Vietnam: a 30 anni dalla guerra, persecuzioni delle minoranze

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Il 30 aprile 2005 in Vietnam cade il trentesimo anniversario della fine della guerra, ma indigeni e minoranze etniche non hanno nulla da festeggiare. Per loro le persecuzioni non sono mai finite. Nel rapporto sui diritti umani "Per la libertà di religione e i diritti sulla terra: Le minoranze del Vietnam chiedono la fine delle persecuzioni" dell'Associazione per i popoli Minacciati (APM) si legge che la riforma economica non ha comportato la libertà religiosa per buddisti, protestanti e cattolici. In considerazione dei metodi repressivi sempre più pesanti messi in atto, i monaci buddisti chiedono urgentemente aiuto.

Particolarmente pesante è però la sorte delle popolazioni indigene le quali in quanto indigeni e cristiani subiscono una doppia persecuzione. Essi pagano in prima persona il boom del caffè la cui coltivazione ha accelerato il furto delle terre delle popolazioni indigene. Secondo l'APM, se la coltivazione del caffè si è trasformata per gli indigeni in una maledizione, la responsabilità è anche di noi Europei che importiamo e consumiamo massicciamente il caffè proveniente dal Vietnam. Così, ad esempio, il Vietnam è diventato il secondo fornitore di caffè della Germania.

Nel 2001 e 2004 gli indigeni del Vietnam hanno protestato con manifestazioni pacifiche contro le violazioni della loro libertà di religione e dei loro diritti sulla terra. Il governo però ha reagito alle proteste con brutale violenza. Resta tuttora indefinito il numero dei manifestanti uccisi, centinaia sono stati arrestati. Circa 2.000 indigeni sono stati costretti a riparare nella vicina Cambogia, dove oggi però rischiano il rimpatrio in un paese che li perseguita. Le proteste delle popolazioni indigene si indirizzavano anche contro la coltivazione intensiva del caffè che sta distruggendo la loro base vitale. Sempre più persone appartenenti all'etnia di maggioranza dei Kinh occupano le terre delle altre popolazioni, dove installano piantagioni per la coltivazione del caffè e cacciano dalla propria terra le popolazioni autoctone. Il dissodamento dei boschi distrugge l'equilibrio ecologico delle regioni montane e gli sfollamenti causati dalla costruzione delle molte dighe necessarie all'irrigazione delle piantagioni creano ulteriore dolore e miseria. Il Codice di comportamento volontario su cui in autunno 2004 si è accordata l'economia internazionale del caffè ignora il furto delle terre indigene.

Il boom del caffè a basso costo proveniente dal Sudest asiatico e sostenuto dalla Banca Mondiale e dai paesi donatori del Vietnam ha avuto conseguenze catastrofiche anche nel resto del mondo. Impossibilitati a produrre caffè a costi talmente bassi, i paesi produttori in Africa e America Latina hanno visto crollare le proprie esportazioni di caffè, e sono circa 25 milioni i contadini produttori di caffè la cui esistenza è stata in questo modo distrutta. La produzione di caffè a basso costo del Vietnam contribuisce in modo determinante alla crisi mondiale del caffè.

Fonte: Associazione per i popoli Minacciati

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