Italia: l'indecente proposta razzista del ministro Maroni

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"Indecente proposta razzista" l'ha definita nei giorni scorsi un editoriale di Famiglia Cristiana. Numerose anche le prese di posizione delle organizzazioni umanitarie e delle associazioni nei confronti delle dichiarazioni del Ministro dell'Interno, Roberto Maroni, che nei giorni scorsi ha ribadito di voler portare avanti senza esitazioni il progetto che prevede la rilevazione delle impronte digitali ai residenti nei campi Rom, minori compresi.

Dopo le dichiarazioni del suo presidente, Vincenzo Spadafora, che aveva espresso la sua "grave preoccupazione" di fronte alla proposta del Ministro degli Interni, Unicef Italia in un comunicato ribadisce "con forza che non si può, per 'proteggere' i bambini, violare i loro diritti fondamentali" e chiede di "non criminalizzare le vittime". "La nostra non è e non vuole essere una battaglia politica - afferma l'Unicef in un articolo inviato ieri a 'il manifesto' (in .pdf), bensì un modo per rimettere al
centro alcune priorità che la politica stessa, troppo spesso e a prescindere dal colore partitico, parrebbe dimenticare. Soprattutto quando si tratta di bambini". "Per questo riteniamo che la strada intrapresa dal governo sia errata".

Il presidente di Unicef Italia ricorda infine che "l'Italia non adotta un Piano nazionale dell'Infanzia dal 2004; il che vuol dire che manca lo strumento che dovrebbe invece raccogliere in modo coordinato e integrato le azioni che il Governo dovrebbe porre in essere per incidere concretamente sui problemi dei minori nel nostro Paese. L'approvazione del Piano è certamente una priorità così come lo è l'istituzione del Garante nazionale per l'Infanzia e l'Adolescenza come struttura indipendente di monitoraggio e di promozione dei diritti umani".

L'associazione 'Save the Children' in un comunicato sottolinea che il ricorso alle impronte digitali è "una misura inutile e non necessaria" che "discrimina i bambini Rom" e ricorda al Ministro che "sono altre le misure veramente urgenti ed efficaci per la protezione dei bambini Rom". "Se l'obiettivo del Ministro degli Interni Maroni è di proteggere i minori Rom, le misure da mettere subito in atto e veramente efficaci sono altre rispetto a quella delle impronte digitali che, non solo appare inutile ma rischia di produrre l'effetto contrario, spingendo ancora più ai margini e nell'invisibilità molti bambini Rom e di discriminarli pesantemente" - afferma 'Save the Children' evidenziando anche il timore che "il rilevamento delle impronte digitali potrebbe spingere eventuali sfruttatori a tenere nascosti e ancora più segregati quei minori Rom vittime di sfruttamento, rendendoli invisibili e inaccessibili a coloro - forze dell'ordine, servizi sociali, istituzioni della giustizia minorile - chiamati a proteggerli".

L'associazione Pax Christi Italia interviene sulla proposta del Ministro Maroni sottolineando che dopo gli "extracomunitari in genere" è iniziato l'attacco verso alcune etnie, in particolare Rom e Sinti, e "ora siamo arrivati all'ulteriore affinamento della discriminazione con la schedatura, attraverso le impronte digitali, dei bambini Rom". "Siamo convinti che combattere lo sfruttamento dei bambini sia una priorità, ma solo attravero un metodo che garantuisca la dignità della persona e tuteli i più deboli. Cosa dovremmo dire di tutte le forme di scandaloso sfruttamento infantile ormai entrate nella nostra vita comune, ad es. nella malavita, nella prostituzione, nel lavoro, nel consumo, nella pubblicità?" - afferma Pax Christi. "Una democrazia matura non può pensare di risolvere i problemi con la repressione, sa che deve investire molto di più sull'educazione e sulla prevenzione".

L'associazione riporta inoltre sul suo sito la "Lettera aperta di alcuni operatori pastorali in mezzo ai Rom e ai Sinti". Le religiose e i religiosi si uniscono "a quelle voci che anche all'interno della Chiesa si sono levate per denunciare e richiamare il rispetto della dignità della persona e dei poveri in modo particolare". "Le impronte ai bimbi Rom sono il risultato di una lunga e tragica catena, una fabbrica della paura che vede coinvolti tutti quanti: le Istituzioni, i partiti e i loro governi, e gran parte dell'informazione, spesso manipolata ad arte, ma anche quei silenzi che rischiano di appoggiare di fatto il più forte a danno del debole" - denunciano i religiosi che non risparmano critiche al "divieto di accattonaggio ad Assisi per non turbare gli interessi turistici e la quiete dei conventi e delle chiese".

"Vivendo in mezzo a Rom e Sinti o frequentando delle famiglie, abbiamo anche potuto apprezzare tante loro ricchezze e riconosciamo che le nostre vite, la nostra stessa fede sono state arricchite e segnate dalla loro "impronta". Anche per questo ci sentiamo loro grati e debitori, e vorremmo che anche ai Rom e ai Sinti fossero riconosciuti il diritto di vivere nella sicurezza e la tranquillità di far crescere ed educare i loro figli secondo la loro cultura e nel rispetto delle diversità". [GB]

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