Tagliare le spese militari: 27 miliardi e 748,5 milioni di euro sono troppi

Stampa

Immagine: Sbilanciamoci.info

Oltre a Rete Italiana Pace e Disarmo e Sbilanciamoci anche la Fondazione PerugiAssisi e Libera aderisce alla manifestazione nazionale “La via maestra. Insieme per la Costituzione” che si svolgerà a Roma sabato 7 ottobre e invita tutti e tutte a partecipare per dire: «Smettiamo di fare la guerra! Tagliamo le spese militari! 27.748,5 milioni di euro sono davvero troppi». Ecco gli appelli:

Per Rete Italiana Pace e Disarmo lo dice la Costituzione: la via della pace è il cessate il fuoco ed il negoziato

Rispondendo all’appello lanciato da Vienna dai movimenti per la pace di tutto il mondo per una settimana di mobilitazione globale per il cessate il fuoco e il negoziato invitiamo tutti i pacifisti e le pacifiste a venire a Roma il 7 ottobre 2023 in una grande manifestazione “Insieme per la costituzione” per la pace in Ucraina e in tutto il mondo, per i diritti, per la giustizia climatica e sociale, per la democrazia, per il futuro dell’umanità intera.

Da troppi mesi la guerra iniziata con l’aggressione russa miete vittime in Ucraina e nel mondo. Le vite rovinate si accumulano come i cadaveri dei civili e dei soldati di entrambi gli eserciti. Per milioni di nuovi poveri in Africa e nel sud globale il rincaro degli alimenti ha portato alla fame. I costi del conflitto sottraggono risorse ai beni pubblici e a una transizione energetica sempre più impellente e necessaria. E mentre la guerra ed il riarmo rischiano di ingoiare tutto, a cominciare dalla democrazia, si affaccia lo spettro del conflitto nucleare anticipato dall’utilizzo di armi proibite come le bombe a grappolo.

Questa guerra va fermata subito, anche per fermare la terza guerra mondiale a pezzi e una nuova divisione del mondo in blocchi. Qualunque giudizio si voglia dare su come è stata condotta, oggi, o si passa alla trattativa ad oltranza oppure è guerra ad oltranza, senza più confini e limiti. La promessa di combattere sino all’estremo sacrificio o la ricerca di una vittoria totale sul campo non fanno che moltiplicare le sofferenze, i rischi e prolungare un conflitto che prima o poi dovrà arrivare su un tavolo negoziale.

Ma mentre da più parti del Sud del mondo si moltiplicano le spinte e le proposte per la ricerca di una soluzione politica nessuna seria iniziativa è stata sinora intrapresa dal nostro Paese e dall’Europa, che pure sono direttamente investiti e che avrebbero risorse politiche per favorire i negoziati. Questo prevede la nostra Costituzione che, memore delle due guerre mondiali, nega alla radice che la guerra – anche quella di difesa – possa essere considerata un mezzo per risolvere le controversie internazionali. La difesa, dice la Costituzione, è un “sacro dovere” ma la affida a noi cittadini, non alle armi e agli eserciti. La “Difesa civile, non armata e nonviolenta” ripudia la guerra e difende i principi fondamentali della Costituzione con mezzi compatibili con la pace.

Cessare il fuoco è la sola condizione per consentire, senza ulteriori inutili stragi, le iniziative diplomatiche, le trattative negoziali necessarie ad affrontare alla radice le cause del conflitto e porre le basi per un futuro comune.

Noi restiamo convinti che nel diritto internazionale, lavorando su un sistema di sicurezza reciproca, condivisa per tutti gli Stati e rispettando il diritto allo sviluppo e all’identità di tutte le popolazioni sia possibile risolvere, con la partecipazione di tutti i paesi del mondo, questo come altri conflitti.

Come abbiamo già detto nella grande manifestazione del 5 novembre “Le guerre e le armi puntano alla vittoria sul nemico ma non portano alla pace: tendono a diventare permanenti ed a causare solo nuove sofferenze per le popolazioni. Bisogna invece far vincere la pace, ripristinare il diritto violato, garantire la sicurezza condivisa. Non esiste guerra giusta, solo la pace è giusta. La guerra la fanno gli eserciti, la pace la fanno i popoli.”

