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Verso l’election day del 20 dicembre in Repubblica Democratica del Congo
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Foto: Buonacausa.org
100mila dollari, questa la somma stabilita per depositare la candidatura alla presidenza della Repubblica Democratica del Congo (RDC). E questa è la cifra che il premio Nobel per la pace 2018, Denis Mukwege, ha versato a inizio ottobre così ufficializzando la sua corsa elettorale all’appuntamento per le presidenziali del 20 dicembre. Diventato un punto di riferimento che potrebbe definirsi “morale” per i congolesi, il ginecologo congolese noto per “riparare ragazze e donne” vittime di violenze sessuali, da anni lotta contro l’uso dello stupro come arma di guerra e tenta di portare l’attenzione internazionale sulle disastrose condizioni di vita in RDC. Non tanto perché manchino risorse nello sterminato Paese dell’Africa centrale ma proprio perché, al contrario, sono così abbondanti da attirare gli interessi degli Stati limitrofi e non solo, alimentando violenze e insicurezza generalizzata, dettate dagli interventi di bande armate sul territorio. Il Congo ha in abbondanza i minerali che servono per costruire i cellulari, i computer e le batterie, e li fornisce (illegalmente) a buon mercato con i costi umani altissimi di una guerra economica senza fine. Bambini-soldato, rapimenti, stupri, violenze di ogni genere, razzie, malnutrizione e insicurezza diffuse sono all’ordine del giorno nella Repubblica Democratica del Congo, specialmente nelle regioni sud-est del Paese. Trascurata totalmente dai media: la guerra in Congo sfugge all’attenzione globale evidenziando la mancanza di volontà politica internazionale di affrontarla e l’ingiusta assenza di aiuti umanitari per milioni di sfollati.
Per questa ragione è stata fondata lo scorso maggio l’Alleanza dei congolesi per la rifondazione della nazione, una coalizione di otto partiti supportata da una miriade di associazioni della società civile, che si è adoperata per raccogliere i fondi per proporre la candidatura del dottor Mukwege e ha ottenuto la disponibilità del medico e segnato l’avvio della corsa elettorale al motto di “Lobi te! Lelo!”, ovvero "Non domani (agiamo), ma oggi", nella lingua lingala parlata a Kinshasa. Tuttavia Mukwege resta senza una palesemente identificata base elettorale pur mostrando un programma ben chiaro, al contrario dei discorsi di pancia dei molti altri candidati presidenti. Riporta Famiglia Cristiana che un anno fa, nella lectio magistralis all’atto di ricevere la laurea honoris causa all’Università di Lubumbashi, Mukwege affermò “Sono gli intellettuali congolesi ad avere la responsabilità di scrivere una storia nuova e più gloriosa. Per scriverlo con la nostra gente, con l'inchiostro della nostra intelligenza collettiva e del nostro sudore… È la strada che vi propongo per porre fine alle ingiustizie, alle guerre infinite, al saccheggio delle nostre risorse, alla corruzione, alla violenza sessuale, alla violenza in generale”. Cambiamento dunque, senza compromessi e ora.
Se Mukwege vanta la fama di voler fare del bene ai suoi concittadini e la sua statura morale risulta inattaccabile, gli altri candidati alla corsa presidenziale dispongono di mezzi cospicui e, soprattutto, di una più ampia esperienza politica. L’attuale presidente Felix Tshisekedi alla ricerca del secondo mandato, il ricchissimo imprenditore ed ex governatore della regione del Katanga Moise Katumbi, Martin Fayulu, già candidato alle scorse elezioni presidenziali nel 2018 con il sostegno del mondo cattolico e di un’ampia fetta della società civile ma la sua vittoria in termini di voti fu allora affossata dalla Commissione elettorale e dalla Corte costituzionale. E ancora Adolphe Muzito e Matata Ponyo, entrambi primi ministri dell’ex presidente Joseph Kabila, quindi con ampia esperienza politica, e ancora Delly Sesanga, avvocato e deputato d’opposizione.
44 milioni gli elettori chiamati alle urne (su quasi 100 milioni di cittadini). Vittoria per il candidato che otterrà al primo turno il maggior numero di voti e più di un legittimo dubbio sul fatto che elezioni si terranno davvero, e senza frodi. Nella stessa elezione saranno designati anche i membri dell’Assemblea nazionale e delle assemblee provinciali in un territorio che per superficie si colloca come il 12° Stato al mondo (pari a circa 8 volte l’Italia). In questo scenario la discesa in campo di Mukwege appare complessa senza un adeguato supporto economico a sostegno della campagna elettorale e soprattutto senza un accordo politico che lo identifichi come il “candidato del cambiamento”: senza di esso, rischia altrimenti di frammentarsi il fronte dell’opposizione cedendo la vittoria alla riconferma della governance attuale.
Sulla questione dei fondi, gli uomini e le donne della diaspora congolese si stanno dando da fare con l’attivazione di campagne di crowfunding, anche in Italia. Perché più soldi a sostegno della candidatura ci sono, meglio è! Soldi che, speriamo, andranno a “salvare e sviluppare il nostro Paese”, come dichiarato da Mukwege annunciando la sua discesa in campo.
Miriam Rossi

Miriam Rossi (Viterbo, 1981). Dottoressa di ricerca in Storia delle Relazioni e delle Organizzazioni Internazionali, è esperta di diritti umani, ONU e politica internazionale. Dopo 10 anni nel mondo della ricerca e altrettanti nel settore della cooperazione internazionale (e aver imparato a fare formazione, progettazione e comunicazione), attualmente opera all'interno dell'Università degli studi di Trento per il più ampio trasferimento della conoscenza e del sapere scientifico.