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Pena di morte: aumentano le esecuzioni, 5000 solo in Cina
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E' stata presentata ieri a Roma l'ottava edizione del Rapporto annuale sulla pena di morte della campagna "Nessuno tocchi Caino". Dedicato al Presidente dello Zambia Levy Mwanawasa che ha convertito quarantaquattro sentenze capitali in pene detentive, il Rapporto evidenzia che i Paesi che tuttora mantengono la pena di morte sono 63 (erano 66 nel 2002), mentre nel 2003, solo 29 di essi hanno compiuto esecuzioni (erano stati 34 nel 2002), mentre Paesi o territori che a vario titolo hanno deciso di rinunciare a praticarla sono oggi 133. Di questi 81 sono totalmente abolizionisti; 14 sono abolizionisti per crimini ordinari; 5 hanno stabilito una moratoria delle esecuzioni; 32 sono abolizionisti di fatto (non eseguono sentenze capitali da oltre dieci anni); a questi si aggiunge la Russia che in quanto membro del Consiglio d'Europa è impegnato ad abolirla e, nel frattempo, attua una moratoria delle esecuzioni.
- Nessuno tocchi Caino:
Appello all'Onu per moratoria delle esecuzioni capitali
- Comunità di Sant'Egidio:
Per una moratoria internazionale della pena di morte
Dal Rapporto si apprende che 63 Paesi, tre in meno del 2002, mantengono la pena di morte anche se non la praticano con assiduità: infatti solo 29 di essi hanno compiuto esecuzioni capitali lo scorso anno (erano 34 nel 2002). In cima alla lista permane la Cina con almeno 5.000 esecuzioni lo scorso anno, 400 in più del 2002, pari all'89% per cento del totale mondiale. L'incremento dei casi cinesi registrati si deve, secondo il Rapporto, alle informazioni che iniziano a filtrare con più facilità grazie al lavoro di gruppi abolizionisti e alla stampa locale. Difficile la situazione anche in Iran, al secondo posto della lista con 154 esecuzioni, seguito dall'Iraq che nel periodo tra gennaio e aprile 2003 (cioè fino alla caduta del governo di Saddam Hussein) ha visto 133 condanne a morte eseguite. Mentre l'Africa conferma la tendenza ad abbandonare l'uso della pena di morte (56 esecuzioni nel 2003 contro le 63 del 2002), anche le Americhe sarebbero un continente praticamente libero dalla pena di morte se non fosse per gli Sati Uniti dove continuano le esecuzioni: 65 persone sono state giustiziate lo scorso anno (erano state 71 nel 2002). Tre esecuzioni capitali anche a Cuba dopo alcuni anni che ciò non avveniva. A livello mondiale resta l'incognita su quanto stia effettivamente accadendo in regimi autoritari, come la Corea del Nord, ed anche in Siria dove c'è uno stretto controllo sulle informazioni.
La conferenza è stata l'occasione di un rilancio, a partire dall'Africa, della Campagna internazionale volta a ottenere un pronunciamento dell'Assemblea Generale dell'Onu per una moratoria universale delle esecuzioni capitali. "Nessuno tocchi Caino" ha annunciato inoltre che col passaggio dei poteri agli iracheni, il 30 giugno, si mobiliterà per scongiurare l'introduzione della pena di morte in Iraq. "Il nostro imperativo vale anche per Saddam Hussein. Ciò non significa volere la sua impunità" - ha detto il segretario dell'associazione, Sergio D'Elia. La reintroduzione della pena di morte costituirebbe secondo D'Elia "un alibi a copertura dei regolamenti di conti che dopo il 30 giugno potrebbero affidarsi a una giustizia spietata e vendicativa. Il nostro slogan - ha concluso D'Elia - sarà 'Nessuno tocchi Saddam'". [GB]