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Amref: malnutrizione, l'Africa paga il prezzo più alto
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Alla vigilia della Giornata mondiale dell'alimentazione del 16 ottobre, il raggiungimento del Millennium Goal, l'obiettivo del millennio fissato nel 2000 dalla comunità internazionale per dimezzare entro il 2015 il numero di persone che sono malnutrite e soffrono di tutte le malattie provocate da una scarsa alimentazione, resta un miraggio. Sono ancora più di 840 milioni, infatti, le persone che in tutto il mondo continuano a essere afflitte dalla fame, e un numero ancora maggiore quelle che soffrono di carenze di micronutrienti. Più di sei milioni di bambini muoiono ogni anno a causa della malnutrizione e la carenza di ferro, iodio o vitamina A provoca come conseguenza danni cerebrali, ritardi nella crescita e cecità.
L'Africa è il continente che paga il prezzo più alto alla piaga della fame. Un terzo delle persone sottoalimentate, infatti, vive nell'area sub-sahariana, la regione del mondo con la più alta proporzione di affamati, pari a più del 40 per cento della popolazione totale, e il 20 per cento delle donne africane in gravidanza muore per carenza di ferro. Per AMREF, Fondazione Africana per la Medicina e la Ricerca impegnata da sempre nella lotta per il diritto alla salute della popolazione dell'Africa orientale, l'unico approccio possibile per invertire la tendenza abbraccia molti settori. "La sconfitta della fame - spiega a questo proposito Thomas Simmons, direttore di AMREF Italia - passa attraverso l'affermazione del diritto di accesso all'istruzione, all'acqua pulita e alle risorse agricole".
AMREF, in particolare, interviene stimolando la produttività agricola e quindi l'indipendenza economica delle comunità rurali, come nel caso dei progetti di microcredito avviati a favore dei contadini del distretto di Kibwezi, in Kenia, un paese che deve continuamente fare i conti con gli effetti delle carestie. Più che alle carestie, però, in Kenia la grave carenza di scorte alimentari è da imputare alla mancanza di una seria pianificazione da parte del governo e, soprattutto, alla difficoltà di accesso all'acqua. Proprio per questo AMREF sta conducendo un programma di approvvigionamento idrico a favore delle comunità più vulnerabili.
E' il caso dell'arido territorio del distretto di Makueni, colpito ogni quattro anni dalla siccità, dove la "stagione delle piogge" può anche durare tre settimane soltanto. Qui la vendita di carbone è l'unica fonte di sostentamento rimasta alla popolazione, ora che anche il numero degli alberi è diminuito in proporzioni allarmanti a causa della deforestazione e dell'impoverimento della terra, rendendo la situazione ancora peggiore per l'agricoltura. Eppure, grazie al progetto idrico e nutrizionale di Amref, durante i periodi di carestia la popolazione non corre il rischio di restare senza cibo. Il merito è di un semplice metodo di irrigazione sviluppato dal Kari, l'istituto keniano per la ricerca in agricoltura, che consente di mantenere un orto utilizzando una quantità di acqua minima. E' quello che viene definito il sistema di irrigazione per gocciolamento, che riduce fino a 30 volte il consumo di acqua. Oltre a fornire l'acqua e i mezzi per utilizzarla al meglio, AMREF ha anche insegnato alle donne di questa comunità come conservare il cibo, come essiccare frutta e verdura, e come produrre della conserva di frutta e pomodori. Con l'acqua, sommata alla capacità di preservare il cibo e di coltivare raccolti a crescita rapida, la popolazione che vive in comunità isolate ha infatti molte più chance di sopravvivere e mantenere un stato di salute accettabile nei periodi di crisi.
"Solo uno sviluppo autonomo, basato sulle risorse umane delle singole comunità, che non cancelli la biodiversità del patrimonio genetico su cui si fonda da secoli la produzione agricola locale, solo un'autentica sovranità alimentare - aggiunge Simmons - potrà avvicinare l'Africa al traguardo ambizioso di diminuire, se non di dimezzare, la popolazione malnutrita". Questo approccio riflette il tema scelto per la Giornata mondiale dell'alimentazione di quest'anno, "La biodiversità per la sicurezza alimentare", che sottolinea l'importanza della biodiversità per garantire a tutti gli abitanti del pianeta un accesso sostenibile ad alimenti di buona qualità, in quantità sufficiente per condurre una vita sana e attiva.
In Africa, però, la fame può essere spesso anche una diretta conseguenza dei numerosi conflitti che passano sotto silenzio nel mondo occidentale. E' il caso, per esempio, dei distretti di Gulu e Kitgum, in Nord Uganda, dove la guerra civile tra le forze governative e i ribelli del Lord's Resistance Army di Joseph Kony ha prodotto in 18 anni quasi due milioni di sfollati, che necessitano di assistenza alimentare e sanitaria. In Nord Uganda AMREF offre il suo aiuto all'interno dei campi profughi in cui si sono rifugiati i due terzi della popolazione per sfuggire alle violenze dei ribelli. "Quando AMREF arrivò a Gulu nel 1998 - spiega James Eyul, responsabile dei progetti di AMREF in Nord Uganda - per prima cosa venne fatta una stima degli interventi più urgenti, tenendo conto dei bisogni primari della gente. C'era soprattutto l'urgenza di procurare loro acqua potabile e assistenza medica, per questo abbiamo realizzato 180 pozzi, protetto 152 sorgenti e vaccinato più di 10mila bambini".