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Turchia: continua il processo a Leyla Zana
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Il 18 luglio 2003 si svolgera' ad Ankara la quinta udienza del processo a Leyla Zana,
unica donna curda eletta deputata nel 1991, condannata a 15 anni di prigione dal Tribunale di Ankara nel 1994 insieme a Hatip Dicle, Orhan Dogan e Selim Sadak, ex deputati curdi del disciolto partito Dep (Partito per la Democrazia), con un processo giudicato iniquo dalla Corte Europea per i Diritti Umani che ha imposto alla Turchia di ripetere il procedimento giudiziario. Le accuse mosse nel 1994 ai quattro parlamentari, si riferivano a contatti e frequentazioni con una parte di elettorato collegato al partito curdo dei lavoratori (PKK);
relazioni, secondo la rete internazionale Donne in Nero, inevitabilmente connaturate all'attività politica di parlamentari eletti anche in rappresentanza della minoranza kurda in Turchia.
Le Donne in Nero, insieme alla Wilpf (Women's International League for Peace and Freedom) e Un Ponte Per, sono promotrici dell'appello per la campagna on line 'per Leyla Zana' sostenuta anche dall'associazione Punto Rosso; queste organizzazioni indicono sit-in davanti all'ambasciata turca a Roma ad ogni vigilia delle udienze del processo.
Nonostante stia percorrendo l'iter che dovrebbe spalancarle le porte dell'Unione Europea, con la sua lunga lista di torture, sparizioni, uccisioni extra-giudiziarie, arresti politici e pulizie etniche, la Turchia è ancora molto lontana dal soddisfare degli standard minimi di democrazia per uno stato di diritto. Questa è la conclusione a cui è giunta l'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) dopo aver trovato il proprio nome insieme a quello di altre 32 organizzazioni di cooperazione allo sviluppo e per i diritti umani su una lista nera dei militari turchi pubblicata lo scorso aprile. Nel frattempo l'organizzazione turca Human Rights Association sta premendo sul governo di Ankara affinché abbandoni l'attuale legislazione anti-terrorismo, fortemente lesiva della libertà di pensiero e di espressione.
Fonti: Peacelink, Donne in nero, Associazione per i popoli minacciati;