WSF: ultimi preparativi a Porto Alegre

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E' tutto pronto per la Quinta edizione del World Social Forum 2005, il Forum Sociale Mondiale che quest'anno nei giorni 26-31 gennaio torna a Porto Alegre (Brasile).

E' tutto pronto. Mentre gli artisti del "Caravane Theatre" provano i trampoli intrattenendo i passanti, gli elettricisti stanno finendo di sistemare gli ultimi fari sul grande palco dell'Anfiteatro "Por do Sol", dove si terrà la cerimonia di apertura del World Social Forum 2005, il Forum Sociale Mondiale (26-31 gennaio) che quest'anno torna a Porto Alegre, in Brasile.

Era nato come il contraltare del "World Economic Forum" di Davos, la ricca cittadina svizzera dove da anni si radunano i maggiori leader politici, dell'economia, della finanza e delle imprese per tracciare i futuri scenari del globo. Ma l'agenda dei due appuntamenti, rigorosamente paralleli, sembra sempre più contaminarsi a vicenda: non è un caso che il fondatore e presidente del Forum di Davos, Klaus Schwab, non perda occasione per sottolineare la partecipazione di alcune Ong al meeting svizzero e che - dall'altra parte - il popolo "alter-global" vedrà partire il presidente Lula per Davos proprio dopo aver fatto i saluti ai convenuti a Porto Alegre.

Ma le differenze permangono e sono profonde. Ai Capi di Stato e di governo dei Paesi industrializzati che nelle scorse settimane prima a Giacarta e poi a Parigi hanno prospettato solo una "moratoria del debito" dei Paesi colpiti dallo tsunami, i promotori di Porto Alegre hanno già risposto con un documento nel quale chiedono la "cancellazione totale, immediata e incondizionata dei 272 miliardi di debito estero degli undici Paesi colpiti dal maremoto".

Una presenza numerosa a Porto Alegre sarà quella degli attivisti degli Stati Uniti che nei giorni scorsi hanno fatto sentire il loro coro di proteste alla cerimonia di insediamento del presidente George W. Bush. Come afferma Timi Gerson dell'organizzazione Public Citizen, non vogliono darsi per vinti: "E' importante sentirsi parte di un movimento internazionale specialmente dopo la vittoria di Bush". L'impegno è quello di creare alleanze tra nord e sud delle Americhe per opporsi ai nuovi trattati commerciali come l'Alca e il Cafta che "aumenteranno i problemi sia che tu sia un lavoratore dell'acciaio americano o un coltivatore messicano" - nota Gerson. E, proprio nelle Americhe, il Forum mondiale sta avendo una vasta eco. In questi giorni a Manaus (Brasile) si è tenuta la Quarta edizione del Forum Pan Amazzonico. Oltre 10mila partecipanti tra popoli indigeni, organizzazioni sociali e sindacati accomunati dallo slogan "diversità, sovranità e pace": hanno rivendicato il diritto alla terra, all'acqua, alla sovranità alimentare, il no alla deforestazione, agli Ogm, ai mega-progetti insostenibili, allo sfruttamento incondizionato del territorio, alla privatizzazione delle risorse e alla militarizzazione crescente.

Proposte che porteranno a Porto Alegre dove ci saranno anche i rappresentati delle popolazioni colpite dallo tsunami che lo scorso anno furono tra i protagonisti del Forum mondiale di Mumbai in India. Porranno all'attenzione i problemi endemici dei loro Paesi, tra cui quello già citato del debito estero. Il legame tra debito estero e "debito ecologico", tra impoverimento, guerre e terrorismo appare sempre più consolidato: il Rapporto del prestigioso Worldwatch Institute pubblicato nei giorni scorsi ricorda che "la lotta al terrorismo sta distogliendo l'attenzione dai reali problemi del mondo" dove il vero 'asse del male' non è rappresentato dagli 'stati canaglia', ma dal "pericoloso circuito tra povertà, malattie infettive, degrado ambientale e crescente competizione per l'accesso al petrolio ed altre risorse".

Giunto alla quinta edizione, il Forum di Porto Alegre sta a dimostrare che, dato più volte per morto, il cosiddetto movimento "no global" è vivo e continua il cammino verso la costruzione di "un altro mondo possibile". La prima edizione di Porto Alegre aveva rappresentato l'insorgere del "movimento" sulla scena internazionale; la seconda una importante conferma; la terza ha manifestato il "peso politico" del movimento che ha sostenuto l'elezione di Lula, mentre la quarta - quella di Mumbai - ha fatto capire che il movimento "alter-global" è radicato non solo tra i popoli dell'emisfero ovest del mondo, ma anche nei Paesi asiatici e africani. L'edizione di quest'anno si annuncia con una domanda di crescente partecipazione "dal basso" e di un agire politico più concreto e localizzato. E, c'è da contarci, lo "spirito di Porto Alegre" non mancherà di farsi sentire anche a Davos.

di Giorgio Beretta

LA SCHEDA

Sono già più di 60mila gli iscritti agli oltre 1800 seminari, in rappresentanza oltre 180 paesi del mondo e di un numero di organizzazioni maggiore del passato. Non ci saranno eventi di grande rilievo mediatico, ma gli organizzatori non hanno perso la speranza che il presidente Lula accompagni il suo ospite, il primo ministro spagnolo Zapatero, in visita in Brasile proprio nei giorni del Forum.

Dopo Mombay (India) dove sono confluiti oltre 74mila delegati da 117 paesi del mondo, il Forum Sociale Mondiale torna quest'anno a Porto Alegre. Undici le "aree tematiche" dove i partecipanti discuteranno temi già affrontati in Forum precedenti come la "difesa dei beni comuni della terra e dei popoli", "pace e smilitarizzazione, lotta alla guerra e al debito", "economia sovrana dei popoli, contro il capitalismo neoliberista" ma anche di "etica, visioni del mondo e spiritualità", "difesa delle diversità e delle identità culturali"e di "arti e creatività per costruire le culture di resistenza dei popoli".

Tra le numerose delegazioni italiane anche quella della Caritas che per la prima volta parteciperà all'evento, guidata da mons. Franco Agostinelli, vescovo di Grosseto e membro di presidenza di Caritas Italiana, e dal direttore don Vittorio Nozza.

La "Tavola della Pace" proporrà al Forum di assumere la "Marcia della pace Perugia-Assisi" come uno degli appuntamenti dell'agenda della società civile mondiale. [G.B.]

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