Tunisia: i diritti umani raccontati in un portachiavi

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Immagine: Facebook.com

Il 23 gennaio 1846 Ahmed Bey abolì la schiavitù in Tunisia, primo Paese arabo e musulmano ad averla abrogata, e ancor prima degli Stati Uniti d'America. 

173 anni dopo, nel 2019, Béji Caid Essebsi, il defunto ex Presidente della Repubblica tunisina, proclamava lo stesso giorno “Giornata nazionale per l'abolizione della schiavitù in Tunisia".

In occasione del secondo anniversario di questa ricorrenza l'INLPT (Ente nazionale per la lotta alla tratta di esseri umani) nell'ambito del Programma Congiunto PAII-T del Consiglio d'Europa e dell'Unione Europea, ha lanciato l'iniziativa delle "Carte dei diritti delle vittime della tratta di esseri umani".

L’aver abolito la schiavitù nelle forme dei secoli scorsi, non significa che questa non sia riapparsa, sotto altre vesti, meno evidente, ma non per questo meno terribile. Anche in Tunisia. Da qui la necessità e la volontà di mettere in atto gli opportuni interventi, volti ad arginare il fenomeno e a dare protezione alle vittime.

Ecco perché altamente simbolica é stata la marcia, organizzata dall’INLPT, verso "Souk El Berka” a Tunisi, spazio in cui avveniva la vendita degli schiavi. Questo sempre nell'ambito della commemorazione della “Giornata Nazionale per l'abolizione della schiavitù” in Tunisia.

Come sottolineato da Ansamed, “insieme al "Passaporto dei diritti", le "Carte", sotto forma di portachiavi di plastica, costituiscono un breve documento informativo sui diritti delle vittime della tratta. La chiarezza così come il formato del documento garantiscono l'accessibilità del suo contenuto con l'obiettivo di sensibilizzare e raggiungere un vasto pubblico".

La notizia non ha avuto il risalto che avrebbe meritato sui media internazionali, benché le “carte dei diritti” abbiano lo scopo di spiegare in modo conciso e chiaro le spettanze delle vittime di tratta. 

“È considerato traffico di persone, l'attrazione, il reclutamento, il trasporto, il trasferimento, la diversione, il rimpatrio, l'alloggio o l'accoglienza di persone, mediante l'uso o la minaccia dell'uso della forza o delle armi o qualsiasi altra forma di coercizione, sequestro di persona, frode, inganno, abuso di autorità o situazione di vulnerabilità o offrendo o accettando somme di denaro o benefici o donazioni o impegni di donazioni al fine di ottenere il consenso di una persona che ha autorità su un'altra ai fini dello sfruttamento, qualunque sia la forma, sia se questo sfruttamento è commesso dall'autore di questi fatti o al fine di mettere questa persona a disposizione di una terza parte”, si legge nel testo della legge tunisina n. 2016-61 del 3 agosto 2016 sulla prevenzione e la lotta alla tratta di persone, adottata dall'Assemblea dei rappresentanti delle popolo.

Dalla definizione del quadro data dalla legge, i casi di tratta possono essere classificati nelle seguenti categorie: sfruttamento sessuale che implichi la prostituzione di altri o altre forme di sfruttamento sessuale, sfruttamento economico che coinvolge lavoro o servizi forzati, schiavitù o pratiche analoghe alla schiavitù, rimozione totale o parziale di organi, tessuti, cellule, gameti e geni.

L'ente nazionale per la lotta alla tratta di persone (INLTP) è stato creato ai sensi della legge già citata.

Le missioni dell'organismo sono, tra le altre, lo sviluppo di una strategia nazionale per la prevenzione e la lotta alla tratta, nonché l'istituzione di meccanismi coordinati per l'identificazione, la cura e la protezione delle vittime, ma anche la riduzione del fenomeno e il perseguimento dei responsabili.

La prima strategia nazionale per combattere la tratta di persone in Tunisia è stata lanciata nel luglio 2018 per il periodo 2018-2023. Nell'ambito del PAII-T, il Consiglio d'Europa fornisce supporto all'organismo, in particolare nella strutturazione di un Meccanismo Nazionale di Riferimento (MNR) per le vittime di tratta e successivamente nella sua adozione. Questo strumento consente di identificare le vittime e di indirizzarle ai servizi di assistenza appropriati che garantiscano la loro protezione e supporto. A tal fine, gli esperti del Consiglio d'Europa sostengono lo sviluppo di capacità per i membri e il personale dell'organismo, forniscono competenze legislative e tecniche e promuovono il collegamento in rete dell'INLTP con altri organismi tunisini indipendenti e con le controparti europee.

