Sudan, la guerra infinita e la pulizia etnica

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Una migrazione inevitabile e di massa ha preso vita negli ultimi mesi dal West Darfur verso il Ciad; i civili soggetti a tale spostamento, in un contesto efferato come quello sudanese, hanno testimoniato circa le uccisioni, le brutalità e i crimini commessi dalle milizie arabe e le RSF ai danni dei gruppi di etnia Masalit. Ardamata è il villaggio a nord-est di El Geneina che è stato colpito in maniera più reiterata e che ospita anche un campo per sfollati interni. Nonostante i miliziani arabi neghino pubblicamente di essere artefici di questi reati, le testate internazionali e diversi giornalisti sul campo hanno constatato che dall’aprile 2023 ad oggi, le RSF e i loro alleati hanno sistematicamente, di settimana in settimana, condotto offensive contro i Masalit.

L’attacco alla base militare locale è iniziato in concomitanza dei bombardamenti al campo profughi, ad inizio novembre 2023. Cruciale la testimonianza di Nabil Meccia, infermiere che è sfuggito alle RSF e alle atrocità della guerra, pagando una somma ingente di denaro. Ha spiegato di come i miliziani hanno indistintamente sparato ai civili nel villaggio di Ardamata e di come hanno allineato le persone per poi giustiziarle tutte.

Questa zona era considerata dai residenti e dai locali una via di fuga dove le forze governative avrebbero potuto proteggere i civili, tuttavia un soldato della SAF (Forze armate sudanesi) ha detto che i comandanti in carico hanno lasciato la base militare locale dopo un attacco decisivo da parte delle forze paramilitari. 

La crisi umanitaria deflagra mentre centinaia di corpi giacciono sulle strade nel West Darfur, dove chi ha un veicolo può provare a scappare, mentre chi viene arrestato dalle RSF è costretto ai lavori forzati nel migliore dei casi, oppure ad esecuzioni sommarie. L’assenza dell’esercito regolare e la continua avanzata dei paramilitari comandati da Hemedti, ha costretto gli abitanti di El Geneina e Ardamata a cercare armi per assicurare ai civili la protezione necessaria. L’organizzazione umanitaria MSF ha dichiarato che nei primi tre giorni di novembre, i rifugiati in Ciad sono stati circa 7 mila. Un aumento è inevitabile anche se le RSF sono presenti in maniera costante e massiccia al confine. 

Clementine Nkweta-Salami, referente delle Nazioni Unite per il Sudan, ha dichiarato di ricevere quotidianamente denunce di violenze sessuali, sparizioni di civili, e violazioni di diritti umani specialmente nei confronti dei bambini. Più di 25 milioni di persone – più della metà della nazione – necessita di assistenza e protezione, più di 6 milioni di civili sono sfollati oppure hanno lasciato il Paese verso le nazioni confinanti.  

Stiamo ricevendo report riguardo al peggioramento delle violenze, specialmente di quelle condotte su base etnica”, ha continuato Clementine Nkweta-Salami.

L’Unione Europea non ha esitato a prendere le distanze da questa guerra, evidenziando il rischio concreto di un altro genocidio in Sudan dopo il conflitto del 2003. Josep Borrell, rappresentante UE per gli affari esteri, ha messo i riflettori sull’uccisione in West Darfur, di 1000 persone di etnia Masalit nel giro di due giorni. 

Queste ultime atrocità sono parte di una pulizia etnica condotta dalle RSF, con l’intento chiaro di sradicare dal West Darfur le comunità non arabe”, ha spiegato Josep Borrell

Le RSF ad oggi controllano la maggior parte delle basi militari nella regione del Darfur, mentre il vortice di violenza continua ad inghiottire un numero sempre maggiore di civili.

Di Sarvish Waheed

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