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Sicilia: censura sul giornalismo d'inchiesta
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Nelle scorse settimane il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi è stato in visita in Sicilia. In una delle tappe del suo viaggio ha lanciato un vero e proprio appello alla società civile e alla politica a battersi contro la mafia, contro questa struttura criminale che non è e non può essere invincibile. Parole importanti, ma che hanno un peso ancora più importante dato il luogo da cui sono state lanciate: Ragusa.
Probabilmente nessuno ha informato il Presidente di questo, ma a pochi chilometri, forse metri, da dove lui ha pronunciato il suo discorso vive Carlo Ruta. Carlo è un giornalista d'inchiesta che da tantissimi mesi sta subendo una vera e propria persecuzione per il suo impegno nel documentare e denunciare i poteri forti ragusani. Nel dicembre 2004 il suo sito viene oscurato e chiuso d'autorità. Inizia un calvario che dura tutt'ora, un calvario fatto di accanimenti giudiziari e intimidazioni.
Ma Carlo non si è mai arreso. Pochi giorni dopo apre un nuovo sito dove ripropone gli stessi identici contenuti del sito precedente. Inchieste, denunce, approfondimenti, articoli e reportages. Un vero e proprio spaccato sulla società siciliana e sulle reti di malaffare, di poteri forti e connivenze mafiose. Materiale scottante e pesante, molto pesante per molti. Infatti ben pochi hanno il coraggio di denunciare quel che Carlo Ruta sta subendo, di informare su quel che sta accadendo. Tra i pochi Riccardo Orioles, Censurati.it e PeaceLink, che nel settembre scorso lo ha invitato a raccontare la sua storia ad un convegno organizzato a Pescara insieme all'Associazione Metro Olografix sulla censura. In quell'occasione Carlo racconta la sua pesante situazione e come qualcuno non si è accontentato dell'oscuramento del sito o di essere riuscito a farlo condannare ad una pesante multa. L'obiettivo è quello di tappargli definitivamente la bocca, metterlo a tacere mettendolo in galera. In questa maniera sperano che il suo lavoro d'inchiesta possa essere definitivamente silenziato.
Da allora la situazione si è fatta ancora più pesante e Carlo rischia seriamente la sua libertà personale. La libertà di porre domande scomode, di chiedere la verità su fatti importanti della nostra storia, come la strage di Portella della Ginestra o l'omicidio Spampinato, o su storie di ordinaria ingiustizia quotidiana italica.
Carlo Ruta è una voce preziosa, così come tutto quel che sta subendo dai poteri forti toccati nel vivo dalle sue inchieste, dell'impegno civile e dell'informazione, di quell'informazione libera e d'inchiesta di cui in Italia si sente la mancanza da troppo tempo. Proprio per questo l'impegno perché non venga messa a tacere è sempre più importante. Non facciamo calare il silenzio, l'indifferenza e il cinismo. Meglio agire oggi e non aspettare cerimonie commemorative fra vent'anni. Come accaduto tante troppe volte. Mario Francese, Peppino Impastato, Beppe Alfano, De Mauro, Pippo Fava ce lo ricordano. La lotta alla mafia, al malaffare e ai potentati economico-politici non hanno bisogno di parole retoriche ma di fatti, impegno vero. Come quello di Carlo Ruta.
di Alessio di Florio