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Un incontro e un appello ad Assisi a Gubbio
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La camminata nonviolenta da Assisi a Gubbio, assemblea itinerante e prosecuzione della marcia nonviolenta Perugia-Assisi del Duemila, contro le guerre gli eserciti e le armi, per la convivenza dei popoli e delle persone, riproporra' dal 4 al 7 settembre la necessita' e l'urgenza di un salto di qualita' nel movimento che si oppone o almeno vorrebbe opporsi alle guerre e alle ingiustizie: il salto di qualita' dalla generica indignazione al programma costruttivo, il salto di qualita' dalla predicazione astratta alla pratica concreta, il salto di qualita' dal rimbrotto agli altri all'assunzione di responsabilitra' personale: proporra' quel passaggio dal pacifismo generico alla nonviolenza specifica che e', per usare ancora una
volta quell'espressione di Aldo Capitini, il varco attuale della storia.
Ma nulla garantisce che questo appello sia ascoltato, nulla garantisce che la voce delle persone amiche della nonviolenza sia adeguatamente nitida e forte. Anzi, in questi ultimi anni insieme e complementarmente a un sempre piu' banalizzato e talora addirittura insensato uso della parola nonviolenza
si e' andata vieppiu' offuscando nel sentire non solo comune ma dei movimenti di partecipazione e di solidarieta' la percezione del concetto della nonviolenza, sostituendosi ad esso - cosi' denso e cosi' impegnativo - una rappresentazione stereotipata, trivializzata, depauperata, ambigua,
menzognera e fin caricaturale, che della nonviolenza come la pensarono e praticarono Mohandas Gandhi e Marianella Garcia, Martin Luther King e Danilo Dolci, Virginia Woolf e Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto, Albert Luthuli e Chico Mendes, e' peggio che la parodia, il rovesciamento.
E dunque e' cosa assai buona che il Movimento Nonviolento abbia proposto un incontro e un cammino come quello che culminera' nell'anfiteatro eugubino: per fare chiarezza in noi e tra noi, per proporre una parola alta e forte ad
altri. Con umilta' ma senza timidezze.
Amiamo ripetere che solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'; sarebbe gia' qualcosa se riuscissimo hic et nunc almeno a persuadere quanti vogliono impegnarsi per la pace e la giustizia a dismettere atteggiamenti e condotte
tuttora anche in questo ambito dominanti palesemente subalterne e fin omologate e asservite a modelli autoritari, maschilisti, intimamente militaristi e carrieristi, consumisti e sopraffattori; poiche' solo la scelta della nonviolenza, della nonmenzogna, della responsabilita', puo' fornire quel sostrato esistenziale, morale e intellettuale, e costituire quel programma e quel metodo, che a noi sembrano indispensabili perche' si dia un movimento per la pace e la convivenza che di questa qualificazione svolga ed inveri premesse e fini. E di cui vi e' bisogno estremo.