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Perù: arrestato Fujimori, ora verità e giustizia
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Alberto Fujimori, l'ex presidente del Perù fuggito in Giappone cinque anni fa per evitare di finire sotto processo in patria per corruzione e violazione dei diritti umani, è stato arrestato a Santiago del Cile. Ora dovrà essere la Corte Suprema cilena a decidere dell'eventuale estradizione di Fujimori, giunto a Santiago ieri sera dal Giappone, Paese dove risiede e del quale ha la cittadinanza. Fujimori è accusato di aver contribuito pesantemente al bilancio finale di vent'anni di conflitto interno che ha portato la morte di 69.280 morti o desaparecidos, vittime del terrorismo politico e della repressione statale. Questa stima è il risultato di 22 mesi di indagine realizzata dalla Commissione della Veritá e Riconciliazione (CVR) del Perù, composta da 12 membri e presieduta da Salom㳀n Lerner Febres (preside della Pontificia Universita' Cat㳀lica di Lima) e integrata, tra gli altri, da padre Gast㳀n Garatea e dal pastore evangelico Humberto Lay Sun, oltre che da monsignor Luis Bambarén Gastelumendi, vescovo di Chimbote, in qualità di osservatore.
Quest'orribile saldo é maggiore delle stime indipendenti di 30.000 morti e desaparecidos della dittatura militare in Argentina (1976-1983) e risulta essere il secondo più grave dell'America Latina dopo le 200.000 vittime (in maggioranza maya) della repressione della guerra civile in Guatemala (1960-1996). La maggioranza delle vittime viveva nelle zone rurali (79%), tre su quattro parlavano quechua, il 68% aveva conseguito un'educazione primaria completa o incompleta. Inoltre la CVR ha constatato che nei dipartimenti andino sud-occidentale di Ayacucho - dove si inizi㳀 la guerra, si é concentrato il 40% dei morti e desaparecidos, proporzione che sale all'85% se si sommano i casi registrati a Huanuco, San Martin, Huancavelica e Apurimac, nel sud. La Commissione e' pesante nei confronti dell'allora arcivescovo di Ayacucho Luis Cipriani (ora Cardinale di Lima, dell'Opus Dei) "che ostacolo' le attivita' delle organizzazioni della Chiesa impegnate sui diritti umani", mentre "negava l'esistenza della loro violazione nella sua giurisdizione".
Secondo CVR, il principale responsabile dei morti e desaparecidos é Sendero Luminoso a cui attribuisce il 54% delle vittime, segnalando che si tratta di un caso eccezionale tra i gruppi guerriglieri e insurgentes dell'America Latina. Sendero Luminoso ha inflitto "una violenza estrema, di inusitata crudeltá, comprendendo anche la tortura e le sevizie come forme per castigare ed intimidire la popolazione civile che tentava di controllare", enfatizza il rapporto finale CVR aggiungendo che "Sendero negava il valore della vita e dei diritti umani". Non va dimenticato che il rapporto finale analizza anche le responsabilitá dei governi democratici di Belaude e Garcia e del dittatore Fujimori che "erano carenti nel comprendere e nel gestire adeguatamente il conflitto armato". In particolare si ritengono colpevoli i governi di Belaunde e Garcia per aver permesso in certe zone del conflitto, che la violazione dei diritti umani si trasformasse in pratica sistematica delle Forze Armate e non di ecceso di alcuni membri. Va sottolineato che in soli due anni, tra il 1983 e 1984 (durante il governo Belaude) si sono registrati il maggior numero di morti rispetto a tutta la guerra interna: ben 19.468 vittime che rappresentano il 28% del totale.
Il rapporto finale CVR é molto critico con il governo Fujimori: il golpe di stato del 1992 ha significado un "collasso dello Stato di diritto". Appare lo squadrone della morte conosciuto come gruppo Colina, vincolato all'ex capo dei servizi segreti di Fujimori, Vladimiro Montesinos, attualmente sotto processo per decine di imputazioni. Il testo segnala crimini orribili: "assassinio, scomparsa-desaparicion forzata, crudeli massacri", un linguaggio criminale usato dallo squadrone della morte Gruppo Colina per ubbidire agli ordini decretati dal Presidente Fujimori, dal suo braccio destro Vladimiro Montesinos, a cui la CVR attribuisce responsabilitá penali. Rispetto alle azioni delle Forze Armate - accusate del 31% di morti, la CVR arriva alla conclusione che "nel primo periodo si applic㳀 la strategia della repressione indiscriminata contro la popolazione civile, sospettata di appartenere a Sendero Luminoso". In una seconda tappa "questa strategia diventa più selettiva, continuando a violare i diritti umani". In alcuni momenti del conflitto, secondo la CVR, non si é trattato solo di eccessi individuali, bens㭀 di "pratiche generalizzate e/o sistematica violazione dei diritti umani".
Ma come e' potuto accadere che in un paese ancora cosi' disastrato e con un evidente deficit di democrazia, sia uscita da una fonte istituzionale una denuncia tanto lucida, documentata e propositiva? Vittorio Bellavite ha consultato Luis Mujica, uno dei responsabili CVR che racconta di un periodo di interregno, quello del presidente provvisorio Valentin Paniagua, nel quale la societa' civile e' riuscita ad imporsi e a ottenere la Commissione, effettivamente indipendente, con personalita' di alto livello morale. "Le conclusioni della Commissione non sono state digerite dai partiti, qualcuno ha voltato le spalle, altri hanno sostenuto che lo stato non poteva fare diversamente, che non aveva capito la situazione. Ora - dice Luis - dopo due anni dalla presentazione dell'inchiesta l'opinione pubblica lentamente sta diventando piu' consapevole, ma i mezzi di comunicazione non se ne interessano".
Secondo Luis il potere giudiziario e' relativamente autonomo ma molto lento e con pochi strumenti giuridici. Parallelamente alla redazione dell'Informe, nel 2003 su iniziativa di organizzazioni della societa' civile, e in particolare dell'area cristiana di base, si e' costituito il Movimento Para que no serepita. Ne fanno parte circa cento organizzazioni che hanno realizzato una marcia da Piura nel Nord fino al confine con la Bolivia da maggio a fine agosto. Nelle raccomandazioni finali la Commissione ha proposto riforme istituzionali per fare del Peru' un vero stato di diritto, riparazioni integrali alle vittime, un piano nazionale di accertamento delle fosse comuni, chiamata in giudizio dei responsabili, comunque provvedimenti amministrativi nei confronti dei colpevoli, tutela dei testimoni e amnistie e indulti solo negli stretti limiti stabiliti dalla Corte interamericana dei diritti umani [AT]
Altre fonte: Rai News 24