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Somalia: raid Usa, proteste della società civile
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Dopo le 30 vittime del raid aereo statunitense nel sud della Somalia di domenica, elicotteri Usa hanno lanciato ieri nuovi raid nei pressi di Afmadow a 350 chilometri dalla capitale somala. Il Pentagono ha confermato che ieri un AC-130 ha compiuto un massiccio attacco aereo al confine con il Kenya con l'obiettivo di colpire presunti responsabili degli attentati del 1998 contro le ambasciate Usa in Kenya e Tanzania. L'esercito americano ha inviato la portaerei USS Dwight D. Eisenhower lungo la costa somala, dove si trovano già tre navi da guerra americane impegnate in operazioni di anti-terrorismo.
L'iniziativa degli Stati Uniti nei confronti di presunti terroristi di al Qaeda in due diverse località nel sud della Somalia è stata criticata dall'Ue che ha ammonito come le azioni militari "non migliorano a lungo termine la situazione". Anche il nuovo segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon si è detto "preoccupato" per i raid aerei americani in Somalia e teme una escalation delle ostilità nel Corno d'Africa. Ancora più duro è stato il ministro degli Esteri Massimo D'Alema che in una nota ha ribadito la "contrarietà dell'Italia a iniziative unilaterali che potrebbero innescare nuove tensioni in un'area già caratterizzata da forte instabilità. Tali operazioni - ha sottolineato - comportano un elevato costo in termini di vittime innocenti tra la popolazione civile".
Proteste anche da parte della società civile somala: "L'attacco costituisce una chiara violazione del diritto internazionale: è un'offensiva non giustificata dai fatti perché gli estremisti di cui parlano gli americani sono pochi mentre si stanno massacrando indiscriminatamente decine di civili e migliaia di capi di bestiame in modo feroce e disumano" - ha detto all'agenzia Misna Sharif Salah Mohamed Ali, ex-rettore dell'Università di Mogadiscio e deputato del parlamento di transizione somalo. "Non si tratta di un'azione militare contro le Corti islamiche, ma di un martellamento contro la popolazione civile e le loro proprietà" - ha aggiunto Sharif Salah Mohamed Ali, che è stato anche presidente del Comitato della Società civile somala durante il lungo negoziato da cui poi è scaturito l'attuale governo di transizione nel 2004. "La responsabilità di questa dolorosa azione, per cui i somali sono ancora umiliati e calpestati, è degli Stati Uniti e anche l'Etiopia sta agendo per conto di Washington. Tutte queste violazioni dei diritti umani contro la popolazione somala sono orchestrate dagli Usa" - sostiene il deputato, che in passato ha insegnato storia delle dottrine politiche all'Università della capitale e si esprime in perfetto italiano. "Da tempo abbiamo chiesto agli Usa di indicare con precisione chi sono le persone che considera estremisti, ma non l'hanno mai fatto e ora si fa propaganda parlando di al-Qaida per aggredire il nostro paese".
Alla Misna il portavoce del governo somalo Abdirahman Dinari ha detto che "l'intervento degli Usa è stato richiesto dalle autorità di transizione per garantire la sicurezza degli spazi aerei e navali", mentre il presidente Abduallahi Yusuf - in una conferenza stampa a Mogadiscio - ha affermato di aver appreso dei raid aerei "dalla radio". "Yusuf non rappresenta tutti i somali, ma anzi la sua posizione è isolata. Le zone bombardate si trovano anche all'esterno dell'area che è considerata una roccaforte degli islamici nel sud della Somalia e quindi viene coinvolta la popolazione civile" - ha detto ancora alla Misna Sharif Salah Mohammed Ali. Ma oggi il presidente ad interim Yusuf ha rifiutato "con insistenza una ripresa dei negoziati di pace con le Corti islamiche".
La Somalia negli ultimi mesi è stata teatro di scontri tra le Corti islamiche e il governo provvisorio del presidente Yusuf. Da quando a luglio del 2006 le Corti islamiche hanno preso il controllo di Mogadiscio e di oltre due terzi del territorio nazionale, Washington ha iniziato una battaglia contro il movimento islamico accusandolo di sostiene al Qaeda. Gli Usa in Somalia hanno sostenuto finanziariamente i cosiddetti "signori della guerra" che combattono contro le Corti. E poi da dicembre, quando l'Etiopia entra ufficialmente nel conflitto somalo e il governo di Addis Abeba ha annunciato un "contrattacco" contro le milizie delle corti islamiche, Washington ha cambia strategiato e appoggiato l'Etiopia. A questo punto, il 28 dicembre 2006, le truppe etiopiche hanno cacciato le milizie delle Corti islamiche da Mogadiscio e gli Usa si sono spostati a largo della Somalia e del Kenya per bloccare gli islamici in fuga. [GB]