Sudafrica: vince l'Anc ma con critiche

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Circa 21 milioni di sudafricani si sono recati a votare, formando lunghe file di fronte ai seggi elettorali. Malgrado qualche timore alla vigilia del voto, le elezioni si sono svolte in maniera pacifica ed ordinata, in un'atmosfera di generale entusiasmo. Alle elezioni tenutesi in Sudafrica ha vinto l'African National Congress (Anc) del partito del presidente Thabo Mbeki e del premio Nobel per la pace Nelson Mandela con quasi due terzi delle schede scrutinate nei 17mila seggi - quasi il 70 per cento dei consensi. Un successo trionfale che supera persino le più rosee previsioni che starebbe andando ben oltre il 66,35 per cento ottenuto nelle consultazioni del 1999. A dieci anni esatti dal crollo del regime di Pretoria e dell'apartheid - la scadenza cadrà il prossimo 27 aprile - l'Anc conferma il suo primato, strappando anche la maggioranza assoluta dei 400 seggi in Parlamento (pari a due terzi) necessari per modificare la Costituzione senza bisogno di coalizioni. Dalle urne esce inaspettatamente rafforzato anche il partito dei bianchi, quell'Alleanza Democratica (Da). Il voto ha riguardato anche le nove province in cui è diviso il Sudafrica che formano - con dieci delegati ciascuna - il 'Consiglio delle Province', una sorta di 'Senato Federale' che da alcuni anni ha sostituito la Camera bassa di Pretoria. I due rami del Parlamento saranno chiamati a eleggere il presidente: la riconferma di Mbeki - netta, persino clamorosa - appare chiaramente scontata.

A dieci anni di governo dell'African National Congress (Anc) vengono fatti i primi bilanci dalla stampa sudafricana che accusa dalle pagine del quotidiano The Star "il partito di essere un'arrogante macchina per arricchirsi in fretta" e invece un giudizio meno duro del settimanale Sunday Times che non nasconde però le sue preoccupazioni: "Il solo partito in grado di governare e gestire la fase di transizione del Sudafrica era l'Anc. Nonostante tutto siamo molto preoccupati per la tendenza dei suoi dirigenti a ignorare qualunque parere diverso dal loro". Secondo Willem de Klerk, presidente del Sudafrica tra il 1989 e il 1994 e nel 1993 premio Nobel per la pace insieme a Nelson Mandela "per molti le cose non sono cambiate affatto: i bianchi hanno ancora grandi abitazioni, i lavori migliori e l'80 per cento delle terre coltivate. In Sudafrica abbiamo bisogno di negoziati, compromessi e accordi sulle riforme economiche e sociali, come quelli raggiunti dieci anni fa per la transizione democratica".

"Credo che il mio voto può contribuire a determinare il modo in cui il Paese è governato. Sotto molti aspetti, siamo un Paese migliore oggi. E' una sensazione bellissima quella di vivere in un Paese libero" ha commentato un abitante della township di Alexandra, a nord di Johannesburg al settimanale sudafricano Mail&Guardian. Secondo Kondwani Chirambo, portavoce del programma Idasa's sono state più di 800.000 persone che con la mancata predisposizione di misure speciali non hanno potuto andare a votare perché malata o doveva comunque occuparsi di pazienti". Il Sudafrica resta un Paese profondamente diviso, con cleavages razziali che continuano a sovrapporsi a cleavages economici, sociali e culturali. A fianco dei quartieri ricchi in cui gli standard di vita sono eguali, se non superiori, a quelli europei gran parte della popolazione nera continua a vivere in township sovraffollate, senza strade asfaltate, fognature e servizi sanitari e sociali di base. La segregazione scolastica continua ad esistere, ed ai princìpi di esclusione razziale si sono sostituiti criteri censitari. [AT]

Altre fonti: Mani Onlus, Mail&Guardian.

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