Virus e batteri senza passaporto

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Foto: Unsplash.com

di Alessandro De Pascale e Emanuele Giordana

Chiudiamo l’anno con un’intervista fatta nel marzo scorso a François Nosten, direttore del Shoklo Malaria Research Unit, un fondazione tailandese che ha sede a Mae Sot dove si occupa di malattie tropicali e in generale di sanità nella zona di frontiera tra Myanmar e Thailandia. Entrato in Medici Senza Frontiere nel 1982 Nosten ha lavorato per Msf in Guinea Equatoriale, Uganda e in Thailandia fino al 1986 quando è entrato a far parte della Mahidol-Oxford Research Unit – collaborazione di ricerca tra l’Università di Oxford e la Facoltà di Medicina Tropicale, Mahidol University di Bangkok. Da allora guida la Shoklo Malaria Research Unit.

Benché sia sempre interessante parlare con un medico, l’incontro con Nosten non era una nostra priorità a Mae Sot. Ci eravamo andati, a Mae Sot, per decifrare quel confine e la guerra che si dipana al di là del fiume Moei, tra traffico legale e contrabbando, guerriglia e “Scam City”, un fenomeno ormai consolidato nel Sudest asiatico di cui ci stiamo occupando da due anni. Ma un caro amico medico, il dottor Marco Corsi, esperto come Nosten di malaria, ci aveva dato il suo numero: “Se vai a Mae Sot, vai a trovare François”. E’ stato un ottimo consiglio,

François, un uomo piuttosto riservato e che non spreca le parole, non è in effetti “solamente” un medico. Né solo uno specialista di malaria. E non soltanto perché ha a che fare con la Tbc, contro la quale ha allestito un sanatorio nella zona. Le sue riflessioni vanno oltre la casistica sanitaria e si alimentano di una conoscenza personale del territorio e delle sue dinamiche. E’ un francese che è ormai un tailandese acquisito, o forse un Karen, la comunità potremmo dire birmano-thai cui appartiene sua moglie Suphak, tra l’altro una ricercatrice oltreché una raffinata fotografa.

Nell’intervista troverete parecchie suggestioni e questo è il motivo per cui ve la proponiamo integralmente (in inglese). François spiega cosa significa vivere in una zona del mondo dove farmaci che costerebbero pochi centesimi di euro non sono disponibili oppure spesso vengono abilmente contraffatti (il volume in denaro della contraffazione dei farmaci pare sia più elevato del business degli stupefacenti!). Ma dice anche che  le epidemie   non hanno il passaporto e dunque passano le frontiere senza problemi mentre noi ci affanniamo a sbarrarle pensando che basti un visto per eludere un problema. Questo e molto altro. Buona visione: https://www.youtube.com/watch?v=sSxo8jqM4q8

Da Atlanteguerre.it

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