Fao: cresce numero degli affamati, sono 854 milioni

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Sono 854 milioni le persone nel mondo che soffrono la fame e il numero non è mai calato dal 1990-1992. Lo afferma il Rapporto annuale della FAO sullo stato di insicurezza alimentare nel mondo (Sofi), presentato oggi a Roma. A dieci anni dal Vertice mondiale dell'alimentazione di Roma che aveva promesso di dimezzare il numero degli affamati entro il 2015 il numero degli affamati è anzi aumentato. "A dieci anni di distanza, ci confrontiamo con una triste verità, non c'é nessun progresso verso quell'obiettivo" - ha ammesso Jaques Diouf, direttore generale della Fao. Il calo da 823 a 820 milioni di persone localizzati nei Paesi in via di sviluppo "é da attribuire ad un errore statistico" - ha aggiunto Diouf. Nessun progresso, dunque, anzi, se possibile, un peggioramento della situazione rispetto a dieci anni fa e le tendenze più recenti non lasciano spazio all'ottimismo, sottolinea la Fao che ha registrato un aumento di 26 milioni di persone sottoalimentate nel periodo 1995-1997 e 2001-2003, a seguito, invece di un netto calo di 80 milioni durante gli anni '80.

"Il mondo di oggi è più ricco di quello di 10 anni fa e le risorse alimentari sono più abbondanti - ha detto Diouf - ma, manca la volontà politica di mobilitare queste risorse in favore degli affamati". Le ultime rilevazioni della Fao si riferiscono al periodo 2001-2003 e tracciano un quadro a tinte fosche: sono ancora 854 i milioni di persone sottoalimentate nel mondo, di cui 820 milioni vivono nei Paesi in via di sviluppo, 25 milioni nei Paesi in transizione e 9 milioni nei Paesi industrializzati. Nel 1996, oltre 180 capi di Stato e di Governo avevano firmato la Dichiarazione di Roma in cui era contenuto l'ambizioso obiettivo di riuscire a dimezzare il numero degli affamati entro il 2015 e portarlo a 412 milioni. "I leader dei 185 paesi che partecipavano al Vertice in quell'occasione hanno definito la fame nel mondo inaccettabile e intollerabile - ha ricordato sempre Jacques Diouf- e mi rincresce dire che oggi la situazione continua a rimanere intollerabile e inaccettabile, forse anche di più perché nel frattempo sono trascorsi dieci anni. La logica del 'business as usual' non sarà sufficiente".

Preoccupante la situazione dell'Africa - "la sfida più grande da affrontare" - in particolare quella sub-Sahariana, dove il numero di persone sottoalimentate è passato da 169 milioni nel 1990-92 a 206.2 milioni nel 2001-03. Nell'Africa sub-Sahariana, l'Aids, le guerre e le catastrofi naturali sono stati ostacoli alla lotta contro il fame, in particolare nel Burundi, in Eritrea, in Liberia, in Sierra Leone e nella Repubblica democratica del Congo, Paese per cui si registrano le maggiori preoccupazioni dell'agenzia poiché dal 1998 al 2002 c'é stata una guerra e il numero di affamati é triplicato passando da 12 a 37 milioni di persone, cioé il 72% della popolazione. L'Africa centrale, poi, registra una punta di 46.8 milioni di persone sottoalimentate nel 2001-03, cioé il 56% della popolazione (la percentuale era del 36% nel 1990-92). L'Asia ed il Pacifico, così come l'America latina ed i Caraibi sono le uniche zone, secondo il rapporto Fao, che hanno registrato una riduzione del numero e della percentuale assoluti di persone sottoalimentate.

Per cambiare la situazione, la Fao insiste sull'esigenza di aumentare gli investimenti in agricoltura e nelle zone rurali, dove la fame si concentra. "Il settore agricolo è spesso il motore dello sviluppo per le economie rurali - si legge nel rapporto - e l'aumento del rendimento agricolo può aumentare le derrate alimentari, ridurre il loro prezzo ma anche mobilitare l'economia locale generando la richiesta di beni e servizi". Il rapporto, infine, pone l'accento sul "circolo vizioso della fame e della povertà" - affermando che la fame non è solo una conseguenza della povertà ma è anche una delle cause, perché "nuoce gravemente alla salute ed al produttività delle persone".

"La fame non è causata da scarsità di cibo, ma da
un'ingiusta distribuzione del cibo e dalla mancanza di accesso e controllo" - commenta ActionAid International e "non è possibile avere alcuna riduzione sostanziale della fame senza investimenti in agricoltura e sviluppo rurale. ActionAid denuncia attraverso il rapporto di "Affamati di soluzioni" che i livelli globali di Aiuto pubblico allo Sviluppo destinati all'agricoltura sono crollati da 6,7 miliardi di dollari nel 1984 a 2,7 miliardi di dollari nel 2002. "I governi e le istituzioni finanziarie internazionali hanno mostrato scarsa volontà di portare avanti azioni politiche concrete per sconfiggere la fame e la povertà nel mondo". "Affrontare problemi strutturali come ad esempio l'accesso e il controllo della terra da parte delle donne è un fattore fondamentale che determina sicurezza alimentare e il definitivo sradicamento della povertà per le popolazioni rurali" - conclude ActionAid. Intanto a pochi giorni dal summit a Roma dei capi di stato per il 32° Comitato per la Sicurezza Alimentare della FAO (2-4 novembre), sono in corso il 30 a 31 ottobre le azioni dello Special Forum FAO della società civile. [GB]

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