Cluster bombs, i nuovi soldati perfetti

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Sono "soldati perfetti". Obbediscono agli ordini, montano sempre di guardia, non si lamentano, non dormono, non hanno bisogno di cibo, acqua, cure mediche. E soprattutto sono spietati, colpiscono sempre. Il loro carnet è impressionante: 300 mila feriti, decine di migliaia di vittime all'anno, una ogni 22 minuti. La loro specialità non è uccidere, ma dilaniare. Un difetto, però, ce l'hanno: non sanno distinguere il bersaglio. Dovrebbero fermare gli eserciti nemici e finiscono invece per colpire i civili. Qualcuno ha cercato di perfezionali, ma a tutt'oggi oltre l'80% delle loro vittime sono le popolazioni inermi, per lo più donne e bambini.

Loro, le "sentinelle eterne" - come le chiamava il generale Pol Pot - sono le mine anti-persona. Ce ne sarebbero ancora 100 milioni sparse in 83 paesi del mondo e continuano ad essere disseminate ad un ritmo di oltre 500mila all'anno. Qualcuno ha cercato anche di renderle "intelligenti" migliorandone il grado di sensibilità per adeguarlo a quello del peso di un adulto, inserendovi meccanismi in grado di disinnescarle e di provocarne l'autodistruzione. Ma le tecnologie non sempre sono perfette ed il risultato è stato quello di renderle ancora più pericolose ed imprevedibili, soprattutto se sganciate dall'alto.

Le guerre civili e conflitti etnici degli ultimi trent'anni hanno disseminato questi ordigni, dai costi bassissimi (se ne trovano per un dollaro) per mezzo mondo. La follia di Pol Pot e dei Khmer rossi ne sparse centinaia di migliaia in Cambogia e altrettante ne impiegarono i vietnamiti durante l'occupazione. Sono state utilizzate in Mozambico e nel Laos, dove - come ha documentato il fotoreporter Giovanni Diffidenti - a distanza di vent'anni "ti può capitare di trovare villaggi popolati da soli disabili e dai loro parenti". Ma anche in Angola, dove nel conflitto del 1998 sia il governo che i combattenti dell'Unita hanno continuato a impiegarle. E poi in Algeria, Burundi, Repubblica democratica del Congo, Liberia, Sierra Leone, Marocco, Somalia, Siria, Niger e Korea del nord; per finire con Sri Lanka, Indonesia e India dove il recente tsunami le ha scompigliate nei campi. In Afghanistan tutti hanno disseminato mine: prima i sovietici, durante la decennale occupazione (1979-1989), poi il regime comunista di Najibullah, quindi il regime talebano, ed oggi le impiegano ancora i mujaheddin.

Nel frattempo una nuova tipologia di "mine" si è fatta strada. Sono le cluster bombs, le bombe a grappolo impiegate dalla Nato nel Kossovo e dagli Usa in Afghanistan e Iraq. "Sono le armi d'elezione in queste guerre lanciate dal cielo, che colpiscono prevalentemente la popolazione civile. In realtà, sono peggio delle mine. Se non esplodono immediatamente al contatto con il terreno - come dovrebbero - le piccole bomblets presenti a centinaia nei contenitori della cluster bombs restano sul terreno a seminare morte e terrore per decenni" - afferma Nicoletta Dentico, presidente della Campagna Italiana contro le Mine. "I produttori dichiarano un margine di errore del 5% al massimo del 10%. La realtà del terreno ci dice un'altra cosa: nella zona intorno ai tempi di Bamyan, in Afghanistan, gli sminatori hanno rilevato un margine di errore superiore al 50%".

Quanto si scrisse il Trattato di Ottawa fu proposto di inserire anche le cluster bombs nella tipologia delle "mine anti-persona", ma l'idea non passò. Sia il Trattato internazionale del 1999, sia la precedente legge 374/97 che mette al bando le mine anti-persona sul territorio italiano assumono, infatti, una definizione di mina basata sul progetto dell'ordigno e non sugli effetti che esso produce. Risultarono così escluse armi altrettanto indiscriminate e con effetti simili a quelli delle mine anti-persona tra cui le mine-anticarro e, appunto, le munizioni cluster.

Dal novembre 2003, la Cluster Munition Coalition ha promosso una campagna per una moratoria su produzione, uso e commercio in Italia delle cluster bombs che sono attualmente stoccate e prodotte anche nel nostro paese da Simmel Difesa di Colleferro e dalla Snia Bdp. Proposta raccolta da 29 senatori appartenenti a diversi gruppi parlamentari che nei giorni scorsi hanno presentato un disegno di legge con primo firmatario il diessino Nuccio Iovene. Occorre però maggiore impegno affinchè la proposta venga accolta e passi presto all'esame del Parlamento. Diventasse legge, farebbe dell'Italia la nazione all'avanguardia nella messa al bando di questi nuovi "soldati perfetti". Spietati come i loro predecessori e, come loro, altrettanto stupidi e abietti.

di Giorgio Beretta

LA SCHEDA

Entrata in vigore nel marzo 1999, il Trattato internazionale di Ottawa che mette al bando le mine anti-persona è stata firmato da 152 Paesi e ratificato da 144. All'appello mancano diverse nazioni tra cui Cina, Corea del Nord e del Sud, Cuba, Egitto, Finlandia, India, Israele, Russia, Stati Uniti, Libia, Siria, Somalia e Pakistan. Dal 1999 le uniche nazioni che non hanno smesso di utilizzare mine sono Russia e Myanmar, mentre in altri sedici paesi continua l'impiego di mine da parte di gruppi armati non governativi. Il più alto numero di vittime si registra in Cecenia (oltre 5000 nel 2003), seguita da Angola, la Colombia, Cambogia, Iraq, Afghanistan.

I 42 paesi che non hanno sottoscritto il Trattato posseggono 185 milioni di mine, mentre 62 milioni di mine stoccate negli arsenali sono già state distrutte. Tra i paesi che hanno rinunciato a produrre mine antipersona vi sono anche Israele, Polonia e Finlandia che non sono membri della Convenzione.

I principali donatori mondiali per la bonifica dei territori minati sono gli Usa, la Commissione Europea, Norvegia, Canada, Germania e Regno Unito: tutti Paesi che nel 2003 hanno incrementato le quote, mentre Giappone, Francia e Italia le hanno ridotte drasticamente.

Ulteriori informazioni si possono trovare sul sito della Campagna internazionale per la messa al bando delle mine (www.icbl.org) e sul sito della Campagna italiana (www.campagnamine.org). Nel 1997 il premio Nobel per la pace è stato conferito alla "Campagna internazionale per la messa al bando delle mine anti-persona" e alla sua portavoce Jodie Williams. (G.B.)

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