www.unimondo.org/Notizie/Tutti-sulla-stessa-barca-123697
Tutti sulla stessa barca
Notizie
Stampa
Alpone, Bacchiglione, Timonchio, Astico, Astichello, Trampigna, Livenza. Sono sconosciuti ai più ma esistono da sempre. I più noti Piave e Po son rimasti, per fortuna, negli argini. Risultato: 100 comuni disastrati, tre morti, 2.500 sfollati, quasi mezzo milione di persone coinvolte nell' emergenza, 200mila animali annegati nelle aziende agricole. Danni per almeno un miliardo di euro.
La Germania d’Italia fa acqua da tutte le parti. E si scopre la cementificazione del territorio, il disboscamento selvaggio lungo i fiumi, la mancanza di una manutenzione geologico - idraulica del Bel Paese già di per sé strutturalmente fragile. Carenza di fondi per un ICI che non c’è più. Guai a parlare di patrimoniale. Tasse di scopo? A che pro? Nord chiama Sud.
Oltre 1000 persone sono state evacuate in provincia di Salerno e altre 500.000 sono senz’acqua potabile per i danni riportati ad una conduttura dell'acquedotto Sele a causa dell'ondata di maltempo che nel frattempo ha investito la Campania. Da oggi siamo “tutti sulla stessa barca”. Altro che secessione, dio Po ed i No all’unità d’Italia. Mai stata così unita. Due immagini. La prima ce la da l’ultimo rapporto di Legambiente, Ecomafia 2009, la Calabria è la terza regione d’Italia nella classifica dell’illegalità nel ciclo dei rifiuti ma ancora peggiore la situazione nel ciclo del cemento, con 7499 infrazioni accertate, 9986 persone denunciate e 2644 sequestri nel solo 2008.
La seconda foto ce la da la prestigiosa Accademia Olimpica di Vicenza: nell'ultimo mezzo secolo la popolazione della provincia berica è cresciuta del 32% mentre la superficie urbanizzata ha subito l'impennata del 324%: dieci volte tanto. La CGIL vicentina: "un consumo di territorio abnorme, disordinato, sprecone, indifferente a tutti i rischi. Una crescita urbana senza forma, che ha impermeabilizzato il territorio, rallentato la ricarica delle falde e nel contempo provoca frequenti esondazioni dei corsi d'acqua".
Perché questa lunga premessa? Sulla mia scrivania giace da giorni una sintesi di un intervento di Padre Ladiana di Reggio non tace ove denuncia nella sua regione traffici di coca, armi e rifiuti tossici. Un business da 44 miliardi di euro rinvestiti in colossali centri commerciali che, guarda caso, chiudono in perdita. I centri commerciali si trovano al nord ove è ancora possibile fare il sacco del territorio: Padova + 50 % di cementificazione, Vicenza + 40%. Ma la notizia non mi ha affatto convinto. L’equazione che i rifiuti tossici, la coca, il traffico d’armi stiano al sud mentre nella “candida” pianura padana v’è “solo” riciclaggio di denaro in megacapannoni non mi convinceva. Anzi. Poteva essere un argomento in più a sostegno delle tesi secessioniste.
Come descritto da Gomorra, prima o dopo, i buchi, le discariche, le cisterne, gli anfratti, i pozzi, le vasche, i serbatoi, i depositi si riempiono ed eccoli i camion cisterna valicare l’autostrada del sole per dirigersi verso la padania e la sua capitale. Una su tutte l'ex cava di Geminiano, in zona Bisceglie con presenza di metalli tossici e diossina. Un'area di 300 mila metri quadri ad ovest di Milano destinata a divenire il parco acquatico dell'Expo 2015 circondato da giardini pubblici, condomini ed asili. I terreni sono intrisi di rifiuti tossici. Nella falda acquifera sottostante è stata registrata la presenza di metalli tossici, diossina e altre sostanze cancerogene. Il mondo ha gli occhi puntati sull’Expo di Milano e noi abbiamo intriso falde e terreni di sostanze tossiche prim’ancora che parta la progettazione. Se parte. Le infiltrazioni sono anche mafiose e non solo velenose.
La verità sacrosanta è che non c’è più sud e nord e basta con l’immaginario di una mafia tutta coppola e lupara al sud e giacca e cravatta al nord. Rifiuti al sud ed ipermercati al nord. Il sacco sta avvenendo “equamente”ad ogni latitudine e longitudine. Punto. Quando il presidente della commissione antimafia Beppe Pisanu denunciò “le liste elettorali, in occasione delle ultime elezioni amministrative erano ancora zeppe di persone impresentabili, non degne di rappresentare i cittadini” non si riferiva ad una sola parte del paese, ma a tutto il sistema Italia che sta andando a…lla deriva.
Volete una prova? Confrontate il “tour de France” con il “giro d’Italia”. In quest’ultimo le videoriprese dall’elicottero sono diminuite. Perché? Si scoprirebbe il sacco d’Italia. Un territorio massacrato da incompiute e capannoni molti dei quali chiusi e sfitti causa crisi con a fianco nuovi cantieri per nuove costruzioni. Per far cosa? Nuova occupazione di ulteriore suolo agricolo per uscire dalla crisi. Un cortocircuito che si mangia 110 km² all'anno di territorio, 30 ettari al giorno, 200 metri quadrati al minuto ingoiato da case, parcheggi, centri commerciali, cavalcavia e aeroporti. Serve un altro modello economico come ebbe a dire ieri sera all’apertura del Festival “Tutti sullo stesso piatto” Loretta Napoleoni che attaccò frontalmente i colleghi economisti concentrati in Piazza Affari a Milano a pensare come far soldi con i soldi… e poi c’è chi si scandalizza per il dito medio di Cattelan davanti alla Borsa.
Sembra sia finalmente alla fine questo ventennio che ha lacerato l’unità d’Italia proponendo un modello di sviluppo pirata che discredita la cultura e promuove i condoni. Come sortirne? Direbbe don Milani. Assieme. Ritrovando la capacità per “agire criticamente, laicamente e intenzionalmente sul futuro, concepito in senso modale e non temporale, significa allora riprendersi il controllo del pianeta Terra, ma anche dell’economia, dei modelli di sviluppo, della politica, della lingua che parliamo, dei mezzi di informazione; e significa anche formare individui consapevoli del fatto che, appunto, il paesaggio non esiste se non siamo noi a costruirlo” (Lettera Internazionale 105). Il resto è avarizia.
Fabio Pipinato
Scritto pubblicato il 12 novembre in occasione della grande mobilitazione nazionale "Porte chiuse, luci accese sulla cultura" promossa da Federculture e ANCI, in collaborazione con il FAI per protestare contro la manovra di stabilizzazione finanziaria prevista dal Governo e i suoi effetti nefasti sulla cultura italiana.