I diritti alla salute, i diritti sociali, i diritti di assistenza legale, i diritti dei minori vittime di tratta, i diritti delle vittime straniere, nonché un elenco non esaustivo di servizi governativi e supporto non governativo alle vittime. Sono questi gli aspetti più rilevanti inseriti nelle“carte dei diritti delle vittime.”

Non é l’unica azione portata avanti da associazioni nate dopo la “rivolta dei gelsomini”.

Già nel 2015 Avocats Sans Frontières e il Forum tunisino per i diritti economici e sociali, hanno avviato un progetto sulla lotta alla tratta di esseri umani in Tunisia. L'obiettivo generale del progetto è stato quello sostenere la società civile nella promozione e protezione dei diritti umani in Tunisia. In particolare, il progetto ha inteso rafforzare il ruolo della società civile tunisina nella lotta alla tratta di esseri umani, promuovendo l'attuazione degli impegni internazionali della Tunisia in questo settore. Una rete di 03 centri di consulenza e assistenza per le vittime è stata creata nelle regioni di Kasserine (sud) Monastir (centro) e Tunisi (nord), nonché un pool di avvocati, responsabili del sostegno legale e giudiziario alle vittime.

Presente in Tunisia dal 2004, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) aiuta a gestire le questioni legate alla migrazione e fornisce l'assistenza necessaria ai migranti più vulnerabili in difficoltà. L'OIM combatte la tratta di esseri umani da quasi 25 anni, con l'obiettivo di prevenire queste forme di sfruttamento umano, proteggere le vittime e garantire il loro ritorno volontario e un reinserimento positivo e ricostruttivo nel loro paese di origine.

Al fine di determinarne l'ambito e una migliore lotta contro la tratta e la schiavitù moderna, nel 2012 l'OIM ha avviato uno studio esplorativo che ha rivelato l'ampiezza del fenomeno in Tunisia, le sue caratteristiche, i diversi gruppi colpiti e i fattori che lo favoriscono. È stato così possibile confermare che la tratta è interna e transnazionale. Le vittime sono sfruttate nella servitù domestica, nel lavoro forzato nell'agricoltura, nell'edilizia o nella ristorazione, ma anche nell'accattonaggio e nella prostituzione coatta.

Tra gennaio 2012 e ottobre 2019, l'85% delle 823 vittime di tratta identificate dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni (IOM) erano ivoriane, principalmente donne (di cui tre minori) ed erano in servitù domestica nelle città tunisine di Sfax, Tunisi, Sousse e Gabes.

La Costa d'Avorio è uno dei principali paesi di origine dei migranti che percorrono la rotta del Mediterraneo centrale con 23.000 arrivi in ​​ Italia via mare dal 2016. La Tunisia è spesso il primo passo nel processo di migrazione irregolare, a causa del regime speciale dei visti messo in atto tra i due Paesi, che consente ai cittadini ivoriani di rimanere legalmente nel paese per un periodo massimo di 90 giorni.

Le vittime identificate dall'OIM vengono sempre indirizzate all'Autorità nazionale anti-tratta (INLTP) di Tunisi per protezione e assistenza diretta: nel 2018 213 vittime e 332 nel 2019.

In questi ultimi tempi la Tunisia é sulle prime pagine dei giornali, anche internazionali, a causa di una situazione politica, sociale e sanitaria drammatica. 

Sapersi occupare anche dei diritti degli ultimi é un buon viatico per ritrovare un consoldamento solidale sulla strada di una vera democrazia.

Ferruccio Bellicini

Pensionato, da una quarantina d’anni vivo nei Paesi della sponda sud del Mediterraneo: Algeria, prima, Tunisia, ora. Dirigente di una multinazionale del settore farmaceutico, ho avuto la responsabilità rappresentativa/commerciale dei Paesi dell’area sud del Mediterraneo, dal Libano al Marocco e dell’Africa subsahariana francofona. Sono stato per oltre 15 anni, alternativamente, Vice-Presidente e Segretario Generale della Camera di commercio e industria tuniso-italiana (CTICI). Inoltre ho co-fondato, ricoprendo la funzione di Segretario Generale, la Camera di commercio per lo sviluppo delle relazioni euro-magrebine (CDREM). Attivo nel sociale ho fatto parte del Comitato degli Italiani all’estero (COMITES) di Algeri e Tunisi. Padre di Omar, giornalista, co-autore con Luigi Zoja del saggio “Nella mente di un terrorista (Einaudi 2017).

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