#inviaggio | Quanto… siamo ancora ignari dell’Universo!

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Foto: A. Molinari

Mi muovo come una particella tra gli spazi espositivi del MUSE – Museo di Scienze di Trento. Ho scelto di visitare la mostra Quanto. La rivoluzione in un salto, anche se per me, letterata di formazione e di forma mentis, “quanto” è sempre stato solo un avverbio, al massimo un aggettivo, ma niente più. Mettere il naso dentro questa mostra è dunque parte di una sfida fatta di tante piccole uscite dalle proprie zone di conforto, spesso e soprattutto mentali. E poi, se vogliamo essere onesti, si tratta di un ambiente anche molto filosofico e le cose che hanno a che fare con l’amore per la conoscenza risultano decisamente molto intriganti.

La mostra, che durerà fino al 15 giugno prossimo, è dedicata alla meccanica quantistica e all’impatto rivoluzionario che ha avuto sulla fisica, sul progresso scientifico e sulla società. Ideata insieme a INFN - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, è la storia di una teoria che ha cambiato la scienza e le nostre vite. Un’idea che ha capovolto il nostro modo di vedere la realtà e di avvicinarci alle leggi dell’universo.

Controintuitiva e dirompente, la meccanica quantistica “ha rappresentato un vero e proprio cambio di paradigma, dal punto di vista non solo scientifico, ma anche umano e sociale sottolinea Antonio Zoccoli, presidente di INFN. “A oltre cento anni dalla sua formulazione, scienziate e scienziati dibattono ancora sui suoi principi fondanti, sulle sue implicazioni epistemologiche e filosofiche. E, a partire dalla meccanica quantistica, continuano a sviluppare nuove tecnologie che porteranno ad applicazioni, alcune delle quali con ogni probabilità potranno rivelarsi rivoluzionarie per le nostre vite e la nostra società. Questa mostra nasce quindi dalla consapevolezza che una maggiore comprensione di questa straordinaria teoria è un passo fondamentale per una maggiore conoscenza della natura, dell’universo, della realtà stessa in cui tutti noi ci troviamo a vivere”.

La meccanica quantistica apre le porte alla definizione di un quadro fondamentale per comprendere la natura e il comportamento della materia a livello di particelle subatomiche. Nata nell’ambito della ricerca teorica, la troviamo applicata in molteplici settori quali ad esempio i computer, i laser e la crittografia per garantire comunicazioni praticamente impossibili da intercettare. Non solo, sebbene sia nata principalmente dentro l’alveo della fisica, sta diventando sempre più rilevante in tanti altri campi come ad esempio in biologia.

In questa mostra ci si fa accompagnare da un percorso visionario che, partendo dall’atomo conduce all’universo: dal mondo macroscopico della fisica classica dove protagonisti sono i corpi e la luce al microcosmo e poi all’atomo, crisi che fa emergere la necessità di una nuova visione, quella del mondo fisico attraverso il concetto del quanto, con la sua doppia vita tra onda e corpuscolo, dove corpi e luce si confondono in un territorio nuovo e imprevedibile. Nella parte centrale della mostra si sperimentano le idee fondanti della meccanica quantistica attraverso il Novecento, i suoi dibattiti e i suoi esperimenti pionieristici. L’ultima virtuale tappa di questo viaggio è dedicata al cosmo e alla nuova concezione dell’universo, una realtà spiazzante dove tutto è quantistico, inclusa la materia di cui siamo fatti. 

Dalle scenografiche proiezioni sull’evoluzione dell’universo alla voracità di un buco nero, se mi chiedeste cosa ho capito della mostra… La verità che vi direi è ben poco. E non perché gli allestimenti siano sommari o poco curati, anzi. Il MUSE si conferma istituzione poliedrica e proiettata a una divulgazione scientifica del futuro, dentro la società che abitiamo e dentro i suoi più inquietanti interrogativi.

Mi rendo conto di essere io a non avere gli strumenti interpretativi per comprendere un linguaggio e un orizzonte che mi danno vertigine, che mi fanno sentire spaesata nell’Universo di cui sono infinitesima parte e di cui conosco così poco. E che così tanto confonde mentre affascina. Probabilmente la meccanica quantistica fa l’effetto della poesia, solo che alla seconda sono più avvezza che alla prima. Però è stata un’esperienza che consiglierei di fare – addentrarsi nelle parti più incerte di noi e di ciò che ci circonda, lasciarsene cullare fluttuandovi dentro, tra installazioni e domande immense le cui risposte, se esistono e sono immaginabili, sono ancor più disorientanti. Esplorare l’incompreso, leggere e toccare parole e materiali a cui non siamo preparati, spiegazioni di cui capiamo la grammatica, ma meno il significato più profondo. 

La mostra è davvero un’esperienza rivoluzionaria, e anche se probabilmente non era proprio il principale scopo dichiarato dei curatori, io un po’ quel salto ho sentito di farlo. Nell’ignoto, ma comunque.

Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.

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