Cluster bombs: Conferenza a Dublino per la messa al bando

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Inizia oggi a Dublino la Conferenza internazionale sulle Cluster Munitions per raggiungere un accordo sulla messa al bando delle bombe a grappolo. La Conferenza dovrebbe rappresentare l'ultima e cruciale tappa del "processo di Oslo" iniziato nel 2007 che nel febbraio 2008 ha portato 81 Paesi tra cui l'Italia alla "Dichiarazione di Wellington", una bozza soddisfacente del testo del Trattato vincolante che dovrà essere negoziato e concordato a Dublino per la messa al bando delle munizioni cluster, l'assistenza alle vittime e la bonifica dei territori contaminati.

La campagna 'Stop Cluster Munitions' chiede che il Trattato preveda il "divieto dell'uso, produzione, trasferimento e stoccaggio delle munizioni a grappolo". A Wellington (Nuova Zelanda) 500 delegati, compresi i rappresentanti di 122 governi, esponenti della società civile e vittime delle munizioni cluster provenienti da 38 Paesi hanno raggiunto un accordo su una dichiarazione che però non è stata firmata da Giappone, Romania e Polonia mentre all'iniziativa non hanno partecipato alcuni tra i maggiori produttori di cluster bombs come Stati Uniti, Russia, Israele, Cina e Pakistan.

Anche alla Conferenza di Dublino non parteciperanno Stati Uniti, Israele, Cina, Russia, India e Pakistan e dalle Nazioni Unite trapela che la Casa Bianca sta incoraggiando l'adozione di un accordo al ribasso - riporta l'Ansa.

Nei giorni scorsi le Ong Greenpeace della Spagna e 'Fundacio per la Pau' hanno fatto trapelare la notizia che oggi a Dublino la Spagna non si schiererà a favore dell'eliminazione totale delle bombe a grappolo, ma piuttosto sosterrà con Germania e Brasile, l'eliminazione di quelle antiche e non delle moderne, ritenendole sicure. Una tesi, questa, che trova la ferma opposizione di Greepeace Spagna che sottolinea che "non esistono bombe a grappolo buone o cattive, così come non esistevano mine antiuomo più o meno distruttive".

Anche la posizione della rappresentanza governativa italiana non è sempre stata soddisfacente rispetto alla mobilitazione e all'interesse che il problema delle 'bombe a grappolo' suscita nella società civile, sottolineava nei mesi scorsi la Campagna Italiana contro le Mine. "L'intervento della delegazione italiana a Wellington riflette infatti un'interpretazione ingannevole dell' intesa sottoscritta dal nostro Governo all'atto di aderire al Processo di Oslo per la messa al bando delle munizioni cluster. Secondo questa interpretazione, il fatto che la proibizione contenuta nella Dichiarazione di Oslo avrebbe riguardato le munizioni a grappolo che causano sofferenze inaccettabili, lascerebbe aperta la prospettiva del possesso di alcune munizioni non problematiche sul piano umanitario" - denunciava la Campagna Italiana contro le Mine.

Le bombe cluster - note come bombe a grappolo - sono particolarmente pericolose perché spargono in un vasto raggio migliaia di piccoli ordigni programmati per esplodere all'impatto. Dalle osservazioni sull'uso delle bombe a grappolo nei conflitti risulta che fra il 10 e il 40% non esplodono e restano cariche per anni sul terreno. Tornate in prima pagina dopo l'ampio uso fattone da Israele in Libano, queste micidiali bombe vengono sganciate da aerei o tirate da terra e possono contenere fino a 650 sub-munizioni. Quest'ultime sono disseminate in un raggio di diverse centinaia di metri, anche lontano dall'obiettivo militare. In teoria dovrebbero esplodere al momento dell'impatto, ma spesso tali ordigni restano inesplosi in agguato nel terreno, pronti a mietere vittime.

Secondo un rapporto di Handicap International le vittime delle bombe a grappolo sono per il 98% civili e oltre 440 milioni di esemplari di questo genere di munizioni sarebbero state sparate dal 1965 ad oggi. Solo gli Usa, secondo la campagna 'Stop cluster munition', possiedono tra i 700 e gli 800 milioni di questi ordigni. [GB]

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