Nicaragua: anniversario con festa al Cafta

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Il 12 ottobre ricorre l'anniversario della "conquista delle Americhe". Una data che ricorda la realtà di aggressione, sfruttamento, genocidi che dovrebbero essere conosciuti dagli europeei facendo una dovuta autocritica. Ma a Genova, inserito nell'Anno della cultura si terranno le celebrazioni per ricordare il "genio del navigatore" Cristoforo Colombo che - secondo alcune organizzazioni - "tornò in Spagna con il veliero carico, assieme ad oggetti preziosi, di un gruppo di indios, strappati alla loro terra, alla loro vita per essere offerti alla regina di Spagna quali oggetti esotici". Un gesto che per Legambiente Liguria e il Centro ligure per la Pace, "nella sua apparente superficialità appare simbolo delle infinite violenze subite dagli abitanti delle terre americane ad opera dei conquistatori, e dello stato di dipendenza cui, con la loro politica attuale, i potenti della terra vogliono condannare i paesi dell'America latina". E nella giornata del 12 ottobre in Nicaragua si tiene una manifestazione che si prevede molto partecipata in opposizione al trattato di libero commercio Usa-Centroamerica (Cafta) e alla privatizzazione dell'acqua promossa dal Movimiento Social Nicaraguense. Il Presidente della Repubblica ha ufficialmente firmato il Cafta, l'accordo di libero commercio della regione centroamericana con gli Stati Uniti definito lo scorso 28 maggio, che verrà passato all'Assemblea Nazionale per la rattifica definitiva. I deputati non potranno apportare modifiche ma solo approvare o respingere il trattato.

Il Nicaragua sarebbe il primo paese a ratificare il Cafta anticipando Guatemala, El Salvador e Honduras. Le reti sindacali nicaraguensi pensano che questo accordo indebolirà i già deboli standards lavorativi incoraggiando gli sforzi da parte dei proprietari delle industrie diretti a impedire la libertà di associazione ed il diritto di formare un sindacato. Questo è il motivo per cui al CAFTA si oppone non solo la AFL-CIO, ma anche un ampio spettro di organizzazioni sindacali centro-americane. Anche dalla Chiesa evangelica del Costa Rica, Nicaragua e Panama è arrivata una posizione contraria al Cafta.

Lo scorso 28 di settembre in Tegucigalpa, Honduras, il Bloque Popular-Coordinadora Nacional de Resistencia Popular consegnò al Congresso Nazionale 18 mila lettere esigendo il rifiuto del Parlamento honduregno alla ratificazione del Trattato di Libero Commercio (TLC) con gli Stati Uniti.

Dopo aver realizzato un racconto sopra le diverse scelte politiche antinazionali che effetturono i diversi governi degli ultimi 80anni in questo paese, i firmatari affermano che: "Dobbiamo imparare dalla storia per costruire il nostro presente ed il nostro futuro, per questo bisogna ricordare che, includendo il fallimento della ferrovia interoceánica, la storia di Honduras è segnata dall'intrusione straniera e dalla corruzione". In questo contesto definiscono come una "menzogna che l'Honduras uscirà dal sottosviluppo con l'apertura economica e si può constatare nel corso della storia; l'aperturà iniziò con la schiavitù bananera e mineraria, oggi continua con la schiavitù delle maquilas e le politiche degli sgravi doganali".

Un caso di licenziamenti si è aperto nell'azienda Parmalat in Nicaragua. La vincenda ha inizio nel dicembre passato quando, Aldo Camorani, il dirigente dell'epoca, su richiesta di Tanzi chiese alle banche nicaraguensi un prestito di 6 milioni di dollari che invece che essere investito nella filiale locale, viene inviato in Italia. La Parmalat che nel 1999 aveva assorbito l'impresa nazionale La Perfecta ed ha quindi acquisito in Nicaragua una sorta di monopolio rispetto la distribuzione del latte (raccoglie circa l'80% della produzione), risponde a questa fase di crisi col licenziamento di 300 lavoratori su 900 presenti. I lavoratori della Parmalat, nonostante sia la legge italiana che quella nicaraguense prevedano la libertà di costituire un sindacato interno, non sono mai riusciti a fondarlo. Il primo tentativo nel 1999 viene stroncato da Camorani e provoca il licenziamento di circa 40 lavoratori che avevano cercato di costituire un sindacato interno. Di fronte ad una situazione di forte instabilità dell'impresa e a voci che vedono una possibile acquisizione da parte di Nestlè lo scorso 4 settembre si costituisce un sindacato dentro l'azienda. Ma tre giorni dopo sono stati licenziati tre affiliati e coordinatori del sindacato. Sul caso è partita una campagna di pressione internazionale promossa dalla Uita (Unione Internazionale delle Associazioni di lavoratori nei settori alimentazione, agricoltura, alberghi, ristoranti, catering, tabacco ed affini) e sostenuta da Italia-Nicaragua che chiede una presa di posizione da parte del sindacato italiano, in particolare del settore alimentare. [AT]

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