Per questo il 7 ottobre ci uniremo alla mobilitazione che ci sarà in decine di altri Paesi per dire che l’unica vittoria è la pace.

L'appello di Sbilanciamoci: Per contrastare la deriva in corso e riaffermare la necessità di un modello sociale e di sviluppo che riparta dall’attuazione della Costituzione:

La Costituzione italiana – nata dalla Resistenza – delinea un modello di democrazia e di società che pone alla base della Repubblica il lavoro, l’uguaglianza di tutte le persone, i diritti civili e sociali fondamentali che lo Stato, nella sua articolazione istituzionale unitaria, ha il dovere primario di promuovere attivamente rimuovendo “gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Per questo rivendichiamo che i diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione tornino ad essere pienamente riconosciuti e siano resi concretamente esigibili ad ogni latitudine del Paese (da nord a sud, dalle grandi città alle periferie, dai centri urbani alle aree interne), a partire da:

  • il diritto al lavoro stabile, libero, di qualità – fulcro di un modello di sviluppo sostenibile fondato su nuove politiche industriali– superando la precarietà dilagante, contrastando il lavoro povero e sfruttato, aumentando i salari, col rinnovo dei contratti, e le pensioni oltre al superamento della Legge Fornero. È il momento di introdurre il salario minimo, dare valore generale ai contratti, approvare la legge sulla rappresentanza, strumenti essenziali per contrastare i contratti pirata.
  • il diritto alla salute e un Servizio Sanitario Nazionale e un sistema socio sanitario pubblico, solidale e universale, a cui garantire le necessarie risorse economiche, umane e organizzative, per contrastare il continuo indebolimento della sanità pubblica, recuperare i divari nell’assistenza effettivamente erogata, a partire da quella territoriale, e valorizzare il lavoro di cura; investimento sul personale con un piano straordinario pluriennale di assunzioni che vada oltre le stabilizzazioni e il turnover, superi la precarietà e valorizzi le professionalità; sostegno alle persone non autosufficienti; tutela della salute e sicurezza sul lavoro, rilanciando il ruolo della prevenzione. Solo così si garantisce la piena applicazione dell’articolo 32 della Costituzione.
  • il diritto all’istruzione, dall’infanzia ai più alti gradi, e alla formazione permanente e continua, perché il diritto all’apprendimento sia garantito a tutti e tutte e per tutto l’arco della vita.
  • il contrasto a povertà e diseguaglianze e la promozione della giustizia sociale, garantendo il diritto all’abitare e un reddito per una vita dignitosa. Il governo va in altra direzione e cancella il Reddito di cittadinanza lasciando tante persone senza alcun sostegno.
  • il diritto a un ambiente sano e sicuro in cui vengono tutelati acqua, suolo, biodiversità ed ecosistemi. Per questo è grave aver tolto dal PNRR le risorse sul dissesto idrogeologico, tanto più a fronte delle alluvioni che hanno colpito alcune regioni del Paese e di una crisi climatica che va affrontata con una transizione ecologica fondata sulla difesa e valorizzazione del lavoro e di un’economia rinnovata e sostenibile.
  • una politica di pace intesa come ripudio della guerra e con la costruzione di un sistema di difesa integrato con la dimensione civile e nonviolenta.

Questi diritti possono essere riaffermati e rafforzati solo attraverso una redistribuzione delle risorse e della ricchezza che chieda di più a chi ha di più per garantire a tutti e a tutte un sistema di welfare pubblico e universalistico che protegga e liberi dai bisogni, a cominciare da una riforma fiscale basata sui principi di equità, generalità e progressività che sono oggi negati tanto da interventi regressivi – come, ad esempio, la flat tax – quanto da una evasione fiscale sempre più insostenibile. Inoltre, giustizia sociale e giustizia ambientale e climatica devono andare di pari passo nella costruzione di un modello sociale che sia “nell’interesse delle future generazioni”, come recita l’art. 9 della nostra Costituzione.

