Sulla difficile via della Road Map

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Dopo l'accettazione da parte del governo palestinese alla cosiddetta "Road Map", piano di pace definito dall'amministrazione USA ma condiviso anche da UE, Russia ed ONU, è seguito anche il "sì" del governo Sharon. Ma se da parte palestinese non erano state poste condizioni, Israele ha espresso una serie di riserve.

Innanzitutto quella sul rientro dei profughi. Significativo che dopo l'approvazione della Road Map il governo israeliano ha votato quasi all'unanimità una mozione che esclude il diritto al ritorno dei circa 3,7 milioni di profughi palestinesi. Su questo rientro già il piano di pace targato USA non faceva alcuna concessione.

Il Palestine Monitor riporta un intervento di Tanya Reinhart, docente presso l'Università di Tel Aviv. "Questo piano di pace è votato ad un nuovo fallimento" afferma la Reinhart "sembra si sia dimenticato che questo è un caso classico di conflitto per la terra e per l'acqua e questo tracciato di pace manifesta un'assenza completa di qualsiasi dimensione territoriale. Il documento della Road Map si limita ad esempio solo a congelare la politica degli insediamenti israeliani nei Territori occupati, non a smantellare questi ultimi". Tanya Reinhart ha poi concluso affermando che nella "Pax americana non c'è spazio per i pacifisti. La pace verrà portata dai carroarmati".

Gush Shalom, organizzazione pacifista israeliana, ha proposto una propria dichiarazione di principi per favorire il dialogo tra israeliani e palestinesi. Si invita il governo israeliano ed i rappresentanti palestinesi ad accettare la fine dell'occupazione nella West Bank e nella striscia di Gaza, la nascita di uno Stato di Palestina, l'esistenza di un confine aperto tra i due Paesi, lo smantellamento degli insediamenti, la condivisione delle risorse idriche, ed il diritto a scegliere per il ritorno per i rifugiati palestinesi.

Fonti: Rai News 24, Gush Shalom, Palestine Monitor;

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