Vicenza: oggi 'Indipendence Day', manifestazione nazionale del 'No Dal Molin'

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"Indipendenza, dignità, partecipazione: la terra si ribella alle basi di guerra". E' il motto che guiderà la grande manifestazione dei comitati 'No Dal Molin' che prenderà il via oggi a Vicenza Alla vigilia del vertice del G8 e dell’arrivo in Italia del presidente Obama la manifestazione circonderà l’aeroporto Dal Molin per piantare migliaia di bandiere laddove è progettata la nuova base militare per dichiarare l’indipendenza, ovvero un territorio libero dalla presenza militare e lanciare un appello di pace dalla città della Basilica Palladiana, patrimonio mondiale Unesco.

Nella città dove ha sede la base militare statunitense 'Dal Molin' della 173esima Brigata Aerotrasportata, nel giorno in cui gli Usa festeggiano l'Indipendence Day si svolge oggi la manifestazione nazionale organizzata dal movimento 'No Dal Molin alla quale hanno aderito numerosissime associazioni e reti dall'Arci a Beati Costruttori di Pace alla Tavola della Pace, Attac, Donne in Nero, Emergency, Legambiente, Servizio Civile Internazionale fino a U.S. Citizens for Peace & Justice di Roma e Statunitensi contro la guerra per citarne solo alcune.

 

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"Il Presidente Obama deve chiarire di fronte all’opinione pubblica italiana ed europea se le parole del suo discorso della vittoria - "Un governo del popolo, con il popolo e per il popolo" - saranno seguite da fatti, oppure se la sua politica militare sarà in continuità con quella di Bush" - affermano i promotori dell'iniziativa. La città di Vicenza, che in un recente referendum si è espressa al 95% contro il progetto militare, non vuole essere una colonia statunitense, dove l’amministrazione nordamericana impone le proprie strutture calpestando la volontà degli abitanti. Per questo nei giorni scorsi il comitato 'No Dal Molin' ha scritto al presidente Obama: "Venga a Vicenza per rendersi conto della situazione e per capire se continuare la realizzazione di questo folle progetto che sta calpestando democrazia e ambiente per fare una nuova base di guerra".

"La vicenda vicentina - prosegue la nota del 'No Dal Molin' - rappresenta una delle tante contraddizioni nella politica estera statunitense che promette legalità, rispetto e trasparenza, ma pratica illegalità, sopruso e imposizione. Come annunciato da importanti esponenti dell’amministrazione nordamericana, il Dal Molin sarà oggetto di discussione del Summit al G8, non per restituire la democrazia a coloro a cui è stata negata, bensì come oggetto di accordo segreto e scambio tra governi per la ridefinizione, a partire da Africom, della presenza militare statunitense in Italia".

Ieri l'Ambasciata degli Stati Uniti a Roma ha diramato un comunicato invitando i cittadini americani residenti o in visita in Italia a "particolare cautela" e ad evitate alcune aree tra cui L'Aquila e Vicenza. "I cittadini americani devono evitare l'area di Vicenza tra il 3 e il 5 luglio" - riporta il comunicato. I comitati 'No Dal Molin' replicano pubblicando sul sito una lettera di adesione dello scienziato e filofoso Noam Chomsky che solidaririzza con la "courageous protests at Vicenza".

Lo scorso aprile una delegazione vicentina del comitato 'No Dal Molin' ha deposto ufficialmente a Washington di fronte alla commissione 'Appropriations Subcommittee on Military Construction, Veterans Affairs and Related Agencies' della Camera del Congresso degli Stati Uniti d’America. La commissione era riunita proprio per definire l'ulteriore finanziamento per la realizzazione della nuova base Usa al Dal Molin di Vicenza. Il Presidente della Commissione, aveva quindi dato disposizioni perché venisse contattato il Pentagono per sapere se le oggettive ragioni di contrarietà fossero state prese in considerazione e se esiste la possibilità di riconsiderare il progetto.

"Torniamo in strada per metterci la faccia - ribadiscono i 'No Dal Molin' - per rispondere a chi ci chiede di arrenderci di fronte all’imposizione; perché, dicono, il timbro governativo mette tutto a posto: come se una firma sul faldone "Dal Molin" potesse far scomparire l’assenza di democrazia, di trasparenza, di informazione che ha caratterizzato questa vicenda. Come se quel timbro potesse giustificare e legittimare i danni ambientali che provocherebbe la realizzazione della base di guerra". [GB]

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