Tra scadenze mancate e proteste globali

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La prima riguardava la decisione in merito a se e come rivedere il meccanismo di risoluzione delle dispute (il famigerato tribunale internazionale del Wto, con potere di assumere decisioni che possono modificare le leggi nazionali e locali, anche se prese a difesa dei diritti dei cittadini, dell'ambiente e/o dei lavoratori). La seconda scadenza riguardava la bozza sulle modalità di accordo sulle tariffe industriali e l'accesso al mercato per i prodotti non agricoli.

L'elenco degli appuntamenti mancati sta cosi diventando sempre più lungo all'avvicinarsi della conferenza di Cancun, ed è sempre più difficile pensare che in Messico si potrà trovare un accordo su tutte queste tematiche.

Anche se i negoziati in sede Wto trattano di materie molto diverse tra loro, secondo l'affermato meccanismo dei "trade off", per raggiungere un accordo complessivo ogni paese deve fare delle concessioni in alcuni negoziati per tentare di ottenere vantaggi in altri.

Per questo i paesi più ricchi sembrano cercare con sempre maggiore affanno le chiavi di volta per ottenere dai paesi in via di sviluppo un accordo sulle tematiche che stanno più a cuore alle elite del nord del mondo (l'ulteriore liberalizzazione dei servizi e le new issues, tra le quali spicca un accordo sugli investimenti). In "cambio", i paesi occidentali potrebbero sbloccare il negoziato sull'accesso ai farmaci, che allo stato attuale, in nome degli accordi sulla proprietà intellettuale, impedisce ai paesi più poveri di potere tutelare la salute dei propri cittadini importando o producendo i farmaci generici. Ricordiamo che già la scorsa conferenza di Doha aveva garantito questo diritto ai paesi in via di sviluppo, ma i pochi risultati positivi contenuti nella dichiarazione finale di Doha sono stati rimessi in discussione, e sono oggi utilizzati come merce di scambio per forzare gli altri negoziati.

Analogamente la situazione nel negoziato sull'agricoltura sembra ancora in alto mare, in parte per gli enormi sussidi con i quali Unione Europea e Stati Uniti in testa continuano a falsare il mercato tramite pratiche di dumping, in parte per la decisione degli Stati Uniti di intentare un procedimento all'interno del Wto contro la moratoria europea sugli Organismi Geneticamente Modificati (OGM). Sulle decisioni agricole molto dipenderà anche dalla revisione della Politica Agricola Comunitaria (PAC) in discussione in questi giorni tra i paesi dell'Unione Europea.

Per fare un esempio sullo stato dei negoziati, il calendario dell'accordo Gats (sui servizi) prevedeva che entro la fine di marzo i paesi membri avrebbero dovuto rendere note le loro offerte, ovvero quali servizi erano disposti a liberalizzare e ad aprire al mercato, e con quali modalità. A quasi tre mesi da questa scadenza, solo 25 dei 145 paesi membri hanno pubblicato una prima versione di queste offerte. Il dato più interessante è però che tra questi 25 paesi solo 5 sono paesi asiatici (e sono quelli con un più alto livello di sviluppo come Hong Kong e Singapore) e soprattutto non figura nessun paese africano, a testimonianza di come i ritmi imposti ai negoziati dai peasi più industrializzati sono assolutamente incompatibili con le possibilità delle nazioni meno sviluppate.

D'altra parte, per la prima volta sembra che molti paesi in via di sviluppo stiano alzando la testa e fronteggiando lo strapotere e l'arroganza dei paesi occidentali: pochi giorni fa i ministri dei paesi meno sviluppati, riuniti in Bangladesh, hanno apertamente rifiutato l'ipotesi di un lancio dei negoziati denominati new issues, chiedendo di continuare a studiare le modalità ed il processo con i quali si dovrebbero svolgere questi negoziati.

Mentre l'UE sta cercando una formula per lanciare almeno in parte questi negoziati, molti altri paesi, India in testa, stanno frenando, sostenendo che non c'è nessuna fretta e che questi negoziati non devono essere lanciati prima di raggiungere un accordo sulle modalità dei negoziati stessi.

Analogamente, in materia di brevetti, il gruppo di paesi africani che negoziano nel Wto ha preparato un documento ufficiale sull'accordo TRIPs in vista di Cancun che afferma, tra le altre cose, che "i brevetti sulle forme di vita sono contrari all'etica e l'accordo TRIPs dovrebbe proibirli".

Mentre quindi la macchina del Wto sembra volere continuare la sua folle corsa per ridurre i servizi essenziali, il diritto al cibo, all'acqua, alla salute, a meri beni commerciali ad unico vantaggio delle elite economiche e finanziarie del pianeta, in tutto il mondo si stanno levando, dalle istituzioni, dalla società civile, dai semplici cittadini, sempre più forti le voci di protesta contro questa istituzione ed i suoi obbiettivi.

Fonte: Questo Mondo Non E' In Vendita!

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