Questo modello sociale – fondato su uguaglianza, solidarietà, accoglienza, e partecipazione – costituisce l’antitesi del modello che vuole realizzare l’attuale maggioranza di Governo con le prime scelte che ha già compiuto e, soprattutto, con le misure che si appresta a varare, a partire da quelle che – se non fermate – sono destinate a scardinare le fondamenta stesse dell’impianto della Repubblica, come:

► l’autonomia differenziata, rilanciata con il DDL Calderoli, che porterà alla definitiva disarticolazione di un sistema unitario di diritti e di politiche pubbliche volte a promuovere lo sviluppo di tutti i territori;

► il superamento del modello di Repubblica parlamentare attraverso l’elezione diretta del capo dell’esecutivo (presidenzialismo, semi-presidenzialismo o premierato che sia) che ridurrà ulteriormente gli spazi di democrazia, partecipazione e mediazione istituzionale, politica e sociale, rompendo irrimediabilmente l’equilibrio tra rappresentanza e governabilità.

La Costituzione antifascista nata dalla Resistenza – nel riconoscere il lavoro come elemento fondativo, la sovranità del popolo, la responsabilità delle istituzioni pubbliche di garantire l’uguaglianza sostanziale delle persone, i diritti delle donne, il dovere della solidarietà, la centralità della tutela dell’ambiente e degli ecosistemi, il ripudio della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali – ha delineato un assetto istituzionale che, attraverso la centralità del Parlamento, fosse il più idoneo ad assicurare questi principi costitutivi e a realizzare un rapporto tra cittadini/e e istituzioni che non si esaurisce nel solo esercizio periodico del voto ma si sviluppa quotidianamente nella dialettica democratica e nella costante partecipazione collettiva della rappresentanza in tutte le sue declinazioni politiche, sociali e civili.

Per contrastare la deriva in corso e riaffermare la necessità di un modello sociale e di sviluppo che riparta dall’attuazione della Costituzione, non dal suo stravolgimento, ci impegniamo in un percorso di confronto, iniziativa e mobilitazione comune che – a partire dai territori e nel pieno rispetto delle prerogative di ciascuno – rimetta al centro la necessità di garantire a tutte le persone e in tutto il Paese i diritti fondamentali e di salvaguardare la centralità del Parlamento contro ogni deriva di natura plebiscitaria fondata sull’uomo o sulla donna soli al comando.

Ecco l’appello delle Fondazione PerugiAssisi per il 7 ottobre:

Questo è il tempo in cui dobbiamo aiutare chi non ce la fa, soccorrere chi è in difficoltà, proteggere chi è minacciato o abusato, nutrire chi è affamato e assetato, curare chi è ammalato, sostenere chi è fragile, ridurre le disuguaglianze, promuovere le pari opportunità, preservare i beni comuni, promuovere la transizione ecologica,… Per questo, dobbiamo tagliare le spese militari, rimettere al centro le comunità locali, finanziare e riqualificare i servizi pubblici e universali (i servizi sociali e sanitari, per l’educazione e la formazione, l’ambiente e la cultura, …), ricostruire e rifinanziare la solidarietà e la cooperazione internazionale.

Se solo smettiamo di pagare lo stipendio di qualche Reggimento, possiamo pagare gli stipendi di tanti medici e infermieri, insegnanti e assistenti sociali.

Se smettiamo di finanziare qualche missione militare propagandistica possiamo finanziare le persone, le famiglie, le attività economiche colpite dagli eventi climatici estremi (terremoti, alluvioni, esondazioni, frane, bombe d’acqua, tempeste, siccità,…) come in Emilia Romagna o in Libia.

Se rinunciamo a comprare altri cacciabombardieri possiamo assicurare l’assistenza domiciliare socio sanitaria alle persone non autosufficienti, assumere dei buoni medici di famiglia, finanziare la rete territoriale di contrasto alla violenza sulle donne.

Se rinunciamo a costruire la terza portaerei possiamo prenderci cura di tanti bambini, donne e giovani in fuga dalla miseria e dalla guerra.

Se rinunciamo ad acquisire altri duecento carri armati possiamo investire sulla cura, sulla formazione e sul lavoro delle nostre giovani generazioni.

