Turchia: violenze della polizia sulle manifestanti, protesta dell'Ue

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La dura repressione di una manifestazione femminista domenica scorsa a Istanbul, ha provocato la ferma reazione della troika dell'Unione europea, in visita ad Ankara per preparare il negoziato di adesione della Turchia. "Siamo stati sconvolti dalle immagini dei poliziotti che picchiavano donne e giovani, condanniamo ogni violenza, le manifestazioni devono essere pacifiche" - ha sottolineato in un comunicato la Troika dell'Ue. "Alla vigilia della visita dell'Ue durante la quale i diritti delle donne saranno una questione importante" - prosegue il comunicato - "ci preoccupa vedere l'uso di una tale forza sproporzionata contro i manifestanti. Chiediamo alle autorita turche di investigare i fatti per prevenire incidenti simili in futuro". Il governo Erdogan, su pressione dell'Ue, ha annunciato l'apertura di un'inchiesta.

L'incidente non poteva capitare in un momento peggiore - sottolinea in una dettagliata analisi di Gabriele Carchella su Lettera22. Domenica scorsa, a Istanbul, i poliziotti hanno disperso a colpi di manganello e gas lacrimogeni una manifestazione non autorizzata di gruppi di sinistra. I manifestanti, circa 300, rivendicavano uguaglianza di salari e diritti per le donne, in vista della festa dell'8 marzo, scandendo slogan antigovernativi.

La scintilla si è accesa quando un centinaio di persone ha continuato la protesta, nonostante l'alt della polizia, che ha così deciso di picchiare duro senza risparmiare il nessuno. L'emittente turca Ntv ha ripreso le donne trascinate a forza su pullman a colpi di manganelli e con il gas irritante e i poliziotti che le bastonavano dopo averle buttate per terra. E' chiara un'immagine nella quale un agente prende a calci sul viso una donna a terra. Si ritiene che oltre 60 persone siano poi state arrestate.

Le crude immagini delle percosse sulle donne hanno fatto il giro del mondo proprio alla vigilia dell'importante visita ad Ankara della troika dell'Unione europea. La delegazione Ue -⭀ composta dal ministro degli esteri del Lussemburgo, Jean Asselborn, da Denis MacShane, ministro per l'Europa della Gran Bretagna (prossima presidente dell'Ue) e dal Commissario europeo per l'allargamento, Olli Rehn - è giunta l'altroieri mattina nella capitale turca in vista dei negoziati per l'adesione della Turchia all'Unione, che si apriranno il 3 ottobre prossimo. La Turchia, proprio in vista di un eventuale ingresso nell'Unione, aveva promesso di adoperarsi per accogliere le richieste delle donne, soprattutto per quanto riguarda le riforme legislative. Il paese è a maggioranza musulmana, ma sebbene le sue leggi non si basino su principi fondamentalisti, i diritti riconosciuti alle donne sono molto esigui rispetto a quelli della maggior parte dei paesi europei

E proprio sulla questione dei diritti umani, la Turchia si gioca buona parte delle sue chance di adesione all'Ue. "Bruxelles tiene sotto la sua lente d'ingrandimento i diritti delle minoranze, in primis i curdi, e quelli delle donne, anche se dal 1999 in poi, quando il paese è diventato candidato ufficiale all'adesione, i progressi non sono mancati" - sottolnea Lettera22. "La pena di morte, infatti, è stata abolita e il codice penale riformato, rendendo più severe le misure contro la tortura. Sono state proprio queste riforme a spingere l'Ue nel dicembre scorso, dopo un serrato dibattito, a fissare la data dell'apertura dei negoziati ufficiali per l'adesione, grazie anche alla decisione della Turchia di riconoscere Cipro come membro ufficiale dell'Ue".

Nell'Europa a 25, sono diversi i paesi che nutrono riserve sull'ingresso del paese a larga maggioranza musulmana. Germania, Austria e Olanda, non hanno mai nascosto le loro perplessità sull'ingresso della Turchia, così come la Francia, che solo ultimamente ha addolcito la sua posizione, riservandosi però di esprimere il suo consenso finale solo dopo un referendum. Washington, al contrario, preme per l'adesione nell'Ue di quello che considera un importante alleato. [GB]

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