Pena di morte: Italia chiede moratoria Onu, ma Ban è ambiguo

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L'ambasciatore italiano all'Onu, Marcello Spatafora, ha presentato la richiesta di moratoria della pena di morte all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. La richiesta è stata fatta durante un incontro di Spatafora con il presidente di turno del Consiglio di Sicurezza, il russo Vitalij Churkin. Con questo atto, l'Italia ha inaugurato il primo giorno di lavoro nel Consiglio come membro non permamente. La presentazione formale dà seguito a un comunicato della Presidenza del Consiglio e del Governo: "Il Presidente del Consiglio e il Governo si impegnano ad avviare le procedure formali, coinvolgendo in primis i paesi già sottoscrittori della dichiarazione di dicembre, perché questa Assemblea Generale delle Nazioni Unite metta all'ordine del giorno la questione della moratoria universale sulla pena di morte" - riporta il comunicato.

In realtà la dichiarazione sull'abolizione della pena di morte e sull'introduzione di una moratoria delle esecuzioni - predisposta dall'Unione europea su iniziativa italiana - era stata presentata lo scorso 19 dicembre all'Assemblea generale delle Nazioni Unite. In quell'occasione, la dichiarazione fu sottoscritta da 85 paesi membri dell'Onu: un numero di firme che superò quello di co-sponsorizzazioni ottenute dalla risoluzione sulla questione della pena di morte presentata dall'Unione Europea nel corso dell'ultima sessione ordinaria della estinta Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite. La richiesta odierna da parte dell'ambasciatore italiano all'Onu chiede che l'Assemblea Generale riprenda in esame il tema della moratoria universale della pena di morte sulla base proprio del documento presentato a dicembre.

L'associazione "Nessuno tocchi Caino" invita a firmare una petizione online per "una moratoria universale delle esecuzioni, in vista della completa abolizione della pena di morte". "Dopo l'abolizione della schiavitù e l'interdizione della tortura, il diritto a non essere uccisi a seguito di una misura giudiziaria dev'essere un altro comune denominatore, una nuova e irriducibile dimensione dell'essere umano che fa di tutti noi un'unica comunità" - riporta l'appello che chiede "alle Nazioni Unite di liberare la Comunità internazionale da questo anacronismo e di stabilire una moratoria universale delle esecuzioni, in vista della completa abolizione della pena di morte".

Ma il nuovo Segretario generale dell'Onu Ban Ki Moon stupisce tutti affermando che "la pena capitale è una questione la cui decisione spetta a ogni singolo stato". Nel suo incontro con la stampa al giorno dell'esordio il neo Segretario generale devia chiaramente da quella che era stata in passato la posizione nettamente contraria alla pena di morte del suo predecessore Kofi Annan. "Come Segretario generale sono contro l'impunità - ha detto - ma spero anche che la comunità internazionale ponga il dovuto omaggio a tutti gli aspetti della legge umanitaria. Farò del mio meglio per rafforzare la legalità".

E sull'esecuzione di Saddam Hussein, Ban Ki Moon ha fatto intendere che l'Iraq aveva il diritto di eseguire la condanna a morte: "Saddam Hussein è stato responsabile di orrendi delitti e d'indicibili atrocità contro il suo popolo, non dovremmo mai dimenticare l'estensione dei suoi crimini" - ha detto nel suo primo commento all'impiccagione dell'ex dittatore iracheno. La questione ha già suscitato polemiche ed è già arrivata sul tavolo della portavoce di Ban, Michele Montas, che ha dovuto assicurare come il Palazzo di Vetro non abbia mutato opinione nei confronti della pena capitale. "Il Segretario generale - ha detto la Montas - ha semplicemente voluto lasciare agli Stati membri il compito di decidere delle proprie leggi". Di fronte alle pressioni dei giornalisti, però, la stessa Montas ha dovuto promettere che chiederà chiarimenti al nuovo Segretario generale dell'Onu.

Netta invece la condanna di Amnesty International che ne ha deplorato l'esecuzione: "Amnesty International si oppone alla pena di morte in tutti i casi, poiché è una violazione del diritto alla vita e una punizione estrema, crudele, inumana e degradante. Rappresenta un oltraggio in un caso come questo, in cui è stata imposta al termine di un processo iniquo nel quale l'esecuzione è sembrata un verdetto già scritto e al quale la Corte d'appello ha dato ben poca legittimità" - dichiara un comunicato dell'associazione. Amnesty International aveva accolto con grande soddisfazione la decisione di chiamare Saddam Hussein a rispondere dei crimini commessi sotto il suo regime, "ma ciò avrebbe dovuto essere fatto in un processo equo" - nota l'associazione.

E uno degli avvocati dell'ex rais, Emmanuel Ludot ha scritto al neo Segretario generale delle Nazioni Unite per chiedergli di istituire una commissione di inchiesta sull'esecuzione di Saddam. Nella nota l'avvocato afferma che Saddam Hussein era un "prigioniero di guerra" e quindi, in base alla convenzione di Ginevra, doveva essere fucilato e non impiccato. L'avvocato definisce inoltre come "inaccettabili" le condizioni dell'esecuzione e denuncia che il video dell'impiccagione del rais realizzato con un cellulare "costituisce una violazione dei diritti di Saddam". Il legale francese chiede infine di sapere perche' l'Onu non abbia preso "le necessarie precauzioni per assicurare un minimo di dignità per un prigioniero di guerra".

Il filmato dell'esecuzione dell'ex-raìs mostra alcuni funzionari sciiti deridere l'ex-dittatore poco prima dell'impiccagione mentre intonano il nome dello sciita radicale Moqtada al-Sadr, leader dell'Esercito di al-Mahdi. "Il filmato - ha detto il consigliere per la sicurezza nazionale del primo ministro Nouri al-Maliki - arreca gravi danni su tutti i fronti: su quello della riconciliazione nazionale, del dialogo, della politica dei Paesi arabi verso la guerriglia e della violenza". Secondo Khudayer al-Khuzai, avente funzioni del ministro della Giustizia attualmente all'estero, alcune guardie avrebbero violato l'ordine di non portare cellulari o videocamere. [GB]

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