Da rifugiati a videomaker: «Ecco la nostra storia nella casa degli italiani»

Stampa

Foto: Unsplash.com

Da rifugiato a Filmaker? Tutto è possibile! Ed è quanto racconta Refugees Welcome Italia presenta i risultati di Through my Eyes, un progetto di video partecipativo realizzato nell’ambito del bando europeo «Frame Voice Report» che ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi legati agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile

Famiglie e rifugiati si sono messi dietro alle telecamere e hanno raccontato in prima persona la loro esperienza di convivenza - umanamente arricchente, anche se non sempre facile - l’incontro e lo scambio reciproco, i propri sogni, bisogni e aspettative. Grazie all’aiuto di una regista, Beatrice Surano, che ha curato il montaggio, i loro racconti fatti di immagini si sono trasformati in video. Refugees Welcome Italia ha realizzato due episodi: la storia di Abdullahi e quella di Mamadou, entrambi rifugiati accolti da famiglie torinesi. 

«L’idea che sta dietro al progetto è quelle di mostrare come l’accoglienza in famiglia possa contribuire alla creazione di una società più inclusiva e coesa, che è uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Inoltre Through My Eyes vuole contrastare il paradosso della visibilità senza rappresentanza che spesso caratterizza il dibattito pubblico e mediatico - spiega Fabiana Musicco di Refugees Welcome Italia - sul tema delle migrazioni. Rifugiati e migranti sono quasi sempre oggetto della narrazione mainstream, ma quasi mai soggetto attivo e voce narrante. Un’invisibilità che non solo impedisce di rappresentare in modo adeguato la complessità e le tante sfumature dell’esperienza migratoria, ma contribuisce a perpetuare una condizione di marginalità ed esclusione sociale».

Nel primo episodio, la voce narrante è quella di Abdullahi, 24 anni, somalo. Nel video ripercorre il suo viaggio - dalla Somalia fino all’Egitto, una rotta dove la terra, sotto forma di deserto, è letale quanto il mare - ma soprattutto il suo presente: la famiglia con cui vive a Superga, Elena e Federico e i loro bimbi, i suoi nuovi amici, gli operatori e i ragazzi del laboratorio per persone disabili dove svolge il servizio civile. Nel secondo episodio, il testimone passa a Mamadou per un racconto più corale, in cui alla sua voce si affiancano quelle di Francesca e Matteo, i due ragazzi, quasi suoi coetanei, con cui condivide un appartamento in provincia di Torino.

Da: Corriere.it

Ultime su questo tema

Comunicare nella nostra lingua: presupposto per qualsiasi futuro

01 Luglio 2025
Il 4° Obiettivo dell'Agenda 2030 è dedicato ad un'istruzione di qualità. Lo abbiamo Raggiunto? Ne abbiamo parlato con la Rete Italiano Trento. (Alessandro Graziadei)

Milpamerica: lo spazio digitale autogestito

30 Aprile 2025
Il social network delle popolazioni indigene creato dalle attiviste di Messico e Guatemala per proteggere i territori. (Monica Pelliccia)

Helios Magazine. Intervista con Laura Tussi e Fabrizio Cracolici

16 Aprile 2025
Helios Magazine ha intervistato Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, attivisti per la pace e autori di numerosi volumi sul tema. (Di  Pino Rotta)

Stay Human e Poche Note Possono Bastare: la musica come voce della memoria e della pace

19 Marzo 2025
La musica ha il potere di raccontare storie, di dare voce a chi non ce l’ha più, di mantenere viva la memoria. È con questo spirito che Stay Human e Poche Note Possono Bastare portano avanti i...

Sulle onde di Radio Amiltzingo

24 Febbraio 2025
La radio è diventata uno strumento di lotta e di azione comunitaria, un modo per rattoppare le fratture che l'individualismo del capitalismo ha portato. (Andrea Cegna)

Video

Borderless Communication: An African Innovation