Italia: il governo verificherà gli accordi EPA con ex-colonie

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Il Senato italiano ha approvato un ordine del giorno che chiede al governo di verificare i contenuti degli EPA, gli Accordi di Partnenariato Economico tra l'Unione Europea e 76 ex-colonie di Africa, Caraibi e Pacifico (ACP) che, se rimanessero allo stato attuale, piegherebbero l'economia di molti di questi Paesi. Lo riferiscono la Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, Fair e Mani Tese che hanno salutato l'approvazione al Senato, a cinque anni dall'inizio dei negoziati di liberalizzazione commerciale, dell'ordine del giorno che impegna il governo "a una verifica e una revisione della politica commerciale dell'UE, particolarmente rispetto ai Paesi in via di sviluppo e in particolare a valutare i termini temporali di conclusione dell'accordo al fine di permettere una più accurata e partecipata considerazione delle ricadute degli Epa sulle prospettive di sviluppo".

Il primo firmatario dell'ordine del giorno approvato al Senato, il senatore Francesco Martone, ha detto in Senato presentando l'Odg che "ad oggi, per come vengono impostati tali accordi, si corre il rischio che i Paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico debbano accettare condizioni che rischiano di contraddire alcuni degli obiettivi fondamentali dell'Accordo di Cotonou, che sono principalmente la lotta alla esclusione sociale e la lotta alla povertà. Quindi, anche sulla scorta delle grandi mobilitazioni svolte la settimana scorsa a livello internazionale sui negoziati Epa, chiediamo che il governo italiano possa assicurare una maggiore valutazione rispetto alle ricadute di sviluppo di questi accordi, pensando anche di poter riconsiderare i termini temporali per la loro conclusione" - riporta l'agenzia AGI

La Commissione Europea ha fissato come data ultima per la firma la fine dell'anno e proprio per indurre ad una revisione la scorsa settimana una coalizione mondiale di associazioni aveva indetto una Giornata mondiale di mobilitazione contro gli Epa, lo "Stop Epa Day".

Si tratta di accordi che, sulla logica di un mercato libero, obbligherebbero i paesi poveri a togliere le 'facilitazioni' statali al commercio nazionale. Un provvedimento - mai attuato dalle potenze economiche europee - che metterebbe in ginocchio le economie dei paesi ACP, i cui mercati non potrebbe sostenere la concorrenza delle esportazioni europee - segnala Nigrizia.

L'Europa chiede di liberalizzare non solo il mercato delle merci, ma anche quello dei servizi, degli investimenti e degli appalti pubblici e vuole nuove regole per imporre i diritti di proprietà intellettuale. "Tutte cose che non porteranno alcun aiuto ai Paesi africani" - commentano le associazioni. I timori delle organizzazioni contadine trovano conferma anche in rapporti ufficiali, come quello della Commissione economica per l'Africa delle Nazioni Unite. Pubblicato nel 2005, il rapporto sostiene che ciò che i cittadini dei paesi Acp guadagnano come consumatori dal previsto abbassamento iniziale dei prezzi, indotto dall'apertura dei mercati, lo perdono in quanto produttori, perché difficilmente l'agricoltura locale potrà competere con i prodotti provenienti dalla Ue o da altri paesi. [GB]

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