R.d.Congo: 45mila profughi, rischio catastrofe umanitaria

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"La situazione nella regione orientale della Repubblica Democratica del Congo (Rdc) rischia di trasformarsi in una catastrofe umanitaria, a meno che la forza di peacekeeping delle Nazioni Unite (Monuc) non riceva rinforzi adeguati a proteggere i civili". Lo afferma un comunicato di Amnesty International che sollecita "il Consiglio di sicurezza a fornire immediata assistenza alle truppe Onu, sotto forma di ulteriore personale, supporto aereo e altro equipaggiamento". "Solo così sarà possibile interrompere gli attacchi dei gruppi armati contro la popolazione civile e rafforzare l'embargo Onu sull'Rdc, coerentemente col mandato attuale della Monuc" - ha dichiarato Tawanda Hondora, vicedirettore del Programma Africa di Amnesty International.

La crisi umanitaria e dei diritti umani nella regione orientale dell'Rdc si è acuita all'inizio del mese, quando il Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cndp), guidato dall'ex generale Laurent Nkunda, ha lanciato una nuova offensiva contro le forze governative minacciando di prendere Goma, la capitale della provincia. L'accordo di pace siglato quest'anno a gennaio non ha fermato il conflitto nel Nord Kivu. I combattimenti coinvolgono l'esercito regolare congolese (Fardc), il Cndp dell'ex generale Nkunda, varie milizie locali mayi-mayi e un altro gruppo armato, le Forze democratiche ruandesi per la liberazione del Ruanda (Fdlr).

Anche nella regione dell'Ituri c'è stata una significativa ripresa della violenza dei gruppi armati, mentre nel distretto di Haut-Uélé, nella provincia orientale, gli attacchi contro i civili e i rapimenti di bambini da parte dell'Esercito di resistenza del Signore (Lra), il gruppo armato di opposizione ugandese, si sono intensificati costantemente nell'ultimo anno. A causa di questa nuova esplosione di violenza, gli sfollati hanno superato la cifra di un milione. Intere comunità sono state sradicate dalle proprie terre e le peggiori conseguenze le hanno subite donne, bambini e anziani. La Monuc ha il mandato di garantire la protezione dei civili, compreso il personale umanitario, da imminenti minacce di violenza fisica.

Secondo una stima delle Nazioni Unite circa 45mila persone sono state costrette a sfollare spesso abbandonando campi profughi in cui erano già stati costretti a riparare nei mesi scorsi dopo l'inizio delle ostilità in agosto. La maggior parte di loro avrebbe trovato rifugio proprio a Goma, capoluogo del Nord Kivu, alle cui porte si è fermata ieri l'avanzata degli insorti.

Oggi, secondo fonti locali - riportate dall'agenzia Misna - gli uomini del Cndp (che ieri sera avevano dichiarato un cessate il fuoco unilaterale) sono tornati ad allontanarsi da Goma, chiedendo ai caschi blu di prendere le misure necessarie ad evitare la ripresa delle ostilità. Il capoluogo del Nord Kivu, secondo fonti Onu, sarebbe in queste ore controllato dai caschi blu. Ingenti, secondo le informazioni a disposizione, i danni provocati dai saccheggi avvenuti ieri notte e compiuti principalmente da elementi dell'esercito in rotta.

"Se alcune fonti giornalistiche internazionali (italiane in testa) si affrettano a descrivere il conflitto in Kivu secondo stereotipati parametri tribali, in alcune interviste circolate oggi sono emersi quegli elementi economici (a cominciare dallo sfruttamento delle ricche risorse minerarie della zona) e geopolitici internazionali che sono stati alla base della guerra congolese del 1998-2003 e che restano la benzina delle crisi ricorrenti del Kivu" - commenta l'agenzia Misna. "Argomenti che coinvolgono direttamente importanti aziende di quella stessa comunità internazionale che oggi condanna le violenze. Giochi, politici ed economici, di cui poi sono le popolazioni del Congo a dover pagare il prezzo". [GB]

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