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Turismo responsabile? Interculturale, migrante e giovane
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Cosa lega il turismo responsabile, cioè quello attuato secondo principi di giustizia sociale ed economica e nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture, con i migranti, l’intercultura e il viaggio di 6 ragazzi tra i 14 e i 17 anni? Per l’Associazione Italiana Turismo Responsabile (AITR) che dal 1998 opera per promuovere, qualificare, divulgare e tutelare i contenuti culturali e le buone prassi connesse al così detto “turismo responsabile”, molto di più di quanto possiamo immaginare. L' 8 e 9 luglio a Bruxelles, più di 40 persone provenienti da 9 organizzazioni, 5 Paesi europei e 10 città dell’Unione hanno partecipato all’evento finale del progetto europeo “Migrantour” che ha provato a declinare il futuro del turismo attraverso i "nuovi cittadini" del "vecchio continente". Di cosa si tratta? Il progetto in 20 mesi ha creato una rete europea che promuove delle passeggiate interculturali guidate da migranti in 9 città europee di 4 Paesi diversi. Questi tour per Torino, Milano, Genova, Firenze, Roma, Marsiglia, Valencia, Parigi e Lisbona hanno lo scopo di far vedere le città attraverso gli occhi e la cultura dei migranti rafforzando e favorendo l’incontro e lo scambio interculturale tra turisti, locali e migranti, tutti posti sullo stesso piano per favorire la comprensione delle diversità, intese qui come valore aggiunto e non solo come problema.
Gli accompagnatori interculturali del progetto Migrantour sono tutti cittadini che hanno una storia personale legata all’immigrazione e grazie al loro particolare backgroud culturale sono diventate guide capaci. Secondo l’AITR “l’evento ha fornito l’opportunità a più di 11 partner e accompagnatori interculturali di 21 nazionalità diverse, i quali hanno guidato in questi mesi le passeggiate nelle città europee dove Migrantour è partito, di incontrarsi e condividere le proprie esperienze sulla fase pilota del progetto”. Una modalità sperimentata dagli stessi accompagnatori interculturali che a Bruxelles hanno preso parte ad una passeggiata per Molenbeek, un quartiere di Bruxelles con una lunga tradizione legata all’immigrazione e totalmente ignorato dai turisti. La loro accompagnatrice Hajar ha mostrato loro i luoghi rappresentativi del quartiere, come la strada lungo il canale, la piazza centrale, la Fonderie e il Petit Château, e i partecipanti si sono potuti scambiare le loro personali esperienze condividendo i loro punti di vista riguardo i punti di forza e di debolezza di Migrantour.
La conferenza ha dato anche l’opportunità ai partner e agli accompagnatori interculturali di presentare, attraverso video, foto e testimonianze, i risultati di questo interessante progetto e il forte legame di Migrantour con i principi del turismo responsabile. Risultati che in occasione della chiusura del convegno hanno ricevuto il plauso anche Valeria Setti della Commissione Europea - DG Migration and Home Affairs - che si è caldamente congratulata con i partner per il progetto e ha sottolineato “il bisogno di tale iniziativa, in relazione ai temi attuali, quali migrazione, interculturalità, turismo, integrazione e valorizzazione delle culture locali”, garantendo nel futuro il totale appoggio della Commissione Europea al progetto. Ora la rete europea di percorsi interculturali guidati da migranti ha bisogno di continuare a svilupparsi e grazie al forte impegno dei partner e degli accompagnatori interculturali, il progetto mira a mettere in piedi altre esperienze simili in diverse città europee nei prossimi mesi. Come? Per l’AITR è fondamentale far conoscere il progetto perché “anche tu puoi contribuire a questa avventura partecipando ad una passeggiata! In questo modo, sosterrai il turismo responsabile e potrai scoprire i segreti nascosti, conosciuti solo da chi ci vive, della città che vuoi visitare!".
Ma il turismo responsabile non è solo cosa da maggiorenni. Sei ragazzi tra i 14 e i 17 anni, scelti da diverse regioni d’Italia con un casting on-line tra marzo e giugno, sono stati i protagonisti dal 13 al 25 luglio di Ragazzi Avventura, un’idea dei Campi Avventura, una rete di realtà sparse nel territorio italiano, che da oltre 35 anni promuovono campi estivi e vacanze in natura per bimbi e ragazzi con uno stile di vacanze più attento al rispetto del territorio e delle bellezze naturali. Un viaggio lento in 10 tappe partito dalla Riserva Naturale dello Zingaro, prima riserva siciliana, e arrivato ad Innerbach in Trentino Alto Adige, alla ricerca di aree naturali ed eco-strutture inserite in percorsi di turismo responsabile. I ragazzi, accompagnati da due operatori di Campi Avventura hanno potuto così sperimentare il modello di un viaggio responsabile, documentarlo, rielaborarlo e farlo scoprire ai più giovani con riprese e pubblicazioni quotidiane online. L’ultima tappa di questo viaggio è stata festeggiata sabato scorso al villaggio Every One di Save the Children, nel sito espositivo di Expo Milano 2015, dove i ragazzi hanno potuto restituire alla platea di Expo la propria esperienza attraverso un Italia responsabile e sostenibile. Un viaggiare attento che non ha limiti di età o nazionalità e come ricorda AITR “ha scelto di non avvallare distruzione e sfruttamento, ma si fa portatore di principi universali: equità, sostenibilità e tolleranza”. Un bel modo per interpretare quel diritto - dovere che sono le nostre vacanze.
Alessandro Graziadei

Sono Alessandro, dal 1975 "sto" e "vado" come molti, ma attualmente "sto". Pubblicista, iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2009 e caporedattore per il portale Unimondo.org dal 2010, per anni andavo da Trento a Bologna, pendolare universitario, fino ad una laurea in storia contemporanea e da Trento a Rovereto, sempre a/r, dove imparavo la teoria della cooperazione allo sviluppo e della comunicazione con i corsi dell'Università della Pace e dei Popoli. Recidivo replicavo con un diploma in comunicazione e sviluppo del VIS tra Trento e Roma. In mezzo qualche esperienza di cooperazione internazionale e numerosi voli in America Latina. Ora a malincuore stanziale faccio viaggiare la mente aspettando le ferie per far muovere il resto di me. Sempre in lotta con la mia impronta ecologica, se posso vado a piedi (preferibilmente di corsa), vesto Patagonia, ”non mangio niente che abbia dei genitori", leggo e scrivo come molti soprattutto di ambiente, animali, diritti, doveri e “presunte sostenibilità”. Una mattina di maggio del 2015 mi hanno consegnato il premio giornalistico nazionale della Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue “Isabella Sturvi” finalizzato alla promozione del giornalismo sociale.