Kofi Annan scrive al governo italiano sui tagli alle agenzie Onu

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In una lettera inviata il 2 marzo scorso all'ambasciatore italiano alle Nazioni Unite, e di cui Lettera22 è entrata in possesso, il segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, esprime "profonda preoccupazione" per la possibilità che il governo italiano decida "di ridurre o di eliminare completamente i contributi volontari ai Fondi e ai Programmi delle Nazioni Unite nel 2006". Nella lettera, pubblicata ieri dal quotidiano 'il manifesto', Annan ricorda gli impegni presi dalla comunità internazionale per "il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio entro il 2015". Le agenzie delle Nazioni Unite, scrive Annan, stanno giocando in questo contesto "un ruolo essenziale e molto visibile". "Il costante sostegno finanziario ai Fondi e ai Programmi delle Nazioni Unite da donatori importanti come l'Italia e' essenziale", sottolinea Kofi Annan. Ma, soprattutto, la decisione di tagliare i contributi volontari alle agenzie Onu mette in pericolo il ruolo di "leadership" dell'Italia. "Qualsiasi decisione che possa minare questo ruolo", conclude Annan, "sarebbe una perdita per le Nazioni Unite e per l'Italia".

Kofi Annan ha parlato. Fin dall'inizio della vicenda dei tagli ai contributi volontari per le principali agenzie dell'Onu, decisi dalla Farnesina il 16 febbraio scorso, era filtrata la notizia che prima o poi una risposta ufficiale dal Palazzo di Vetro sarebbe arrivata. E così è stato. In data 2 marzo, Kofi Annan ha preso carta e penna e ha scritto all'ambasciatore italiano presso le Nazioni Unite Marcello Spatafora. Non gira attorno al problema il segretario generale: "Scrivo per esprimere la mia profonda preoccupazione riguardo la possibilità che il suo governo possa decidere di ridurre o di eliminare totalmente i suoi contributi volontari ai Fondi e ai Programmi delle Nazioni Unite nel 2006".

Un inizio che va subito al nocciolo della questione. E spiega anche il perché. Nella corsa per il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio entro il 2015, impegno sottoscritto da tutti i paesi, il ruolo delle agenzie Onu è "essenziale e molto visibile". Non solo. Annan ricorda anche che le agenzie dell'Onu sono fondamentali anche nel far fronte alle crisi umanitarie, ai problemi più generali dello sviluppo, alle violazioni dei diritti umani e alla minaccia delle pandemie. Tutte aree d'azione importanti, considerate dalla comunità internazionale "fondamentali per la sicurezza, la stabilità e la prosperità internazionali". Per poter funzionare, però, il sistema Onu ha bisogno del "sostegno finanziario costante e continuato ai Fondi e ai Programmi delle Nazioni Unite da parte di donatori importanti come l'Italia".

Sottolineature senza una sbavatura. Che possono sembrare quasi scontate. Ma che evidentemente tali non sono per il nostro ministero degli esteri. Mentre insomma l'unilateralismo veniva in parte abbandonato persino dai neocon americani, in Italia facevamo i più realisti del re. Tagliare i fondi in realtà, per Kofi Annan, significa proprio questo: chiudere gli occhi su una nuova politica di riforma nel rapporto stesso tra stati e Onu. Annan non tralascia neanche di sottolineare che la decisione di tagliare i contributi volontari alle agenzie Onu mette in pericolo il ruolo di leadership dell'Italia in ambito internazionale. E riduce la forza negoziale del paese. Lo sa bene l'Olanda, forte donatore, che non ha caso si è appena vista attribuire il posto del n. 2 all'Undp. E lo sa la Spagna, che ha appena promosso la prima commissione mista governo spagnolo-Onu subito dopo aver raddoppiato il contributo del Paese al sistema, investendo risorse e diplomazia nel multilaterale. Una scommessa cui sembra proprio che Roma non creda.

Che la lettera sarebbe stata scritta da Kofi Annan in persona si era saputo praticamente subito. Proprio dal Palazzo di Vetro infatti era arrivato un ordine di scuderia preciso: nessuno risponda alla vicenda tagli, ci penserà il segretario generale. La filiera si era subito attivata quando il primo articolo de il manifesto, uscito il 19 febbraio, tre giorni dopo l'ormai nota delibera, era arrivato sul tavolo di Kemal Dervis, l'amministratore del Programma per lo sviluppo (Undp), l'agenzia più importante dell'Onu, quella che di fatto traccia il solco politico dell'intero sistema.

A quel punto, i portavoce delle diverse agenzie sono restati con le bocche cucite. In attesa che parlasse il segretario generale. Un segnale inequivocabile che il Palazzo di Vetro non riteneva la delibera un semplice fatto amministrativo, come debolmente sostenuto nelle poche e laconiche uscite della Farnesina sulla stampa. La prima debole difesa d'ufficio era stata affidata all'agenzia "Velino diplomatico". Poi era toccato al portavoce del ministro Fini che confermava il 22 febbraio al Telegiornale svizzero il "doloroso ridimensionamento", attribuendo di fatto i tagli alla mannaia della Finanziaria. Una posizione che è poi stata ribadita a Radio vaticana il 27 febbraio, nel programma di Lucas Duran, dal direttore generale della Cooperazione Giuseppe Deodato.

Di fatto, la Farnesina si è ben guardata in questi venti giorni dal prendere una posizione ufficiale, preferendo adottare, come ha rivelato il manifesto venerdì scorso, una nuova linea. Arrivare presto a un nuovo direzionale che seppellisca la vecchia delibera del 16. Bisognerà aspettare quell'appuntamento per conoscere la fine della storia.

Emanuele Giordana e Irene Panozzo
Fonte: Lettera 22

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