R.d.Congo: un mese al voto

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Quarant'anni: trenta di guerra civile, dieci di transizione. È dal 1960, anno dell'indipendenza, che la Repubblica Democratica del Congo (RDC) attende le sue prime elezioni libere e democratiche. La data è fissata per il prossimo 30 luglio. "Siamo testimoni dell'impazienza della popolazione, che vuole farla finita con la situazione politica drammatica che ha portato miserie indescrivibili, sofferenze indicibili e innumerevoli morti" - affermano i membri del Comitato Permanente della Conferenza Episcopale della RDC (CENCO) al termine della loro sessione straordinaria tenutasi dal 21 al 24 giugno. "Siamo testimoni della volontà del popolo di arrivare, al più presto, all'instaurazione di uno Stato di diritto. Il nostro popolo non merita questo pesante fardello di incertezza del domani, di crescente insicurezza e di miseria intollerabile". I vescovi rivolgono un appello a tutti per il rispetto delle regole democratiche, partendo dal rispetto della libertà di stampa, alla quale "deve però corrispondere una corretta informazione da parte degli operatori dei media".

E chiedono ai candidati di evitare toni polemici durante la campagna elettorale, invitando tutti a un "dialogo, positivo e consensuale, che miri a calmare gli spiriti e a pacificare i cuori, affinché le elezioni si svolgano in un clima di concordia nazionale, di perdono e di riconciliazione". Attacchi personali all'attuale presidente di transizione, Joseph Kabila, sono in atto da tempo e in un paese tuttora diviso in feudi il rischio che divampino focolai di guerra non è poi così remoto. Alla prima delle quattro tornate elettorali che si svolgeranno dal 30 luglio alla fine dell'anno più di 25 milioni di congolesi sono chiamati ad eleggere tra 31 candidati il nuovo presidente: si tratta del più importante appuntamento africano del 2006. La campagna elettorale è cominciata il 30 giugno "ma nei confronti di Joseph Kabila è iniziata prima", spiega padre Nazareno Contran, missionario comboniano da nove anni nel Paese e direttore della rivista "Afriquespoir".

"Tra i più avvantaggiati - enumera Louis Adjétey Kouevi, giornalista della stessa testata - vi sono oltre a Kabila, Azarias Ruberwa (a capo del Rassemblement Congolais pour la Democratie-Goma fondato con il supporto del Rwanda) e Jean-Pierre Bemba (leader del Mouvement de Liberation Congolais, ex-gruppo ribelle sostenuto dall'Uganda): tutti e tre arrivati al potere con le armi, i primi due attualmente presidente e vice-presidenti del Paese". Kabila è il candidato preferito dalla comunità internazionale, Usa, Francia, Belgio e Gran Bretagna tra tutti. Tra le altre figure di spicco vi sono Arthur Zahidi Ngoma (rappresentante dell'opposizione civile) e, dopo la rinuncia di Etienne Tshisekedi, Antoine Gizenga, un fedelissimo di Patrice Lumumba, importante figura della storia indipendentista congolese.

La svolta politica si preannuncia molto delicata e paure e tensioni aleggiano sul processo elettorale. La guerra, che ha causato circa 4 milioni di morti tra il 1998 e il 2002, si è conclusa nel 2003 ma gli attacchi militari proseguono in alcune parti del paese: il Nord Katanga, i due Kivu e il distretto dell'Ituri sono "zone rosse" per eccellenza. La Comunità internazionale ha deciso di rafforzare la Missione Onu in Congo (Monuc): oltre ai 17mila i caschi blu - in gran parte di stanza nell'est del paese - potrà contare sul supporto di una forza militare europea composta da 800 uomini presenti in Congo e di altri 1200 militari stanziati in Gabon.

