Wto: falliti i dialoghi, i Paesi poveri ne pagano il prezzo

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"Il fallimento dei dialoghi di Ginevra dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) è un chiaro segnale di come le nazioni industrializzate del mondo non vogliono mettere in agenda lo sviluppo dell'agricoltura e del commercio delle nazioni in via di sviluppo", che continuano a subire "un rampante sfruttamento economico". E' il commento del padre gesuita Cedric Prakash, attivista per i diritti umani noto in tutto il mondo che ad AsiaNews spiega il perché i colloqui informali del Wto siano caduti nel nulla. "Per diversi secoli - spiega il gesuita - il cosiddetto Terzo mondo, che ora è divenuto il mondo in via di sviluppo, è stato il termine ultimo dell'economia mondiale. Dopo il rampante sfruttamento delle proprie risorse, queste nazioni si trovano ora soggette a pratiche di commercio ingiuste che in ultima analisi aiutano i ricchi a divenire più ricchi e costringono i poveri a cadere in miseria".

Gli incontri si sono articolati fra i rappresentanti di India, Australia, Brasile, Giappone, Stati Uniti ed Unione Europea: sono proprio questi ultimi due membri che, secondo il ministro indiano del Commercio, "hanno fatto collassare i buoni propositi dell'incontro". Infatti, nonostante le promesse siglate nell'ultimo G8, Bruxelles e Washington si sono opposti alla libera scelta da parte delle nazioni in via di sviluppo dei campi economici da aprire alla competizione estera. Al centro della discordia i sussidi agricoli e Stati Uniti ed Unione Europea hanno fatto collassare l'incontro, accusandosi poi a vicenda per il fallimento. L'intesa all'interno del G6 era ritenuta una precondizione indispensabile per giungere poi ad un accordo globale tra i 149 Paesi del Wto.

Il blocco dell'accordo determina che rimarranno invariate le tariffe e il livello dei sussidi nelle economie occidentali. "Ciò significa" - segnala la Focsiv - "che i paesi più poveri continueranno a subire il dumping dei paesi ricchi perché i sussidi all'esportazione non verranno eliminati, che i produttori di cotone dell'Africa non riusciranno a vendere il loro cotone perché quello sovvenzionato degli USA costa meno, e inoltre che i paesi meno avanzati non potranno usufruire della possibilità di esportare i loro prodotti esenti da dazi e limitazioni quantitative verso i mercati occidentali, una delle concessioni a loro favore negli accordi raggiunti finora".

"In un mondo in cui occorre prendere atto del mutato contesto geopolitico con più attori e soprattutto con la determinazione di giocare il loro nuovo ruolo, occorre comprendere che le relazioni internazionali non possono essere basate su giochi di forza ma sulla collaborazione/cooperazione che solo nel multilateralismo trova la sua espressione" - sostiene Sergio Marelli, direttore generale di Volontari nel mondo - Focsiv. L'unico elemento di speranza è la dichiarazione da parte dei sei di rimanere legati al sistema multilaterale e alla conclusione del Doha Round. "Se sciaguratamente questa sospensione verrà ufficializzata al prossimo Consiglio Generale dell'OMC che inizia dopodomani a Ginevra, - sostiene Marelli - ci auguriamo perlomeno che questa pausa serva a rimettere lo sviluppo al primo posto dell'agenda di Doha e a considerare come i beni comuni non possano essere sacrificati agli interessi delle agende nazionali".

"Alla luce di questo chiediamo al Ministro per le Politiche Comunitarie con delega al Commercio Internazionale Emma Bonino di sostenere il multilateralismo nelle relazioni internazionali e il principio di una "sospensione a tempo determinato" per una più rapida e veloce ripresa del negoziato". La Focsiv rimane in attesa dell'incontro richiesto con il Ministro Emma Bonino proprio in vista del Consiglio Generale dell'Omc dalla quale finora non ha avuto ricevuto nessun cenno di risposta. "Sbalordisce l'atteggiamento della Ministra Bonino che con questo silenzio interrompe una buona prassi di concertazione con le Ong alla quale ci aveva abituati il precedente Governo" - conclude Marelli. [GB]

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