Unicef: continua l'emergenza umanitaria in R. D. Congo

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I colloqui di pace ripresi in Kenya lo scorso dicembre tra il Governo di Kinshasa e una parte del CNDP dell’ex generale ribelle Laurent Nkunda hanno fermato i combattimenti tra esercito regolare e truppe ribelli. Ma "le condizioni di sicurezza nel Nord Kivu restano estremamente precarie, come dimostrano gli scontri tra vari gruppi armati presenti nella regione, le vessazioni continue contro le popolazioni civili e i gravi rischi esistenti per le operazioni umanitarie" - riporta un'informativa di Unicef Italia.

Il 9 gennaio, i ribelli del CNDP si sono scontrati con le milizie locali Mai Mai a Mabenga, 90 km a nord di Goma; il 5 gennaio, un tentativo di deposizione di Nkunda è stato messo in atto dal capo militare del CNDP Bosco Ntaganda: sebbene respinto dai vertici del CNDP, il tentativo pone le basi per una possibile frattura all’interno del gruppo ribelle ora impegnato nei colloqui di pace

Al contempo, si aggrava la situazione nella provincia dell'Orientale, nel nordest del Paese, dove le forze armate congolesi, ugandesi e del sud Sudan hanno lanciato un'offensiva congiunta contro i ribelli ugandesi del LRA, per fermarne i continui attacchi contro i villaggi congolesi: nella sola notte tra il 25 e il 26 dicembre, l'LRA ha attaccato 10 villaggi del distretto di Dungu, uccidendo 239 persone, di cui 75 massacrate in una chiesa, e dando alle fiamme 567 case, 3 scuole ed un ospedale.

Dall'inizio degli attacchi contro i villaggi congolesi, a metà settembre, l'LRA ha provocato la morte di oltre 400 persone, uccise spesso in modo brutale, lo sfollamento di più di 77mila persone e il rapimento di 347 bambini - di cui 104 sono riusciti a fuggire - per farne bambini soldato. Oltre 13mila civili congolesi sono stati costretti a rifugiarsi in Uganda nell'ultimo mese, dove sono ormai 27mila i profughi congolesi dallo scorso agosto, con il timore che altri 100mila siano costretti a seguirne le orme. Anche se con minore intensità, scontri armati si sono registrati nel distretto dell'Ituri, sempre nell'Orientale, tra ribelli del FPJC ed esercito regolare.

Con oltre 252mila persone rimaste sfollate negli ultimi 4 mesi - più di 1,1 milioni dall'inizio della crisi, nel novembre/dicembre 2006 - il conflitto nel Nord Kivu si caratterizza sempre di più come una guerra contro i civili. L'Unicef sta operando con le Ong partner la distribuzione di generi di primo conforto in concomitanza con la realizzazione di campagne di vaccinazione d'emergenza contro morbillo e poliomelite, integrate dalla somministrazione di vitamina A, micronutrienti e farmaci contro i parassiti intestinali.

Finora, più di 445mila bambini sono stati vaccinati contro polio e morbillo; oltre 260mila sfollati hanno ricevuto generi di primo soccorso (coperte, vestiti, teli impermeabili per allestire ripari d'emergenza, utensili per cucinare, zanzariere, ecc); 255mila hanno beneficiato della distribuzione di kit igienico-sanitari (sapone, compresse per potabilizzare l'acqua, contenitori e recipienti per conservarla, prodotti per l'igiene, teli impermeabili per ripari e latrine d'emergenza, ecc.) e d'acqua da bere, grazie alla distribuzione quotidiana d'oltre 300mila litri d'acqua mediante autobotti, dell'allestimento di centinaia latrine d'emergenza e di altre misure igienico-sanitarie per contrastare la diffusione del colera.

Interventi analoghi sono in corso nel distretto di Dungu, nella provincia Orientale, per rispondere alla crisi umanitaria causata dai ribelli dell'LRA: l'Unicef ha già inviato oltre 12 tonnellate di aiuti per l'assistenza alla popolazione. L'Unicef fornisce delle schede per approfondire gli sviluppi della crisi umanitaria e il dettaglio degli interventi realizzati dall'organizzazione in ambito sanitario, nutrizionale, idrico e igienico-sanitario, dell'istruzione e per la protezione dell'infanzia: la prima affronta in modo specifico la crisi nel nord Kivu, la seconda fornisce il quadro d'insieme dell'emergenza nel complesso del Paese.

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