Zimbabwe, la riforma agraria non sazia

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Sono migliaia i "white farmer" dello Zimbabwe costretti a lasciare le loro proprietà in seguito all'ordine impartito dalle autorità di Harare nel quadro della riforma agraria varata dal presidente Robert Mugabe. Ora si teme che provvedimenti coercitivi potrebbero essere applicati in forma arbitraria e punitiva contro i bianchi che costituiscono lo 0,6 per cento della popolazione dello Zimbabwe e che fino all'inizio del programma di redistribuzione, possedevano circa il 70 per cento delle terre coltivabili. La riforma agraria, che ha come fine la giustizia sociale, è stata adottata con voracità e nel segno della corruzione più sfrenata; viola inoltre i diritti umani e finora ha contribuito ad aggravare la penuria alimentare che ha colpito lo Zimbabwe. Le agenzie umanitarie ritengono siano necessari 1,8-2 milioni di tonnellate di cereali di base per evitare la fame nei prossimi mesi, mentre il Governo del Paese sudafricano stima in 7,8 milioni le persone in emergenza malnutrizione tra cui 5,4 milioni sono bambini. Intanto il governo dello Zimbabwe con l'appoggio di un gruppo di Ong "filogovernative" sembra voglia sfruttare l'occasione del prossimo vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile di Johannesburg, per promuovere e avallare politicamente il prognamma agrario. Intanto, il premier neozelandese Helen Clark ha dichiarato che lo Zimbabwe deve essere espulso dal Commonwealth, l'organizzazione degli stati ex-coloniali inglesi.
Pubblicato il: 12.08.2002 " Fonte: » Misna, Vita, AllAfrica, Oneworld;

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