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Il Premio Nobel della pace Wangari Maathai
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Abito e turbante africani. Colori forti. Mezza età. Sorriso sofferto. Wangari Maathai, un'attivista, oggi Premio Nobel per la Pace, conosciuta in mezzo mondo per la difesa delle foreste pluviali ed equatoriali africane. Una che ha combattuto sempre nonviolentemente perdendo molte battaglie, vincendo però l'ultima, quella politica, per la pace e lo sviluppo sostenibile. Ci dispiace per l'allora governo Moi che ha venduto tutte le risorse naturali, distrutto quasi tutte le foreste, espulso le donne dal far politica. Ma la storia, di tanto in tanto, fa giustizia.
Al tempo di Moi la bestia della corruzione abbatteva gli alberi con bulldozer e motoseghe e l'allora attivista, considerata dai potenti assieme ai volontari di "Tree is Life", visionaria impiantava nuovi germogli. Grattacieli millenari sono stati tranciati da circolari in pochi minuti, santuari naturali, sui quali si fonda la storia di questi popoli, sono stati sradicati; foreste intere, già patrimonio dell'umanità, sono state deturpate e date alle fiamme. Una brama illimitata ed insaziabile di denaro da parte di pochi ha sconvolto questo paese equatoriale mentre ai più non restava che aspettare.
Wangari Maathai, nel contempo, insegnava semplicemente a raccogliere i semi, seccarli per poi impiantarli nei piccoli vivai ed infine innaffiarli. Cose semplici. Guardando il cambio di luna suggeriva ai contadini il tempo per piantare i giovani arbusti, approfittando magari dell'imminente arrivo della stagione piovosa. Combinare coltivazioni con forestazione ha aiutato i più saggi a non esser sprovvisti di legname nel futuro ed alle loro donne di non percorrere oggi decine di chilometri alla ricerca di ramaglia per il fuoco. La vice ministra sembrava, allora, un'idilliaca sognatrice certamente lontana dalla devastante Real Politik, con tanto di maiuscola, del "tutto e subito" propria del patriarcato del precedente governo.
In capitale è conosciuta per aver bloccato la costruzione di un grattacielo nel mezzo del Parco di Nairobi dedicato all'Indipendenza: un'onta storica, architettonica ed ambientale. L'ha pagata con il carcere; quello duro e violento. Però la sua tenacia di attivista ed il suo collegamento con mezzo mondo, attraverso i diversi portali internet, ha fermato l'ondata di cemento.
In periferia è conosciuta come colei che va a sradicare, tutt'oggi, la marijuana laddove è stato deforestato, come sulle pendici del Monte Kenya.
Ora siede al Ministero dell'Ambiente; anzi seduta non ci sta proprio visto il traffico di persone, rapporti, telefonate che incombono nel suo studio. In sala d'aspetto hanno accesso anche i poveracci e non solo i ruffiani.
Dalla sua parte ha il potere e ne fa buon uso; prova ne è l'incessante sequestro di camion con rimorchi carichi di legname pregiato sottratto illegalmente dalle foreste.
L'idealista, irrisa un tempo da molti, confisca, pignora, espropria, requisisce il maltolto a favore della comunità. E non smette di sognare e di contraccambiare, sempre con il sorriso, i "signori della motosega" che rivendicano i loro autotreni ben parcheggiati sotto il suo ufficio.
"Tree is Life" o meglio "Albero è vita" è un giovane progetto finanziato anche dalla solidarietà italiana www.treeislife.org . Lavora assieme a gruppi di contadini e studenti, coinvolgendo un migliaio circa di beneficiari. Dal suo inizio ad oggi ha dato vita ad una ottantina di vivai nel territorio sia di piante indigene che di altri paesi africani piantandone più di un milione.
Il progetto è stato fortemente voluto dalla ministra non solo perché ha piantato un numero considerevole di alberi ma ha anche creato decine di giochi ambientali come Forestopoli al posto del finanziario Monopoli..
Ma che cavolo c'entrano i giochetti con i piani ambientali pluriennali, la Conferenza di Johannesburg o con l'Agenzia per la protezione all'ambiente! - dirà qualcuno. Con i giochetti non ricrescono le foreste. Ed è vero! Ma, per noi, anche giocare è fare cultura e quindi politica. Insomma, gli amici del Premio Nobel sembravano essere un altro brancolo di illusi, che pensano di sfidare la motosega con la matita da un lato, un paio di dadi dall'altro oppure piantando germogli.
Gli studenti di ogni ordine e grado che vivono pigiati in baracche a dir poco fatiscenti, ma sempre migliori delle loro case, vanno matti sia per i giochini che educano all'impianto e alla cura di piccoli vivai.
Il Premio Nobel andava matta per questi giochi e ci ha invitato più di una volta presso il suo ufficio per una partita a forestopoli. Perdeva spesso.
Non poteva essere altrimenti per un'ancora attivista che ha da sempre protestato in maniera sin troppo seria per la pace e per uno sviluppo rispettoso dell'ambiente. Prendeva sul serio tutto. Anche il gioco.
E non solo perdeva ma ci rubava le idee.
Raccontatemi come mai in Trentino siete così legati al bosco.
E' la nostra casa - rispondevamo. Ci viviamo. Tutti l'abitiamo.
Anche i bambini? - Chiese lei.
Certo! Per loro c'è la festa dell'albero, ogni anno.
La festa di che?
Da lì a poco il governo del Kenya invia una circolare a tutti i circoli didattici.
E' stato semplicemente straordinario vedere i bambini arrivare a piedi nudi a scuola con un germoglio in mano. Ne avranno cura.
Amani - Pace. Onorevole Maathai.
Fabio Pipinato
(Fondazione Fontana)