L'Italia, invece, vedrà partire un Corpo civile di pace volontario che aderisce al progetto di sostegno al processo di pacificazione e di democrazia, in risposta alle richieste della società civile congolese. "C'è una grande attesa per l'arrivo dei volontari italiani nei Kivu - riprende padre Contran - perché tra la popolazione è ancora vivo il ricordo della precedente missione italiana di solidarietà, nel 2001, in periodo di piena guerra". Il progetto, promosso dall'associazione "Beati i costruttori di pace" e da "Chiama l'Africa", è sostenuto da numerosi comuni ed enti pubblici italiani - e vedrà impiegati come osservatori elettorali una sessantina di volontari, che saranno parificati a tutti gli effetti - tranne che per la paga , essendo volontari - agli incaricati dell'Unione europea o della Fondazione Carter che abitualmente vigilano sulle urne. "Il significato della nostra presenza nei Kivu è quello di rassicurare la popolazione sul corretto svolgimento delle elezioni e sull'affidabilità dei risultati, di scoraggiare eventuali casi di intimidazione o di pressione nei confronti degli elettori", affermano i promotori. E tentare di costruire intorno al progetto una rete di sostegno politico per allargare la sensibilità in Italia sulle vicende dell'Africa Centrale.

di Cinzia Agostini

La scheda di Unimondo:

Al centro del continente africano, la Repubblica Democratica del Congo (RDC) è ricca di metalli e minerali preziosi dal ferro all'oro e ai diamanti, dall'uranio e al petrolio. All'indipendenza dal Belgio nel 1960 seguì il governo del leader Patrice Lumumba fino al 1965 quando il comandante Joseph Mobutu prese il potere con un colpo di stato. Il paese fu ribattezzato Zaire e Mobutu (sostenuto da Francia, Belgio e Stati Uniti) per anni resistette agli attacchi dei ribelli, tenendo a bada l'avanzata di forze quali il Fronte di Liberazione Congolese (FLC) di Laurent Kabila. Il dominio di Mobutu iniziò a vacillare all'inizio degli anni '90 col venir meno degli aiuti internazionali. Nel 1997 Kabila conquistò con le armi la capitale e si autoproclamò presidente. Qualche giorno dopo Mobutu morì in esilio.

La guerra che ha sconvolto il paese dal 2 agosto 1998 al 30 giugno 2003 è stata denominata "la prima guerra mondiale" africana: ha visto implicati sette eserciti stranieri e una miriade di gruppi ribelli coinvolti in un inestricabile gioco di alleanze e di distruzione che ha causato oltre quattro milioni di morti, il maggior numero dopo la seconda guerra mondiale. Con l'assassinio di Laurent Kabila nel 2001 è succeduto al potere il figlio, Joseph Kabila, allora comandante in capo dell'esercito. Da questo momento, con il sostegno internazionale, ha avuto inizio il "Dialogo Intercongolese" culminato nel dicembre 2002 con la firma degli Accordi di Pretoria.

Il 30 giugno 2003 è cominciato il "Periodo di Transizione" per approvare una nuova Costituzione e portare il Paese a libere elezioni democratiche. In base agli accordi tra le diverse parti si costituirono una presidenza con quattro vice-presidenti; un parlamento con 500 deputati e 120 senatori; cinque Istituzioni di appoggio alla democrazia (Commissione Elettorale Indipendente, Alta Autorità di Verifica dei Media, Commissione Verità e Riconciliazione, Osservatorio sui Diritti Umani, Commissione Etica e per la Lotta contro la Corruzione).

La Commissione Elettorale Indipendente (CEI), assistita dalla MONUC (Forze di pace dell'Onu) e dalle istituzioni della comunità internazionale è riuscita ad organizzare la registrazione negli elenchi degli aventi diritto al voto oltre 25 milioni di cittadini. Il 19 dicembre 2005, attraverso un referendum popolare è stata approvata la nuova Costituzione, elaborata dalle istituzioni della Transizione. La sua promulgazione e la successiva approvazione della legge elettorale - avvenuta il 9 marzo 2006 - hanno aperto la strada all'indizione delle quattro tornate elettorali previste: elezioni presidenziali e legislative; elezioni dei consigli provinciali ed eventuale ballottaggio per le presidenziali; elezione indiretta, da parte dei consigli provinciali, di senatori e governatori di provincia; elezione di consigli comunali, circoscrizionali e di villaggio. [C.A.]

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