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Unicef: ritardi sui piani d'azione per l'infanzia
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Gli obiettivi fissati nella Sessione Speciale delle Nazioni Unite sull'infanzia a New York nel maggio del 2002 iniziano solo ora ad essere perseguiti dalle nazioni del mondo: appena la metà dei governi, sottolinea l'UNICEF, ha adottato le prime misure necessarie all'affermazione di un Piano d'azione per l'infanzia, mentre quasi 90 paesi devono ancora elaborare o modificare il proprio Piano d'azione in vista della fine del 2003, termine ultimo per il rispetto dei tempi prestabiliti.
L'auspicio di UNICEF Italia è di giungere presto alla definizione di un piano nazionale d'azione. Nel frattempo, attraverso il programma UNICEF "Sindaci difensori dell'infanzia" è stata promossa l'adozione di Piani locali d'azione da parte dei Comuni italiani, con l'iniziativa "Città a misura di bambino". Un progetto che non ha mancato di suscitare alcune critiche da parte di Legambiente che, a inizio anno, ha sottolineato come molte città italiane non facciano sempre corrispondere alla bontà dell'impegno sul versante delle politiche per l'infanzia altrettanta concretezza su quello delle scelte ambientali.
Particolarmente urgente sul piano internazionale si presenta la situazione dei bambini rinchiusi nelle prigioni. Recentemente Amnesty International ha denunciato le ripetute violazioni dei diritti dei bambini detenuti nelle prigioni delle Filippine, nonostante l'esistenza di normative locali e di forme di salvaguardia destinate a proteggerli e malgrado il paese abbia ratificato la Convenzione ONU sui diritti del bambino. Nelle Filippine viene realizzato un programma radiofonico che si occupa di diritti umani nell'ambito del progetto Inside-Out sostenuto da ECPAT per promuovere la campagna contro lo sfruttamento sessuale e commerciale dei bambini e per utilizzare i media a scopo terapeutico ed educativo.
Denunce simili a quella di Amnesty International nelle Filippine sono state presentate in Brasile da Human Rights Watch dinanzi ai molteplici abusi subiti dai piccoli prigionieri brasiliani.
Fonti: UNICEF Italia, Amnesty International, Human Rights Watch, ECPAT