Verso la conclusione del primo forum di Porto Alegre

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Oggi e' l'ultimo giorno dei lavori seminariali del Forum: domani e' prevista l'assemblea plenaria finale per la lettura dei documenti conclusivi e l'arrivederci. Cio' significa che gli appuntamenti aumentano e si intrecciano, e il confronto sulle valutazioni diviene sempre piu' forte. Insomma, aumenta le frenesia, e il comparire di iniziative non previste (tra cui anche per oggi un seminario sul commercio equo e solidale, che recupera un po' l'assenza vista fin qui...). Abbiamo passato gran parte di ieri sera e stamane a confrontarci con parte o tutta la delegazione italianza sull'esperienza e il senso complessivo, e sul documento finale dei movimenti sociale (una prima pagina di nostre valutazioni finali sara' nel prossimo numero di altreconomia, in vendita dai primissimi giorni di febbraio).

E in questa situazione di prefine la complessita', l'eterogeneita' e le contraddizioni del movimento appaiono piu' visibili. Noi finora siamo abbastanza soddisfatti e riteniamo positiva e utile l'esperienza. A chi dice che e' molto "sudamericana" e molto "sudista", diciamo "finalmente!". Finalmenete un'iniziativa ove la presenza del Sud del mondo (anche se principalemnte sudamericani) e' massiccia e maggioritaria, finalmente appare esplicita la loro voce, il loro punto di vista, i loro rappresentanti, cosa che non capita spesso negli appuntamenti (anche del commercio equo) europei. Ovviamente le valutazioni di ognuno sono in rapporto alle aspettative. E per dare un'idea delle aspettative formali degli organizzatori, traduciamo una parte del testo di presentazione del Forum: "Due grandi temi costituiscono le principali problematiche del Forum Sociale Mondiale: ricchezza e democrazia. Sul tema della ricchezza mondiale verra' analizzato il processo di formazione, concentrazione, distribuzione, e i sotto temi del lavoro, ambiente e liberta' dei capitali finanziari. Nella discussione sulla democrazia, i limiti di decisione e partecipazione degli stati nazionali di fronte all'ampia liberta' di movimento del capitale finanziario e al peso di organismi come il Fondo Monetario Internaizonale.

Lo spazio creato dal Forum Sociale Mondiale ha per scopo, infine, la formulazione di strategie, lo scambio di esperienze e la costruzione di una rete tra le organizzazioni partecipanti, i movimenti, le persone che condividono la sfida per la costruzione di un futuro piu' degno per l'umanita'. Un altro mondo e' possibile..." Per dare l'esmpio delle contraddizioni e della varieta' qui presente, indichiamo due manifestazioni: quella di oggi dei sindacati della scuola/universita' brasiliani e sudameriocani, che hanno invaso tutti i seminari per denunciare la distruzione dell'educazione pubblica nel loro continente ("Il debito estero non lo pago, ma lo investo in educazione!"), esplicitando uno dei sensi del Forum e cioe' l'intreccio globale/locale e causa/effetto. E l'altra manifestazione avvenuta ieri, quando un centinaio di persone nere (i brasiliani dicono e rivendicano "razza negra") ha organizzato un corteo interno e poi interrotto la conferenza stampa degli organizzatori, per denunciare la mancanza di relatori neri nei seminari e della "questione nera" tra i contenuti. Appunto, dare una valutazione complessiva di tutto cio' non e' facile, e tanto meno lo sara' tradurla in documenti, contenuti, prospettive. Anche perche' (grazie alla partecipazione di Vittorio Agnoletto - in rappresentanza della delegazione italiana - al gruppo di lavoro che ha steso la bozza di documento finale ora in discussione) sono ben emersi i limiti del Forum, e il confronto di poteri e di partecipaizone che - inevitabilmente - lo caratterizza, soprattutto ora alla vigilia della sua conclusione. E' evidente infatti che se sugli aspetti organizzativi sono soprattutto i brasiliani (e tra essi in particolare la centrale sindacale Cut) a determinare tutto, sugli aspetti piu' politici, sulle prospettive e sui documenti alla Cut si affianca Attac Francia. Cio' comporta l'emergere di linguaggi, temi e priorita' non sempre condivisi, e parziali. Noi crediamo che questo sia un limite vero e serio, ma oggi inevitabile e che deve essere sciolto nel futuro, permettendo una maggior partecipazione ed eterogenita' nel coordinamento che organizza e "dirige" il Forum. Consapevoli delle dinamiche di potere che cio' esprime, delle tendenze a capitalizzare il lavoro svolto e la visibilita' acquisita, delle tentazioni di protagonismo ed esclusione che cio' produce, e delle contraddizioni forti che cio' esprime, crediamo anche che chi si e' dato piu' da fare per permettere tutto cio' debba essere ringraziato. Anche perche' sono evidenti problemi di differenze culturali che per un movimento che si vuole globale ed egualitario come il nostro sono assolutamente cruciali. E che sono fortemente emerse nella stesura del documento finale, avvenuta nel confronto tra quattro lingue e i rappresentanti di tre continenti... Esempi? Se per alcuni il termine "razza" e' forte e positivo, per altri e' da abolire..., se per alcuni le guerre dei Balcani e il ruolo giocato da Europa e Nato e' un fatto centrale da denunciare, per altri e' una delle tante problematiche geopolitiche del pianeta... se per certi non e' utile e corretto esprimersi unicamente contro la globalizzaizone ma e' sempre meglio specificare cosa e perche", per altri (in particolare il Sud del mondo) la globalizzazione e' un fenomeno solo negativo, vissuto e subito concretamente e quotidianamente in tanti aspetti economici e sociali... Anche per l'evidenziare (oltre ai tanti temi, contenuti, proposte) questi problemi e differenze crediamo che il Forum sia utile e positivo. Lo dimostra anche la teleconferenza che si e' svolta ieri tra Davos e Porto Alegre, dove al di la' dei contenuti si e' colto uno degli obiettivi del Forum: esprimere che ancor piu' d'ora in poi chi decide senza legittimita' democratica deve fare i conti con proposte e contenuti (e con un'opposizione sociale che li sostiene), e che esistendo alternative il confronto e la critica radicale continuera'. Se il peggior effetto della monocultura culturale ed economica verso cui tendiamo e' la sparizione stessa dell'idea-ricerca di un'alternativa, il Forum - mostrando cio' che gia' c'e' e rafforzandolo - esprime proprio questo: un'alternativa non solo e' necessaria, ma anche possibile e presente in tante esperienze concrete.

Per noi una dimostrazione dell'utilita' dell'incontrarsi deriva anche - a una scala molto piu' piccola - dal'incontro fatto con la delegazione del commercio equo australiana (due persone), che ha chiesto a Ctm Altromercato materiali e informazioni per "crescere" (sono piccoli e nati da poco). Abra㧀os,

di Rete di Lilliput

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