Usa-Cina, guerra dei dazi e diseguaglianze interne

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di Maurizio Sacchi

Dopo la sospensione di 90 giorni dei dazi reciproci decisa a Ginevra fra Usa e Cina facciamo un bilancio di quale sia lo stato dei  rapporti fra le due superpotenze, ma anche su quali riflessi possa avere sulle popolazioni dei due Paesi l’eventuale protrarsi del conflitto commerciale. In particolare, cerchiamo di capire l’impatto sul problema centrale in campo socio-economico a livello globale, ovvero sulla diseguaglianza. Mentre l’enfasi dei media si appunta sui confitti fra Paesi, l’attenzione è minore su quanto queste guerre dei dazi possono produrre in termini di distribuzione della ricchezza al loro interno: il gap fra ricchi e poveri é destinato ad aumentare o a diminuire?

Innanzitutto facciamo il punto sulle ragioni che hanno indotto Trump a questa tregua.  All’inizio di aprile, la Cina ha premuto quello che un commentatore cinese, ma non cittadino della Rpc, ha definito  “il pulsante nucleare” di questa guerra. Oltre ad annullare gli acquisti di aerei dalla già in difficoltà Boeing, Pechino ha imposto severe restrizioni all’esportazione di terre rare e magneti, fondamentali per l’elettronica moderna, dalle automobili e dagli aerei ai chip per computer e smartphone. Gli addetti ai lavori del settore negli Stati Uniti hanno affermato che le loro scorte si sarebbero esaurite entro poche settimane e che avrebbero dovuto interrompere la produzione e persino iniziare a licenziare i lavoratori. Le terre rare, come ormai tutti sanno, sono tutt’altro che rare. Quello che è raro, e difficile e lungo da realizzare, è il modo di renderle utilizzabili. La Cina negli ultimi anni ha costruito l’intera filiera di estrazione, lavorazione e approvvigionamento, tanto da dominare circa il 90% del mercato. Fino a ora, la Cina ha evitato di usare questo monopolio come arma, avendo in mente un modello di sviluppo di prospettiva globale, in cui la libera circolazione delle materie prime e dei prodotti è essenziale...

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