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Srebrenica: eventi, premi, libri e silenzio per ricordare l'eccidio
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In occasione del decimo anniversario del genocidio di Srebrenica, la Comunità della Bosnia ed Herzegovina in Italia invita i cittadini, le istituzioni e i mezzi di comunicazione a dedicare, il prossimo 11 luglio, un minuto di silenzio nel ricordo delle circa 10 mila vittime musulmane che furono uccise e inumate in fosse comuni dagli aggressori serbi. L'11 luglio 1995 le forze serbo-bosniache sotto il comando del generale Ratko Mladic e i paramilitari serbi di Arkan e di Vojislav Seselj entrarono nella città di Srebrenica - enclave sotto il controllo delle Nazioni Unite, presenti con uno sparuto drappello di soldati olandesi e, fino al 19 luglio successivo, ebbero il tempo e la libertà di compiere il peggiore dei massacri che il 19 aprile 2004 il Tribunale internazionale dell'Aja per l'ex Jugoslavia (Tpi) ha definito con il termine di "genocidio". Tra l'11 e il 19 luglio furono deportati e uccisi almeno 10.000 uomini considerati in "età militare": in realtà, molti di loro erano solo dei bambini o dei vecchi del tutto impossibilitati a tenere in mano un'arma. Molte donne furono inoltre rapite, stuprate e uccise dalla soldataglia serbo-bosniaca.
"L'obiettivo degli aggressori non era solo conquistare la città, né solo procedere con una strage etnica, uccidendo migliaia di musulmani. Loro obiettivo era minare, se possibile definitivamente, ogni possibilità di convivenza tra popoli che, invece, per secoli avevano convissuto tra loro pacificamente, creando in Bosnia una culla di civiltà laica e cosmopolita che ha sempre fatto dello scambio umano e culturale il suo più grande punto di forza" - spiega Enisa Bukvic, presidente della Comunità della Bosnia ed Herzegovina in Italia. "Non dimenticare Srebrenica è fondamentale anche per questo: per far capire a uno sparuto e violento gruppo di nazionalisti che la civiltà non arretra di fronte alla forza bruta, e che la convivenza tra i popoli non è un'utopia, né un male, perché la Bosnia è proprio nata e si è forgiata sul principio della convivenza e della multiculturalità" aggiunge Enisa Bukvic.
Il Comitato scientifico della Fondazione Alexander Langer ha deciso di attribuire a Irfanka Pasagic, presidente di Tuzlanska Amica, il Premio internazionale Alexander Langer 2005, dotato di 10.000 euro offerti dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano. Irfanka Pasagic, nata a Srebrenica nel 1953, nel corso della prima ondata di pulizie etniche è stata deportata raggiungendo insieme ad altri profughi, dopo varie traversie, la città bosniaca di Tuzla che dopo la caduta di Srebrenica nel luglio del 1995 fu invasa da una nuova ondata di profughi, perlopiù donne e bambini, vedove e orfani, tutti in condizioni terribili. Lì, nell'ambito della rete internazionale "Ponti di donne tra i confini", creata nel 1993 da "Spazio Pubblico" di Bologna, Irfanka ha fondato il centro "Tuzlanska Amica". Grazie a un progetto di "adozione a distanza", in questi anni è riuscita a dare una famiglia a oltre 800 bambine e bambini, e ora anche una casa agli orfani entrati nella maggiore età.
Per l'anniversario dell'eccidio di Srebrenica, l'Osservatorio sui Balcani, che da anni segue le vicende delle popolazioni della regione balcanica, ha preparato un dossier "A dieci anni da Srebrenica", che approfondisce la vicenda e la situazione attuale. Si tratta di un'inchiesta, che riporta numerose voci, sullo stato della città simbolo della pulizia etnica e della violenza razzista in Europa, per cercare di capire la Bosnia Erzegovina oggi, dieci anni dopo Dayton. E sempre l'Osservatorio sui Balcani, un una speciale rubrica, segnala tutte le iniziative nazionali e internazionali per ricordare l'eccidio. L'Osservatorio ha inoltre redatto un libro di approfondimento su "Srebrenica fine secolo"con saggi di Rada Ivekovic, Michele Nardelli, Svetlana Broz, Andrea Rossini ed altri.
Intanto, uno spettacolo teatrale, debuttato nel 2001 che parla dell'eccidio di Srebrenica è stato rappresentato anche a Tuzla ed a Sarajevo. Dicono: chi è sopravvissuto a Srebrenica non può dire di avere sentimenti in corpo, e chi non l'ha conosciuta, non può dire di aver visto la guerra in Bosnia. E' per questo che abbiamo voluto raccontare l'assedio e la caduta di Srebrenica - dicono i registi. Un'attrice sola sul palco per più di un'ora diventa narratrice e protagonista di una storia dove la Ragion di Stato e gli Interessi di Politica Internazionale, hanno giocato a Risiko con la vita di decine di migliaia di persone. Questo "spettacolo" ricorda le vittime e punta il dito sui carnefici: Aggressori e Aggrediti. [GB]