Rete Disarmo: sbaglia Prodi a proporre la fine embargo di armi alla Cina

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"Stupore e dispiacere" della Rete Italiana per il Disarmo per le dichiarazioni rilasciate dal presidente del Consiglio Romano Prodi a Pechino riguardo all'auspicata fine dell'embargo di armi dell'Unione europea (Ue) alla Cina. "Non si può porre termine a una decisione tanto importante e pregnante che ha avuto molte conferme nel corso degli anni con risoluzioni del Parlamento europeo affermando semplicemente che 'non cambierebbe nulla'"- sottolinea la Rete Italiana Disarmo.

"L'embargo guarda più al passato che al presente" - ha detto il presidente del Consiglio sottolineando che oggi è una "grande discriminazione" per la Cina. "Dovremmo risolvere tale questione il più velocemente possibile - ha aggiunto Prodi- perché non si può aspettare".

"In realtà la situazione in Cina e in tutto il mondo dovrebbe spingere i governi, in particolare quello italiano, a ripensare le norme relative alla produzione e alla commercializzazione di armi, oggi dominate solo da logiche affaristiche e di interesse strategico" - ribadisce invece la Rete Italiana Disarmo. Come già fatto in occasione di analoghe dichiarazioni rilasciate in passato dagli allora presidente del Consiglio e presidente della Repubblica Berlusconi e Ciampi, la Rete Disarmo si oppone decisamente all'ipotesi di cancellare l'embargo verso la Cina, soprattutto se questa decisione non mostra di tenere in alcun conto la problematica situazione di questo paese.

Il network di associazioni pacifiste sottolinea due elementi di preoccupazione: "le continue violazioni dei diritti umani compiute dalle autorità cinesi" e "il rischio di triangolazioni di armi". "Non basta solo chiedere con dichiarazioni e appelli un maggiore rispetto dei diritti umani: bisogna anche evitare di fornire quegli strumenti che, direttamente o indirettamente, sono utili a tenere sotto minaccia parti consistenti della popolazione, impedendo loro di esprimersi liberamente" - afferma il comunicato della Rete Disarmo. E aggiunge che "per quanto riguarda il secondo aspetto, nel recente passato diverse sono state le segnalazioni di accordi stretti dalla Cina con paesi del sud del mondo (in particolare africani, tra cui il Sudan) in cui le contropartite per la fornitura di armi consistono principalmente in diritti di sfruttamento di risorse. Con la fine dell'embargo, anche armi italiane potrebbero finire a sostenere regimi e interessi di speculazione che vanno a danno di popolazioni già fortemente sfruttate".

Il network pacifista ricorda inoltre che "la legislazione italiana impedisce la fornitura di armi a paesi fortemente indebitati o che destinano maggiori risorse agli armamenti rispetto alla sanità o all'istruzione; la legge italiana (modificata nel 2003) continua inoltre a prevedere l'impossibilità di esportazione verso paesi in cui siano segnalate gravi violazioni dei diritti umani o che siano sotto embargo da parte di istituzioni internazionali. Per questi motivi, la Cina dovrebbe essere al di fuori del gruppo dei clienti italiani, mentre le ultime relazioni governative la pongono nella lista dei paesi destinatari di armi "made in Italy" e partner del nostro paese in alcuni accordi di cooperazione militare".
"Il governo italiano dovrebbe cessare di violare una legge dello Stato" - afferma il gruppo della Rete che si occupa dell'export italiano di armi - e impegnarsi per un maggiore controllo sul nostro export, non certo per indebolire le maglie dei controlli internazionali.

La Rete Italiana per il Disarmo, infine, si dichiara fortemente stupita per il fatto che dichiarazioni di questo tenore siano giunte dal presidente del Consiglio Prodi che, insieme a diversi ministri del proprio Governo e numerosi esponenti di spicco della maggioranza, ha sostenuto negli ultimi mesi la Campagna internazionale Control Arms avente per obiettivo la promozione di un Trattato internazionale sul commercio di armi che fornisca regole certe ad un settore per ora completamente sregolato e incontrollabile. Ricordiamo che la Rete Italiana per il Disarmo è promotrice italiana della campagna Control Arms, insieme ad Amnesty International (che ne è anche promotrice internazionale).

Anche la Sezione italiana di Amnesty International ha emesso un comunicato che critica le dichiarazioni del presidente del Consiglio sull'opportunità di cancellare l'embargo sulle armi alla Cina. "Il governo, confermando un orientamento già espresso da quello precedente, sembra non tener conto del fatto che l'embargo europeo venne adottato nel 1989, a seguito delle violazioni dei diritti umani legate alla repressione del movimento di Tiananmen, e che purtroppo il quadro della situazione non è mutato" - sottolinea Amnesty auspicando che il governo receda dal tentativo di promuovere la cancellazione dell'embargo europeo sulla vendita di armi in Cina. [GB]

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