Adesso è il tempo della cura, non delle bombe! Nell’ora della crisi, la cura è la risposta di cui abbiamo bisogno, la più concreta, immediata ed efficace, la miglior fabbrica di benessere, il vero, grande, investimento sul futuro

«Deponiamo le armi, riduciamo le spese militari per provvedere ai bisogni umanitari, convertiamo gli strumenti di morte in strumenti di vita» Papa Francesco, 19 agosto 2023

Alla manifestazione parteciperà anche Libera Contro le mafie che spiega il perché della sua adesione:

Saremo in piazza perché siamo tutte e tutti preoccupati dalla violazione dei princìpi costituzionali di solidarietà, uguaglianza e indivisibilità della Repubblica che si verificherebbe se venisse attuato il progetto inquietante di Autonomia Differenziata contenuto nel ddl Calderoli.

La nostra via Maestra è segnata dalla Costituzione e se la riforma passasse, la garanzia dei diritti sul territorio nazionale sarebbe persa, aumenterebbero le disuguaglianze, si renderebbe più incerto il diritto alla salute, al lavoro, alla mobilità, all’accesso ai servizi e all’ambiente. Il ddl spaccherebbe il Paese realizzando un regionalismo asimmetrico competitivo e non solidale, rappresenterebbe una resa dello Stato immotivabile, accettando le differenze e istituzionalizzando la povertà e questo per le mafie sarebbe un enorme vantaggio. Per averne la conferma basti vedere come hanno sfruttato questi 15 anni di crescita costante della povertà. Oppure ricordarsi della crescita di tutti i reati spia durante la pandemia, proprio per le enormi differenze regionali emerse in termini di accesso ai servizi, la salute su tutti. Siamo passati dalla pandemia delle disuguaglianze alla variante criminalità. Anche il welfare sostitutivo mafioso, che abbiamo visto esplodere a causa dei tagli alle politiche sociali, avrebbe un’impennata con l’autonomia differenziata, consentendo alle mafie di offrirsi come unica soluzione nelle periferie abbandonate dalla politica e dalle istituzioni dove troppo spesso le attività di mutualismo solidale portate avanti dalle realtà sociali rappresentano l’unica risposta alla solitudine e all’isolamento.

Lo Stato con il ddl Calderoli dichiara che non è più disposto a garantire livelli essenziali (meglio sarebbe dire uniformi) su tutto il territorio nazionale, riconoscendo e istituzionalizzando le disuguaglianze e l’esclusione sociale, violando i principi di uguaglianza, solidarietà e indivisibilità della Repubblica. Per questo è un progetto inquietante che va combattuto e fermato. Non va bocciato solo perché pericoloso ma soprattutto perché non rappresenta una soluzione per il Paese quanto piuttosto un vantaggio per pochissimi a danno perpetuo della maggioranza tanto al Nord quanto al Sud.

Abbiamo bisogno di riforme che uniscono e non che dividono l’Italia. La priorità dunque non è attuare il ddl Calderoli ma garantire diritti sociali e una vita dignitosa a milioni di persone che oggi vivono in condizioni di esclusione sociale e povertà e che subiscono ogni giorno il ricatto delle mafie sui territori. Per questo abbiamo la responsabilità e il dovere di fermarlo. Per questo saremo in piazza il 7 ottobre!

Ultime notizie

Il blocco del porto di Trieste

16 Settembre 2025
Il blocco del porto di Trieste contro le armi per Israele e per l’applicazione del Trattato di pace. La mobilitazione di USB. (Laura Tussi)

L’E-Mobility in stallo?

15 Settembre 2025
La mobilità elettrica potrebbe scaricarsi: colpa di costi, filiere e infrastrutture. (Alessandro Graziadei)

Dossier/ Materie prime critiche (3)

14 Settembre 2025
La transizione energetica richiede un aumento vertiginoso della disponibilità di minerali critici come litio e rame. (Rita Cantalino)

La scheggia impazzita di Israele

12 Settembre 2025
Tel Aviv colpisce, implacabile, quando e come gli pare, nella certezza dell’impunità interna e internazionale. (Raffaele Crocco)

Eternit e panini kebab

10 Settembre 2025
Un pellegrinaggio sui campi da rugby italiani, con lo scopo di condividere e raccontare le capacità riabilitative, propedeutiche e inclusive della palla ovale. (Matthias Canapini)

Video

Serbia, arriva a Bruxelles la maratona di protesta di studenti per crollo alla stazione di Novi Sad