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USA: ritorsioni per i Paesi aderenti alla Corte Penale Internazionale
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L'amministrazione Bush ha minacciato 50 Paesi di tagli agli aiuti militari qualora intendano aderire alla Corte Penale Internazionale (CPI) e si rifiutino di accettare accordi bilaterali a favore di cittadini e militari statunitensi che possano essere perseguiti da tale corte. Il direttore esecutivo di Human Right Watch ha inviato una lettera di protesta al Segretario di Stato Colin Powell chiedendo di interrompere subito questo tipo di ritorsioni
La vera e propria guerra che il governo USA sta facendo alla Corte penale internazionale si sta intensificando. Dalle minacce si è passati ai fatti e l'amministrazione Bush ha sospeso gli aiuti militari a 35 paesi che ancora non hanno firmato un accordo per proteggere i cittadini statunitensi dalla giurisdizione della Corte penale internazionale (CPI).
Le organizzazioni non governative che a lungo si sono battute per la creazione della Cpi ed a favore di una giustizia penale internazionale hanno subito denunciato quanto sta avvenendo. "La campagna USA non è riuscita a minare il sostegno alla Cpi" ha dichiarato Richard Dicker, di Human Rights Watch, associazione con sede a New York, "ma ha avuto pieno successo nel ridicolizzare il governo". Heather Hamilton della World Federalist Association nota come questa politica "nel lungo periodo rischia di aumentare e non diminuire la sicurezza degli USA".
E Kenneth Roth, direttore esecutivo di Human Right Watch, ha inviato una lettera di protesta al Segretario di Stato Colin Powell chiedendo di interrompere subito questo tipo di ritorsioni
In Europa il braccio di ferro sulla firma o meno dell'accordo che gli USA propongono sulla Cpi assume caratteristiche del tutto peculiari ed accentua le divergenze tra Unione Europea e USA. La Commissione europea ha infatti caldamente invitato i Paesi candidati ad entrare nell'UE a non sottoscriverlo. Sono Osservatorio sui Balcani e Radio B92 a far notare come alcuni Paesi si trovino ora in forti difficoltà. E' il caso ad esempio della Serbia, inserita nella lista dei "cattivi", che non intende rinunciare ad un più rapido possibile cammino verso l'Unione ma che dipende ancora fortemente dagli aiuti internazionali tra i quali anche quelli degli Stati Uniti.
Intanto il Belgio ha reso noto che cambierà le previsioni di legge presenti nel proprio ordinamento che attribuivano competenza ai propri tribunali di perseguire chiunque si fosse reso colpevole di crimini contro l'umanità anche se cittadino straniero e per crimini non commessi sul territorio nazionale belga. Il 12 giugno scorso Donald Rumsfeld, Segretario alla Difesa dell'amministrazione Bush, era arrivato sino a minacciare di togliere la sede NATO da Bruxelles se non fossero state apportate tali emendamenti legislativi. Il governo belga sembra intenzionato ad avvallare la posizione USA, nonostante le proteste di molte associazioni per i diritti umani.
Fonti: Oneworld US, Osservatorio sui Balcani, B92, Il Manifesto;