Unicef-Oms: 2,5 miliardi di persone mancano di servizi igienici

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Pgni giorno, più di 2,5 miliardi di persone soffrono della mancanza di servizi igienici adeguati e quasi 1,2 miliardi devono usare spazi aperti, la pratica più rischiosa dal punto di vista igienico-sanitario, secondo il rapporto presentato ieri dall'Unicef e l'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) nel quadro del programma congiunto di monitoraggio su forniture idriche e servizi igienici. Il rapporto, intitolato "Progress on Drinking Water and Sanitation - Special Focus on Sanitation" (in .pdf), viene presentato a metà 2008, Anno internazionale per le condizioni igienico-sanitarie.

"Ai ritmi attuali, il mondo mancherà l'obiettivo del millennio sull'accesso ai servizi igienici, con oltre 700 milioni di persone che vi resteranno escluse" - ha dichiarato Ann Veneman, Direttore generale dell'Unicef. Le cattive condizioni igieniche mettono a rischio la sopravvivenza infantile, dal momento che un ambiente contaminato da feci è direttamente collegato alla diffusione di malattie diarroiche, tra le principali cause di mortalità infantile sotto i 5 anni. È difficile garantire un ambiente pulito, fin tanto che anche una minoranza di popolazione continuerà a praticare la defecazione all'aperto.

Per la prima volta da quando è iniziata la raccolta dei dati, nel 1990, il numero di persone che non ha accesso a fonti idriche adeguate è sceso, in tutto il mondo, sotto il miliardo. Al momento, l'87% della popolazione mondiale ha accesso a fonti idriche adeguate e la tendenza attuale suggerisce che più del 90% vi avranno accesso entro il 2015. "Abbiamo oggi una vasta gamma di soluzioni tecniche a basso costo per la fornitura di servizi igienici nella maggior parte dei contesti ambientali esistenti" - ha affermato Margaret Chan, Direttore generale dell'Oms. "Se vogliamo rompere la stretta mortale della povertà, dobbiamo risolvere i problemi legati all'acqua e ai servizi igienici".

Ma va ricordato che la disponibilità di fonti idriche bonificate è ancora considerevolmente bassa nell'Africa sub-sahariana rispetto alle altre regioni, con una percentuale del 42% della popolazione che non ne dispone. Questa è la regione nella quale si registrano i progressi più lenti. E quando l'acqua potabile non è disponibile nelle vicinanze, le donne hanno una responsabilità doppia rispetto agli uomini per il carico, il trasporto e la raccolta dell'acqua. L'organizzazione famigliare fa ricadere questo compito sulla donna in Guinea-Bissau (94%), Bangladesh (90%); Gibuti (88%); Malawi (87%); Costa d'Avorio (86%); Burkina Faso (86%) e Nepal (86%). "Nell'11% dei casi, sono i bambini i responsabili per l'approvvigionamento idrico familiare, principalmente lo sono le bambine" -segnala la scheda tecnica del rapporto (in .pdf).

Oggi sempre più persone utilizzano servizi igienici adeguati, ossia in grado di assicurare che le deiezioni umane siano smaltite in modo da non contaminare fonti idriche ed alimenti, diffondendo così malattie. Benché la defecazione all'aperto sia in declino in tutto il mondo, il 18% della popolazione mondiale - ossia un totale di 1,2 miliardi di persone - tuttora la pratica. In Asia meridionale, circa 778 milioni di persone ancora sono costrette a questa pratica rischiosa dal punto di vista igienico-sanitario.

Miglioramenti concreti nell'accesso ai servizi igienici sono stati registrati in molti paesi dell'Africa meridionale. Secondo il rapporto, 7 dei 10 paesi che hanno conseguito i progressi più rapidi, e che risultano sulla giusta rotta per raggiungere l'Obiettivo di sviluppo del millennio per acqua e igiene, si trovano nell'Africa sub-sahariana (Burkina Faso, Namibia, Ghana, Malawi, Uganda, Mali, Gibuti) e 5 dei 10 dei paesi non ancora sulla strada giusta per raggiungerlo, ma che tuttavia registrano progressi importanti, appartengono all'Africa sub-sahariana (Benin, Camerun, Comore, Mali e Zambia).

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