WSF: un network mondiale di donne per fermare la guerra

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Un network di donne Premio Nobel per affrontare insieme le sfide della costruzione della pace, della tutela dell'ambiente, dei diritti umani. Lo ha lanciato al Forum sociale mondiale di Nairobi Wangari Maathai, keniana, Nobel per la pace insieme alla statunitense Jody Williams e all'iraniana Shirin Ebadi che ha fatto un appello alla società civile degli Usa e dell'Iran: "Sono preoccupata per le relazioni pericolose fra il governo del mio Paese e quello degli Stati Uniti", ha detto. "La guerra e la pace però non sono in mano solo dei governi. Per la prima volta nella storia del mondo la società civile iraniana e quella statunitense sono insieme contro la guerra. Tutti vogliamo la pace, e possiamo costruirla insieme".

"Le donne Nobel, invece di sedersi sopra gli allori del premio, possono unire insieme le forze per lavorare per una società migliore usando le proprie diverse competenze" - ha detto la fondatrice del Green Belt Movement Wangari Maathai, che in questi giorni è stata la vera padrona di casa del Forum Sociale Mondiale, qui al Moi international sport centre, dove si sono svolti oltre 1200 seminari.

Oggi 24 gennaio è stato l'ultimo giorno di lavori allo stadio di Nairobi. Nel pomeriggio i gruppi sono stati divisi per aree tematiche tra cui il debito estero, i bambini, le politiche commerciali, l'informazione. A ogni gruppo è stato chiesto di raccogliere fra i partecipanti proposte, sia per intraprendere azioni comuni sia per migliorare il World social forum. Sono stati in molti a denunciare i prezzi troppo elevati sia del pass di ingresso (500 scellini kenyani quando lo stipendio medio è 3000) sia di bevande e cibo in vendita nello stadio che ha ospitato il forum.

Un gruppo di ragazzi kenyani, tra cui molti bambini strada, è riuscito oggi a entrare nello stadio e a farsi strada tra le tende-ristorante, reclamando "free food", cibo gratis. Dopo l'incursione il ristorante ha chiuso fino alla fine della giornata e poco dopo si sono visti circolare camion della polizia. "Sarebbe bastata un po' di attenzione per evitare questi problemi" - afferma Andrea Micconi, coordinatore del consorzio ong piemontesi. "Per esempio concordare una politica di prezzi conforme a quella kenyana all'interno dello stadio, invece i prezzi sono dieci volte superiori". "Non si vende la Coca Cola per principio, ma non c'è nemmeno un rubinetto dell'acqua e la gente è costretta a comprarla" - dice Diego Ottolini del Cefa di Bologna che ha vissuto in Kenya oltre quindici anni ed è responsabile di un progetto con i minori in carcere a Nairobi.

La giornata di oggi si è chiusa in modo simbolico con una cerimonia per piantare un albero nel prato davanti allo stadio a cui era attesa Wangari Maathai, che ha vinto il nobel per il suo impegno ambientalista e per aver piantato oltre un milione di alberi in Kenya. All'ultimo momento e' stata sostituita da un rappresentante della sua organizzazione, il Green Belt Movement. Deluse le attese. Ma i kenyani presenti hanno cantato lo stesso, prima di piantare gli alberi.

di Emanuela Citterio
(Corrispondente di Unimondo al WSF di Nairobi)

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