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Unimondo raddoppia con notizie più brevi
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Con oggi il martedì e il venerdì Unimondo raddoppia: in Primo Piano ci saranno due notizie anziché una. Un modo per venire incontro ai nostri lettori e per offrire qualcosa in più che intercetti il bisogno di essere informati in tempi rapidi. Gli articoli saranno più brevi e concisi e si focalizzeranno su un punto preciso dell’attualità su cui verranno proposti giudizi chiari ma anche spunti di approfondimento. Unimondo infatti vuole andare oltre la cronaca. Nel contempo non verrà meno la nostra vocazione al “servizio”: prevediamo infatti di realizzare rubriche che riassumano in una vivace sintesi i principali eventi accaduti presso le Nazioni Unite, l’Unione Europea e le istituzioni “regionali” degli altri continenti. Ci si concentrerà poi su altri grandi temi: donne e sviluppo; tutela ambientale e salvaguardia dell’habitat di piante ed animali; nuovi modelli economici per un benessere reale della persona e della comunità; l’evoluzione della democrazia in occidente e nel mondo arabo e mussulmano.
Se il Mali sparisce da Al Jazeera
Come prima notizia parliamo del conflitto in Mali e della copertura mediatica data dai canali arabi a questa incandescente e gravissima situazione. Prendiamo il caso dell’emittente qatariota Al Jazeera. Va ricordato che il piccolo emirato peninsulare negli ultimi anni sta cercando di sottrarre all’Arabia Saudita la leadership del mondo arabo sunnita, utilizzando le armi del petrolio, degli investimenti esteri, dello sport e soprattutto della comunicazione. Al Jazeera quindi svolge un ruolo privilegiato nella politica estera dell’emiro Al Thani: osservando il palinsesto delle notizie della televisione all news, quali eventi sono seguiti da inviati sul posto quali soltanto accennati dallo studio, si capisce quali siano le priorità del Qatar e le alleanze del piccolo ma potente Stato. Stranamente da qualche settimana la guerra in corso in Mali è quasi sparita da Al Jazeera. Non ci sono corrispondenti, non ci sono approfondimenti. Scordiamoci la copertura mediatica simile anche lontanamente a quella dedicata alle guerre in cui è coinvolto Israele o a quelle dell’Iraq o dell’Afghanistan. Eppure gli ingredienti ci sarebbero tutti: lotte tribali, presenza dell’estremismo etichettato Al Qaeda, un paese poverissimo ma ricco di materie prime, l’intervento di eserciti occidentali, ostaggi, bombe, terrorismo, emergenza umanitaria, la faglia tra oriente ed occidente che si apre in pieno deserto. E invece niente. Il Mali è periferia dell’impero americano ma anche qatariota.
Come si può interpretare tutto questo? Lo scacchiere sahariano è misterioso e sfuggente come il deserto, mutevole e sempre uguale. Là si giocano interessi europei, soprattutto francesi; là si stringono e si sciolgono alleanze; là si intrecciano i fragili equilibri di Libia, Tunisia, Algeria. Gli ultimi assalti a terminali petroliferi o di gas naturale testimoniano la delicatezza della situazione. Al Jazeera ha sostenuto con forza le Primavere arabe ma ugualmente cerca l’accordo con la Francia. E il Mali può essere un favorevole terreno di scambio. Non sappiamo cosa si muove davvero tra le dune del Sahara, certo è che la Francia può ringraziare Al Jazeera e il Qatar perché non dà informazioni. Ogni esercito è felice di avere le mani libere. [PGC]
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