Terremoto: reportage denuncia "macerie triturate", aree sotto sequestro

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Mentre nei giorni scorsi la Procura de L’Aquila annunciava l’apertura di un’inchiesta sui crolli di edifici pubblici e privati in seguito al terremoto, il giornale online Site.it raccoglieva un'impressionante reportage e una documentazione fotografica su ciò che stava avvenendo in Piazza d’Armi (si veda il reportage fotografico e il relativo commento sul sito Site.it).

"Si è parlato di cemento impastato con sabbia marina, di ferri non a norma, pratiche burocratiche e corsie preferenziali nel rilascio di autorizzazioni e cambi sospetti di destinazione d’uso. Con enfasi il Procuratore capo, Alfredo Rossini, ha dichiarato alla stampa che non ci sarebbero stati 'indagati', ma 'arrestati'. "Ma per indagare, arrestare e condannare dei responsabili servono delle prove, corpi di reato ecc" - evidenziano Pietro Orsatti e Angelo Venti, autori del reportage.

Adiacente alle caserme dell’esercito ed estesa decine di migliaia di metri quadrati, Piazza d’Armi è stata per anni nella disponibilità esclusiva dell’esercito. "Nel giorno di pasquetta, durante una delle ricognizioni che senza sosta effettuiamo nel territorio di tutta la provincia dai primi momenti successivi alla scossa del 6 aprile, abbiamo visto cumuli di macerie e decine di camion e ruspe all’opera all’interno di questa vasta area".

"Abbiamo chiesto agli operai di dov’erano le macerie e perché venivano scaricate lì. Ci è stato risposto che provenivano dalla Casa dello studente, dall’edificio dell’Inail, dalla zona di Sant’Andrea e da altri edifici pubblici e privati crollati durante il sisma". "Migliaia di metri cubi di ogni genere di detriti, già dal giorno di Pasqua, venivano finemente triturati e mescolati all’interno di enormi macchine e utilizzati per creare il basamento su cui poggiare delle strutture prefabbricate".

Tra l'altro i reporter notano che all’interno dell’area era presente una troupe televisiva, "con un giornalista appollaiato sopra il cumulo di macerie". "Un videoperatore ci ha detto che lavoravano per la Rai. Li abbiamo informati sulla provenienza delle macerie e che sul crollo di quegli edifici era aperta una inchiesta, quindi gli abbiamo chiesto di filmare le targhe dei mezzi al lavoro. Dopo un breve smarrimento, sono subito "passati all’azione", allontanandosi in tutta fretta dal luogo. alla fine, le foto delle targhe dei mezzi, le abbiamo dovute fare noi" (si vedano le foto del reportage).

Il reportage e l'inchiesta di Orsatti e Venti ha sollevato il problema della scomparsa delle eventuali prove dei crolli avvenuti durante il sisma. E nella serata di ieri le aree da cui venivano prelevate le macerire sono stati posti sotto sequestro e l’asportazione delle macerie è stata interrotta. Il provvedimento intende soprattutto scongiurare il rischio di contaminazione della scena del presunto reato sia alterandola dolosamente, sia con il prelievo di materiale da parte di estranei. La Procura sta indagando per omicidio colposo plurimo e disastro colposo.

"Dalla domenica di Pasqua a L’Aquila si registra un’anomala frenesia. E’ quella dei camion che dovrebbero ripulire la città dai detriti. E forse da prove di malaffari" - sottolineano in un commento gli autori del reportage, Orsatti e Venti. "Il primo business è quello delle macerie, da togliere di mezzo, da far sparire in qualche caso". "Prove di malaffari, di cemento fatto con sabbia di mare, ferri da 10 invece che da 15, lisci dove non dovevano esserlo. Tutto è triturato e spalmato sul territorio. Amianto compreso, che molti hanno visto" - denunciano.

Intanto il procuratore capo, Alfredo Rossini, che ha ordinato il sequestro delle aree dei crolli oggetto dell'indagine, si è rivolto alla popolazione invitando chiunque abbia materiale utile all'inchiesta sui crolli, in particolare filmati, a consegnarlo agli inquirenti. [GB]

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