenzione di richiedere l'apertura di una sede Rai "in Africa, con l'Africa e per l'Africa". Le proposte nate durante i lavori si spingono fino alla richiesta di una rappresentanza della societa' civile in seno al consiglio di amministrazione della Rai, e ad una "moratoria" nella trasmissione di annunci pubblicitari durante i programmi destinati ai minori, una sorta di "fascia protetta" dalla pubblicita' analoga a quella che tutela i piu' piccoli dalle scene di violenza. Dall'incontro di Riccione nasce l'idea di una rete che coinvolga tutti i soggetti che promuovono un'informazione di pace.

"E' prioritario iscrivere il tema della comunicazione nell'agenda del movimento per la pace - ha dichiarato Flavio Lotti a conclusione del convegno -. La scommessa sara' quella di mettere in rete tutte le realta' che si occupano di comunicazione di pace ed e' giunto il momento di investire sui canali di informazione indipendente. Non vogliamo e non dobbiamo diventare giornalisti professionisti, ma l'informazione e' essenziale per la costruzione della pace e quindi dobbiamo acquisire le competenze e gli strumenti per saperla utilizzare. E' questa la sfida da cui vogliamo partire oggi". "Parlando di comunicazione dobbiamo evitare il rischio, come movimento per la pace, dell'autocompiacimento. Piuttosto che preoccuparci che i nostri temi diventino 'narrazione dominante', preferiamo spendere tante parole che molte volte hanno l'effetto di inasprire una dialettica tutta interna a noi stessi piuttosto che trasmettere conoscenza" - Queste le parole di Sergio Marelli, direttore di Volontari nel mondo-Focsiv (Federazione degli Organismi Cristiani di Servizio Internazionale Volontario) e presidente dell'Associazione delle Ong Italiane.

All'iniziativa hanno partecipato giornalisti, rappresentanti degli enti locali, esperti di comunicazione ed esponenti del mondo dell'associazionismo pacifista e nonviolento. A tirare le somme sono intervenuti tra l'altro Enrico Paissan, responsabile degli Uffici stampa dell'Ordine Nazionale dei Giornalisti, Marina Ponti, vicedirettrice di "No excuse 2015", la Campagna Onu per gli obiettivi del Millennio, Andrea Gnassi, presidente Commissione cultura della Regione Emilia Romagna. "Il movimento per la pace e' un gigante per la sua capacita' di aggregazione ma e' un nano nei rapporti con i media - ha detto Paissan -. Dobbiamo professionalizzarci e acquisire la capacita' di comunicare perche' il mercato e' tanto competitivo e affollato da non perdonare il dilettantismo". Marina Ponti ha rilevato che "l'Italia è all'ultimo posto in Europa per i fondi destinati alla cooperazione internazionale e al penultimo tra i paesi occidentali dove precede soltanto gli Stati Uniti. Nel nostro paese mancano i valori culturali e l'educazione allo sviluppo - ha proseguito la Ponti -. Cultura della pace e sviluppo devono necessariamente andare di pari passo".

Fonte: Tavola della Pace

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